Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
cronaca

Dagli zar ai Soviet. Analisi con mappa dei modelli storici prima dell’ascesa di Putin. Parte 1

21 febbario. Vladimir Putin siede davanti alla bandiera della Federazione russa, decorata con l’aquila bicipite zarista. “Vorrei sottolineare ancora una volta che l’Ucraina non è solo un paese vicino per noi. È una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale ”, esordisce, richiamando il passato zarista. Quali siano le reali motivazioni per cui Putin ha invaso l’Ucraina è tema di dibattito. Alcuni analisti ipotizzano che Putin sia motivato dal desiderio di ricostruire l’impero russo. La narrazione putiniana ha messo al centro la storia russa in un discorso che l’orecchio di un occidentale potrebbe percepire come anacronistico. Per il leader del Cremlino è invece una rivendicazione della dimensione imperiale che appartiene da sempre all’anima russa. Capire i modelli storici al centro del pensiero di Putin può aiutarci a comprendere quali possano essere i prossimi obbiettivi. Ma anche a quali modelli del passato si aggrappi la sua narrazione per giustificare l’invasione dell’Ucraina.

L’ascesa di Putin

Ventidue anni fa, Vladimir Putin si presentò come la soluzione correttiva al decennio di tracollo finanziario e giudiziario dell’era post-sovietica. Un periodo nato dalle conseguenze scaturite dal pacchetto di riforme noto come shock therapy, voluto da Boris El’cin per liquidare rapidamente il vecchio sistema socialista sostituendolo con un’economia di mercato. Al nuovo leader non bastava essere un semplice correttivo. Putin si descrisse come il grande restauratore che avrebbe ridato al paese l’autorevolezza dell’epoca zarista o quella conquistata dopo il 1945 con la sconfitta del nazifascismo. Per i teorici dell’Impero russo, l’invasione dell’Ucraina è solo l’ultimo atto di una serie di decisioni prese da Putin durante la sua presidenza. Prima gli avvenimenti in Georgia nel 2008, poi la Crimea nel 2014. Nel 2015 la decisione di intervenire militarmente in Siria. Tutti segnali di una strategia per ripristinare la posizione geopolitica della Russia.

Dagli Zar ai Soviet

Oggi la Federazione Russa è molto meno estesa rispetto all’Unione Sovietica. Questo è forse uno dei motivi che spinge Putin a riaffermare l’egemonia russa sull’area circostante e il peso geopolitico di Mosca. Quell’area che spesso viene definita come il “vicino estero” della Russia è composto da 14 stati post-sovietici, divenuti indipendenti dopo il 1991. L’Impero russo degli zar era territorialmente ancora più esteso di quello sovietico.

 

Sul finire del diciannovesimo secolo l’Impero russo era un vasto territorio di circa 21.800 chilometri quadrati. Per capire quanto esteso fosse il dominio degli zar, parliamo di un sesto della superficie terrestre. Oltre all’attuale Federazione Russa comprendeva gli attuali baltici, buona parte dell’Ucraina, la Bielorussia, Polonia e Moldova orientale, il Caucaso, il Granducato di Finlandia e diverse aree dell’Asia Centrale. Se volgiamo lo sguardo a est della Russia non dobbiamo dimenticarci di una curiosità che non tutti conoscono. In passato è esistita anche un’America russa. L’Alaska fu annessa formalmente all’Impero russo nel 1799 con la creazione della compagnia russo-americana. Dopo diversi anni di disinteresse, il territorio venne venduto agli Stati Uniti nel 1867.

Stando ai dati del censimento del 1897, l’Impero aveva all’epoca circa 128,2 milioni di abitanti. La maggior parte, oltre il 70% (93,4 milioni), viveva nella Russia europea. L’Impero di Nicola II era un’entità multietnica che integrava tanti diversi popoli sin dalle origini. Una situazione che si è ripresentata anche durante il periodo sovietico.

Il 30 dicembre 1922, sulle ceneri dell’Impero nasce infatti l’Unione Sovietica. Un paese che per un certo periodo è stato il più esteso del mondo, con 22.402 chilometri quadrati di superficie. Una dimensione anche maggiore rispetto ai tempi degli zar. Non era così nel 1926 (l’anno mostrato nella mappa). Mentre si firmava il trattato di Berlino che sanciva la neutralità e la non aggressione tedesco-sovietico, l’URSS si fermava a occidente ai territori bielorussi e ucraini, senza occupare totalmente le nazioni che oggi conosciamo. Polonia, baltici e Finlandia non erano più parte del nuovo stato, il primo socialista nel mondo, come lo erano stati sotto gli zar. Queste nazioni ottennero l’indipendenza, sancita dal Trattato di Versailles.

L’odierna Federazione Russa è un territorio molto meno grande del passato a cui guarda Putin. Pur mantenendosi il più vasto stato del mondo, si estende per 17.864 chilometri quadrati.

Nei discorsi di Putin assumono un significato centrale la simbologia, la storia e la geografia imperiale, così come le critiche ai bolscevichi e all’URSS comunista, individuati come cause della disgregazione dell’Impero. Guardare alla storia e alle mappe può aiutarci a capire gli obbiettivi del Cremlino. In primis ristabilire l’unione delle tre nazioni slave, Russia, Ucraina e Bielorussia, legate a Mosca al tempo di Nicola II come a quello di Stalin.

… segue.