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cronaca

Come usare gli smartphone per misurare i flussi turistici

Utilizzare i dati della rete di telefonia mobile per analizzare i flussi turistici. Questo l’obiettivo di una collaborazione tra Istat e Vodafone business, che hanno integrato i dati sulle presenze raccolti dall’istituto nazionale di statistica con quelli provenienti dai telefoni cellulari. Un’analisi che ha riguardato la città di Roma e la provincia di Rimini, due aree a forte vocazione turistica, tra l’agosto del 2019 e quello del 2020. Un periodo di tempo che ha consentito anche di valutare l’impatto della pandemia su tre tipi di flussi turistici: gli arrivi e le presenze, le visite in giornata e le partenze degli italiani verso l’estero.

La tecnologia utilizzata per condurre questo studio è Vodafone Analytics, un software in grado di raccogliere i dati relativi alle Sim collegate alle oltre 200mila celle che compongono la rete di telefonia mobile dell’azienda. In particolare sono state condotte oltre mille interrogazioni al giorno per ciascuna Sim, più o meno una ogni minuto e mezzo. I dati sono stati forniti in maniera aggregata e riguardano solo cluster di almeno 15 Sim.

Come distinguere però, in questo mare di dati, i residenti dai turisti? E, tra questi ultimi, i villeggianti dai gitanti? Ovvero coloro che hanno soggiornato per più notti e quelli che invece hanno svolto una visita di una giornata? E come indicare arrivi e pernottamenti? I residenti sono coloro il cui telefono si aggancia più frequentemente alla medesima cella tra le 20 e le 8 nei 12 mesi precedenti all’interrogazione. Turista è che invece ha un aggancio notturno alla cellula differente dal solito. La differenza tra chi pernotta e chi no è data appunto dall’aggancio notturno ad una cella nel territorio preso in considerazione. Gitanti sono invece considerati coloro che si sono agganciati per almeno 3 ore durante la giornata ad una cella nel territorio considerato. Rispetto alla nazionalità, ha fatto infine fede quella di registrazione della Sim.

I numeri estratti dal software a marchio Vodafone sono quindi stati confermati con quelli che Istat raccoglie attraverso una survey mensile per determinare le presenze negli esercizi ricettivi. E cosa dice questo confronto? Dice ad esempio che per quanto riguarda le notti trascorse negli esercizi ricettivi, le stime emerse dai dati telefonici sono sempre più alte rispetto a quelle che arrivano dall’indagine statistica tradizionale. Per il mese di agosto 2020, Istat stimava a Roma 570mila notti spese nelle strutture ricettive, contro i poco meno di 3 milioni di Vodafone (+425,2%).

Una differenza che si spiega con il fatto che Istat non tiene conto di coloro che hanno una seconda casa o che dormono da famigliari o amici. Possibile, allo stesso modo, che i dati sulla telefonia non riguardino solo turisti, ma anche lavoratori in trasferta. Segno, insomma, che il sistema di rilevazione necessita di qualche affinamento.

Lo stesso articolo che presenta i risultati di questo lavoro conclude sottolineando questo aspetto, enfatizzando però l’importanza di questa collaborazione. Se infatti da un lato i dati relativi alla telefonia non rendono possibile comprendere quali siano le ragioni del viaggio, se di svago o di lavoro, consentono un monitoraggio più puntuale del fenomeno. Questo sia perché non hanno i limiti legati alle dimensioni del campione di una survey, sia perché possono essere circoscritte geograficamente e temporalmene. E fornire così informazioni utili per stimare l’impatto di eventi come il Giubileo o quelli organizzati nelle capitali della cultura. L’idea, insomma, è che questa collaborazione tra pubblico e privato sia solo all’inizio.