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cronaca

Global Strike for Future, la mappa degli scioperi e le promesse per contrastare la crisi climatica

Il 23 settembre si terrà il Global Strike for Future. Una mobilitazione nata nel 2018 e che attualmente coinvolge oltre 7500 città in tutto il mondo, con più di 14 milioni di manifestanti per la “giustizia ambientale”.

Nel nostro Paese saranno 51 le città interessate dallo sciopero organizzato da Friday For Future (FFF). Il tutto proprio a ridosso delle elezioni politiche, previste per il 25 settembre. Dopo solo due giorni.


Le azioni richieste dagli attivisti italiani, coscienti della vicinanza alle urne, richiamano le istituzioni ad una presa di posizione su alcune macro-tematiche. Sono cinque i punti inseriti nella loro Agenda  e le richieste variano dal diritto alla mobilità all’acqua pubblica.

 Ma, oltre agli auspici, come siamo messi (nella pratica) con le promesse fatte per contrastare la crisi climatica?

Cosa è Uniti nella scienza?

 

Si chiama non a caso “United in Science 2022” l’ultimo rapporto  ideato dalla World Meteorological Organization (WMO)  sotto la direzione del Segretario generale delle Nazioni Unite. L’intento è quello di riunire gli aggiornamenti relativi alle scienze climatiche delle principali organizzazioni globali che trattano l’ambiente. I messaggi chiave considerano gli aumenti di gas serra e temperature, la moltitudine di persone esposte agli impatti del cambiamento climatico e le promesse insufficienti per il raggiungimento dell’accordo di Parigi (il mantenimento sotto a 1,5° dell’aumento di temperature).

 

 

Sulla base dei dati esposti nell’analisi, le emissioni di combustibili fossili sono ora al di sopra dei livelli pre-pandemia (dopo un calo temporaneo dovuto ai blocchi associati alle restrizioni avvenute nel 2020 e nel 2021). Inoltre, gli studi attestano che è presente una probabilità del 48% che, durante almeno uno dei prossimi cinque anni, la temperatura media annuale sarà temporaneamente di 1,5 °C più alta rispetto al 1850-1900. Ed infine, guardando ai Paesi responsabili fino al 70% delle emissioni causate dall’uomo, questi dovranno affrontare crescenti impatti socioeconomici dovuti al cambiamento climatico. Le conseguenze saranno catastrofiche per le popolazioni più vulnerabili del mondo, come si è visto nei recenti eventi meteorologici estremi (si pensi ad esempio all’alluvione che ha colpito il Pakistan, dove sono morte più di mille persone e intere aree sono attualmente in grave pericolo di malattie).

Un rapporto che dunque evidenzia l’enorme divario tra aspirazioni e realtà. Un avvertimento che, qualora non ci fossero azioni condivise dalle istituzioni pubbliche e private, gli impatti fisici e socioeconomici della Climate Change saranno sempre più devastanti.