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Giovani che non studiano e non lavorano, peggio dell'Italia solo la Romania - Info Data
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cronaca

Giovani che non studiano e non lavorano, peggio dell’Italia solo la Romania

La notizia buona è che, dopo anni, siamo scesi sotto la soglia del 20%. Quella cattiva è che, a livello europeo, solo in Romania si registra una percentuale più alta di Neet, ovvero di giovani che non studiano né lavorano. Questi i due elementi che emergono dall’aggiornamento al 2022 dei dati relativi alle persone tra i 15 ed i 29 anni che non hanno un’occupazione, né stanno completando un percorso di studi, pubblicato da Eurostat.

L’infografica che apre questo pezzo mostra l’andamento del fenomeno negli ultimi dieci anni. La barra nera indica il totale della popolazione, la blu quella maschile, la rossa quella femminile. Ed è quest’ultima l’unica a non essere scesa al di sotto della soglia psicologica del 20%, attestandosi lo scorso anno al 20,5%. Il che significa che, prese cinque ragazze tra i 15 ed i 29 anni, una non studia, né lavora.

Si tratta, in ogni caso, di dati incoraggianti, per diverse ragioni. La prima è che era dal 2007 che non si registrava un valore così basso, ovvero da prima della crisi dei mutui subprime. All’epoca la percentuale di Neet era pari al 18,8%. La seconda è che il già citato 20,5% relativo alla popolazione femminile è la percentuale più bassa mai registrata tra le donne. A questo fa da contraltare il fatto che, nonostante sia calato di 3,5 punti rispetto al 2021, il dato dei maschi che non studiano, né lavorano non è il più basso di sempre. Lo fu nel 2003, quando si arrivo al 14,9%.

Fino a qui gli elementi positivi. Ma se si spinge lo sguardo oltre le Alpi, c’è poco da stare allegri. La percentuale di Neet italiana, infatti, è la seconda più alta d’Europa. Ecco il dettaglio:

Con il 19,8% di giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano, nè lavorano, è infatti la Romania il paese che si trova in vetta a questa classifica. Si tratta di un valore superiore di 6,1 punti percentuali rispetto alla media europea dell’11,7%. E più del doppio, discorso che vale sia per Bucarest che per Roma, rispetto all’obiettivo del 9% fissato per il 2030 dal piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali.

Se si utilizza il filtro posto al di sotto del grafico (in alto a sinistra per chi leggesse da desk, ndr), è possibile visualizzare la situazione per genere. E scoprire così che il dato italiano relativo ai maschi 17,7% è il più alto d’Europa, superiore di 7,2 punti percentuali rispetto alla media continentale.