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cronaca

Stranieri, fra nuovi cittadini e nuovi permessi di soggiorno. Tutti i dati

Una nota Istat pubblicata in quesi giorni stima che negli ultimi 10 anni 1,2 milioni di persone hanno acquisito la cittadinanza italiana. Nel complesso nel 2021 i nuovi cittadini per acquisizione residenti in Italia sono circa 1 milione e 600 mila per un totale di 6 milioni e 800 mila residenti in Italia con un’altra cittadinanza. Nel frattempo, tra il 2011 e il 2021, sono stati 516 mila i permessi di soggiorno per motivazioni connesse all’asilo, con un picco fra il 2016 e il 2017 quando rappresentavano oltre il 30 per cento dei nuovi rilasci. Al 1 gennaio 2021 si contavano nel complesso attivi 3,3 milioni di permessi di soggiorno di cittadini non comunitari, due terzi di questi lunga scadenza, 1 milione per cittadini africani, di cui 640 mila di lungo periodo e 1 milione di cittadini asiatici, con anche qui 640 mila permessi di lungo periodo.

L’analisi condotta da Istat ha seguito nel tempo, attraverso gli archivi dei permessi di soggiorno, i migranti arrivati in Italia nel 2007, nel 2012 e nel 2016, per ricostruirne i diversi percorsi di vita. Si considerano a tal proposito tre indicatori distinti: il numero di permessi di soggiorno in persone senza cittadinanza italiana, il numero di residenti senza cittadinanza italiana, e chi ha acquisito la cittadinanza italiana.

Gli arrivi del 2021

Nel 2021 sono stati rilasciati 31 mila nuovi documenti, il 30% dei quali a cittadini del Pakistan (6.090 nuovi permessi rilasciati), seguiti dai cittadini del Bangladesh (quasi 5 mila permessi) e della Nigeria (oltre 3 mila). Dopo la chiusura delle frontiere durante la pandemia sono cresciuti i flussi di persone in cerca di protezione provenienti dall’Africa (in particolare da Egitto, Mali e Costa d’Avorio) e sale, nella classifica dei primi dieci paesi per numero di ingressi per richiesta di protezione, l’Afghanistan.

Quanti arrivi con le frontiere chiuse?

Il COVID-19 si è abbattuto sugli ingressi e sui permessi di soggiorno. Nel 2020, a seguito della chiusura delle frontiere si è toccato il minimo storico degli ultimi dieci anni di nuovi permessi emessi: circa 106,5 mila, il 40% in meno rispetto al 2019. Il calo più marcato ha riguardato i permessi di soggiorno per asilo e protezione: una diminuzione del 51,1%. Durante il 2021 si è registrata una ripresa delle concessioni di nuovi permessi – in totale quasi 242 mila (+ 127% rispetto al 2020) – e anche i nuovi documenti per asilo sono tornati a crescere: ne sono stati emessi quasi 31 mila (+129% rispetto al 2020), un numero superiore anche a quello registrato nel 2019.
Il motivo – spiega Istat – della minore incidenza dei permessi per asilo rispetto al 2019 è il provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del D.L. n. 34 del 2020) che ha fatto crescere i permessi per lavoro.

L’integrazione di chi è arrivato nel 2007

Per avere un ordine di grandezza, il 52% dei cittadini non comunitari entrati in Italia nel 2007, quindici anni dopo era cittadino italiano oppure aveva ancora un permesso di soggiorno valido.
Solo il 6,8% dei cittadini non comunitari entrati nel 2007 ha ottenuto la cittadinanza italiana tra il momento dell’ingresso e il 2021. Le quote più alte di acquisizioni si registrano tra marocchini, peruviani e albanesi. I nuovi cittadini di origine cinese sono meno dell’1% del totale. Nel tempo però – e soprattutto dopo gli anni della crisi del 2008 – la quota di coloro che si stabilizza sul territorio è diminuita anche perché sono cambiate, come già sottolineato, le motivazioni di ingresso.
Tolti coloro che sono diventati cittadini italiani, dopo sette anni il 60% aveva ancora un permesso in corso di validità (in molti casi si trattava di permessi di lungo periodo). Quindici anni dopo, nel 2021, aveva un documento valido il 47% di queste persone.
Quasi una persona su tre ha cambiato provincia di residenza dal 2007 a oggi e il una su cinque ha cambiato regione. Nel 2014 il 42% dei migranti entrati nel 2007 aveva ottenuto un permesso di soggiorno di lungo periodo, mentre nel 2021 la quota di chi possiede questo tipo di permesso è raddoppiata all’83,8%.

Per contro, solo il 35% di chi aveva avuto diritto a un nuovo permesso nel 2012 o nel 2016, aveva un documento ancora valido al 1° gennaio del 2021. Si tratta di anni in cui – specie per il 2016 – sono stati rilevanti i flussi di richiedenti asilo per i quali si registra una propensione a stabilizzarsi particolarmente bassa (intorno al 24,3%).