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politica

Sono poco più di 80mila gli ucraini che hanno richiesto un permesso di soggiorno per protezione temporanea in Italia

Sono poco più di 80mila, il dato è aggiornato al 25 maggio, i cittadini e le cittadine ucraine che hanno richiesto un permesso di soggiorno per protezione temporanea nel nostro paese. Si tratta, per ovvie ragioni, per lo più di donne. Dall’inizio dell’invasione russa, infatti, agli uomini tra i 18 ed i 60 anni è vietato lasciare il paese: potrebbe esserci bisogno di loro al fronte.

Non a caso le fasce di età in cui è più bilanciata la situazione tra uomini e donne è quella degli under 18. In totale sono quasi 39mila i minori ucraini che hanno chiesto protezione temporanea in Italia, poco meno della metà del totale. I dati arrivano dalla Protezione civile che, confermando la buona pratica avviata con l’inizio della pandemia da Covid-19, ha deciso di pubblicare in formato aperto i dati relativi all’accoglienza di chi scappa da Kiev.

Dati che permettono di vedere come gli ingressi nel nostro paese abbiano conosciuto un picco nei primi giorni dopo l’invasione, per poi ridursi con il passare delle settimane:

Questo grafico, così come il successivo, si aggiorna a mano a mano che la Protezione civile pubblica nuovi dati, permettendo così di seguire l’andamento degli arrivi di quanti scappano dall’Ucraina in guerra nel nostro paese. Italia che si sta adoperando per l’accoglienza: questa mappa mostra i posti a disposizione nelle strutture di accoglienza diffusa, calcolati su base provinciale.

Si tratta di spazi disponibili all’interno di quelle strutture che hanno manifestato il loro interesse ad offrire un servizio di accoglienza diffusa. Ovvero in coabitazione con le famiglie del territorio o in alloggi messi a disposizione sia dagli enti che gestiscono il servizio che da privati. L’obiettivo, oltre a quello di garantire vitto e alloggio, è di favorire l’integrazione delle persone ospitate, attraverso l’insegnamento dell’italiano, l’inserimento scolastico dei minori e la mediazione linguistico-culturale.

Si tratta di attività per le quali è previsto un contributo statale, sulla base di un avviso emesso lo scorso 11 marzo dalla Protezione civile. Al 25 maggio sono 29 gli enti ammessi, per un totale di oltre 17mila posti.