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L’economia dell’Unione europea vale quasi 17 mila miliardi. Quanto conta l’Italia?

A trent’anni dall’entrata in vigore del trattato di Maastricht, l’economia del vecchio continente vale quasi 17 mila miliardi. L’Unione Europea, infatti, è la terza potenza economia su scala globale, rappresentando un sesto del commercio internazionale. Tuttavia, nonostante sia composta da ben 27 Paesi, basterebbero i primi tre giganti economici Facciamo il quadro delle grandezze economiche aiutandoci con i dati dell’ultimo report elaborato dal Fondo Monetario Internazionale (IMF).  Qual è il contributo dei singoli Paesi al Pil europeo registrato nel 2022? E come si posiziona la nostra Italia?

Le economia europee più ricche

In una classifica che prenda in esame il Pil (o Gdp, cioè il Gross Domestic Product nel corrispettivo anglosassone) primeggia quella che viene tutt’oggi considerata la locomotiva d’Europa. Infatti, la Germania, con i suoi quattromila miliardi di euro prodotti nel 2022, rappresenta (da sola) il 24,3% dell’intera economia europea. La segue con quasi tremila miliardi la Francia, che invece ne garantisce il 16,7%. Al terzo posto? L’Italia, che ne produce quasi duemila miliardi. Il 12% dell’intera economia europea.

Il podio appena descritto assolve anche ad un altro primato. I tre Paesi, infatti, sono i più popolosi del continente. Inoltre, aggiungendo i residenti di Spagna e Polonia, si raggiungerebbe il 66% della popolazione complessiva d’Europa.

 

Oltre al fatto che i membri più popolosi hanno anche le maggiori economie, un altro dato che suscita curiosità è quello riguardante il “tempo trascorso” nell’Unione. Guardando infatti ai sei fondatori dell’UE (e quindi Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Belgio) cinque di questi sono tra le prime dieci maggiori economie dell’Ue. L’Irlanda e la Danimarca, entrate successivamente nel sistema (parliamo del 1973) sono rispettivamente al nono e undicesimo posto. Gli ultimi dieci Paesi hanno aderito tutti all’UE dopo il 2004.

È da ammettere, tuttavia, che il Regno Unito avrebbe potuto sfatare questo modello, essendo ad oggi la seconda più grande economia del continente entrata a far parte dell’unione nel 1973. Tuttavia, essendo uscito dal sistema nel 2020, resta fuori dalla classifica.

Le prospettive future

Il Fondo Monetario Internazionale (IMF), bisogna dirlo, non ha rosee aspettative per l’Europa in questo 2023. Nel suo report, infatti, si analizzano le controindicazioni della guerra in Ucraina, l’aumento vertiginoso dei costi energetici, l’inflazione elevata e la crescita stagnante dei salari. Faccende che fanno pensare ai leader europei profusi nei grattacapi di “gravi compromessi e difficili decisioni politiche“.

Ciononostante, il Fondo prospetta una crescita di un (benché timido) 0,7% nel 2023. Aspetteremo a vedere, auspicando in maggiore prosperità (rispetto a quella prevista dal Fondo, si capisce). E, perché no, sperando anche nella fine del conflitto tra Russia e Ucraina. Una risoluzione che smorzerebbe tutti i danni collaterali connessi, soprattutto sul piano umanitario.