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tecnologia

Come funziona l’algoritmo che individua i settori in crescita per chi investe in start up

Il 2022 non è stato un grande anno per l’ecosistema dell’innovazione. A livello globale, il numero di start up fondate si è ridotto del 63% rispetto al 2021, i funding rounds del 30,5% e il capitale raccolto del 26,7%. Numeri che emergono analizzando il database di Crunchbase, società che si occupa di raccogliere i dati relativi alle aziende. Ad analizzarli è stato QuSeed, software as a service sviluppato da Startup Bakery, startup studio italiano fondato nel 2020.

L’algoritmo non ha semplicemente effettuato un calcolo generale sull’andamento delle start up nel mondo, ma ha anche individuato i settori in crescita e quelli che non lo sono. Per farlo ha calcolato la percentuale di nuove aziende in un determinato settore fondate nel 2022 rispetto al totale di quelle create nello stesso anno, confrontandola poi con quella del 2021. E ha fatto lo stesso con il numero di funding rounds e con il volume degli investimenti. Il paragone con l’anno precedente ha consentito così di elaborare uno score, un punteggio, positivo se questi tre indicatori sono in crescita rispetto al 2021, negativo al contrario.

I migliori ed i peggiori cinque settori sono quelli rappresentati nell’infografica che apre questo pezzo. Il comparto più in crescita, per quel che riguarda le start up, è quello che si occupa di controllo dell’inquinamento, ovvero di pollution control. Tra le aziende che ne fanno parte c’è ad esempio Aether Diamonds, azienda che cattura CO2 dall’atmosfera e la utilizza per produrre diamanti. Il settore che ha invece fatto registrare la performance peggiore nel 2022 rispetto a quella vista l’anno precedente è quello del cibo biologico (organic food).

Beninteso, quando si parla di crescita o decrescita, bisogna sempre intenderli come relativi alla performance offerta nel corso del 2021. Sì, perché se si incrocia lo score elaborato da QuSeed con il numero di funding rounds e l’ammontare del capitale investito, il risultato è questo:

Il settore del pollution control si trova in basso a sinistra, ovvero è quello che ha visto meno round di finanziamento e ha raccolto meno capitali in termini assoluti nel 2022 (le dimensioni delle bolle fanno riferimento al valore medio dei funding rounds). Rispetto all’anno precedente, però, è quello che ha fatto registrare l’incremento maggiore. Le start up attive nel delivery e nell’e-learning, i due punti gialli nella parte alta del grafico, hanno raccolto somme superiori al miliardo di dollari. Ma hanno uno score negativo perché sono andati peggio che nel 2021. Il che non stupisce, dato che sono due dei settori che maggiormente hanno beneficiato delle restrizioni introdotte per contenere la diffusione del coronavirus.

Ma non è tutto. Oltre a non essere necessariamente i settori in cui si è investito di più in termini assoluti, quelli per cui QuSeed ha calcolato uno score positivo non sono nemmeno quelli di cui si è discusso maggiormente. Analizzando oltre 5mila fonti online, infatti, l’algoritmo elabora quello che viene definito Information diffusion rate (Idr). Ovvero un indicatore numerico che misura appunto la diffusione in rete delle notizie relative alle aziende di un determinato settore. Se lo si incrocia con lo score, il risultato è questo:

Con la sola eccezione delle virtual reality, il gruppo dei 5 top performer per quel che riguarda lo score ha un Idr molto basso. Sono, in altre parole, settori in grande crescita e di cui si parla poco: l’identikit perfetto dei comparti in cui investire, ovviamente con l’auspicio che una di queste startup diventi un unicorno, ovvero superi il miliardo di dollari di valutazione. O almeno, questo sostiene l’algoritmo. Solo il tempo potrà dire se è davvero efficace nel ridurre il rischio di investire in un settore, quello dell’innovazione, che resta uno dei più difficili nel quale mettere in gioco i propri capitali.