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economia

Europa, la demografia dei prossimi 80 anni

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“Un fantasma si aggira per l’Europa”, e non parliamo del comunismo, ma della contrazione demografica. Difatti, secondo le stime Eurostat, la popolazione dei 27 Paesi Ue dovrebbe crescere moderatamente entro il primo decennio, seguita da un costante calo entro la fine del secolo.

Di quanto? Si prevede che aumenterà fino ad un picco di 449,3 milioni di abitanti nel 2026 (+0,6% rispetto ai 446,8 milioni del 2019), per poi diminuire gradualmente, raggiungendo i 441,2 milioni nel 2050. Ma a quale quota si aggirerà nel 2100? La stima è di 416 milioni, ossia una diminuzione complessiva di 30,8 milioni (-6,9%) dal 2019 al 2100.
Se non dovesse bastare la previsione di una diminuzione degli abitanti europei, lo studio condotto dall’Eurostat attesta anche un invecchiamento della popolazione.

Facciamo una piccola precisazione metodologica. Le stime vengono basate su proiezioni demografiche risultanti dall’applicazione di una serie di ipotesi sugli sviluppi futuri di fertilità, mortalità e migrazione netta. Tali proiezioni ci mostrano quanto accadrebbe alla struttura della popolazione se l’insieme delle ipotesi fosse mantenuto costante sull’intero orizzonte temporale considerato. In altre parole, i cosiddetti scenari “what if”.

Detto ciò, quali sono i numeri dell’invecchiamento europeo? Nei prossimi 80 anni è probabile che l’età media nei Paesi membri aumenterà di 5,1 anni, da 43,7 anni nel 2019 a 48,8 anni nel 2100. La stima attiene ad un aumento sia per gli uomini che per le donne, con il divario di genere ridotto di 0,6 anni: da 3 anni nel 2019 a 2,4 anni nel 2100. Si prevede che l’età media aumenterà di +5,5 anni per gli uomini (da 41,8 anni nel 2019 a 47,3 anni nel 2100) e di +4,9 anni per le donne (da 44,8 anni nel 2019 a 49,7 anni nel 2100).

Ma quanti saranno i giovani europei? La percentuale di bambini dovrebbe diminuire in termini sia relativi che assoluti, da una quota del 15,2 % (67,8 milioni) all’inizio del 2019 al 13,9 % (58 milioni) entro il 2100. La percentuale minima di 13,6 % si preannuncia negli anni dal 2035 al 2045.

Si prevede, inoltre, che la parte della popolazione in età lavorativa (15-64 anni), sulla popolazione totale europea, diminuirà dal 64,6 % (288,5 milioni) nel 2019 al 54,8 % (o 227,9 milioni) entro il 2100, rappresentando una contrazione complessiva di 60,6 milioni di persone. Ma non solo, la quota di persone in età lavorativa scenderà al di sotto del 60 % entro il 2037 per poi rimanere al di sotto di questo livello fino al 2100.

E infine, quanti saranno gli anziani europei? Si stima che la percentuale della popolazione dai 65 anni in su’, aumenterà da 20,3 % (90,5 milioni) all’inizio del 2019, fino al 31,3 % (130,2 milioni) entro il 2100. Quindi, per farla breve, questa è l’unica fascia demografica che dovrebbe crescere, sia in termini relativi che assoluti, indicando l’accentuazione dell’invecchiamento della popolazione. Tutto ciò ha anche una connotazione negativa in termini lavorativi. Mentre nel 2019 c’erano quasi tre persone in età lavorativa per ogni anziano, entro il 2100 questo rapporto dovrebbe essere inferiore al 2:1.

Il futuro europeo pare si prospetti verso una riduzione ed un invecchiamento della popolazione complessiva. Sempre l’Eurostat parla di una possibile soluzione nell’immigrazione, che potrebbe contribuire a ritardare il processo di invecchiamento. Ciò si accoderà dunque alle prossime sfide istituzionali, che avranno probabilmente una connotazione più acuita per la spesa pubblica in relazione ai costi delle pensioni e dell’assistenza sanitaria. Faccende che anche oggi destano non poche preoccupazioni.

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