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Tasse universitarie e Borse di studio: perché l’Italia ha tassi di laureati tra i più bassi d’Europa?

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L’Italia, nonostante abbia un sistema universitario non particolarmente esoso, se paragonato ad altri paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito, ha i tassi di laureati fra i 25 e i 34 anni fra i più bassi d’Europa. Siamo intorno al 30% nel 2020, contro una media europea del 45%.

La questione può essere misurata sotto diverse prospettive, per esempio osservando che la metà degli italiani, i genitori dei ragazzi in questione, possiede al massimo la licenza media (Istat 2019). Un’altra chiave di lettura è capire il supporto reale del Diritto allo Studio, l’insieme dei supporti che vengono forniti alle famiglie con un valore ISEE basso per garantire a tutti l’accesso agli studi universitari: esenzione dalle tasse totale o parziale, borse di studio in denaro, posti letto in residenze universitarie (le vecchie Case dello Studente) e pasti nelle mense a titolo gratuito, supporto alle persone con disabilità, prestiti d’onore, possibilità di lavorare all’Università con la soluzione “200 ore” retribuite.

Siamo andati ad analizzare i dati MIUR (disponibili in Open Data) sul Diritto allo Studio per l’anno accademico 2020-2021. Attenzione: le agevolazioni per il diritto allo studio si richiedono nella regione dove è collocata l’università, non nella regione di residenza dello studente.

Esenzione dalle tasse universitarie

Anzitutto, a partire dal 2017 è stata introdotta la NO Tax Area, che applica a tutte le istituzioni universitarie e AFAM statali e permette a chi ha un ISEE sotto i 13.000 € di non pagare l’iscrizione all’università e a chi ha un ISEE compreso tra i 13.000 € e i 30.000 € di beneficiare di riduzioni delle tasse universitarie.
Alla prova dei fatti il 26% degli studenti iscritti a corsi di laurea e laurea magistrale è completamente esente dal pagamento delle tasse, l’11% gode di una riduzione parziale. Il restante 61% dei ragazzi iscritti paga le tasse secondo scaglioni fissati sempre in base all’ISEE. Per quanto riguarda il dottorato e i master è evidente la distorsione data dal fatto che i primi sono per la maggior parte banditi con borsa di studio, cioè retribuiti. Nel complesso il 17% dei dottorati italiani tuttavia sono pagati dai ragazzi, anzi il più delle volte dalle loro famiglie, di tasca propria. Al contrario, i master universitari non sono quasi mai coperti da borse di studio (lo è il 10% del totale dei posti).

Posti letto gratuiti

Per quanto riguarda i posti messi a disposizione dalle regioni gratuitamente per i vincitori di borsa di studio, ci sono molte differenze da regione a regione.
Dal momento che i dati MIUR si riferiscono al numero assoluto degli interventi, abbiamo provato a normalizzare il dato calcolando il tasso di posti letto per 1000 residenti dai 18 ai 30 anni in una data regione estrapolando i dati delle anagrafiche Istat, e il tasso di posti letto per 1000 iscritti all’università nel 2020, usando un altro database MIUR. Il primo ci serve per capire se le regioni mettono a disposizione gli stessi posti considerando la potenziale utenza regionale, il secondo per stimare concretamente come stanno andando le cose.
Risultato: al sud ci sono sensibilmente meno possibilità per le persone svantaggiate provenienti da zone lontane dall’università di poter risiedere in una Casa dello Studente. Si passa da tassi di alloggiati di oltre 80 per 1000 iscritti a meno di 10 per 1000 iscritti.
Il caso della Campania per esempio è particolarmente difficile, con pochi posti letto in numero assoluto e anche in relazione al numero di residenti e di iscritti ai corsi di laurea, che possono provenire anche da una regione diversa. Anche il Lazio, nei grandi numeri, nel complesso garantisce meno posti letto rispetto ad altre regioni. Nel complesso, tranne il caso della Toscana, le regioni più piccole garantiscono più posti letto rispetto agli iscritti.
Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che garantiscono meno domande di posti letto accolte, con percentuali inferiori a una domanda accolta su cinque. Colpisce la situazione della Basilicata dove nel 2020-21 sono state accolte tutte le richieste di alloggio presentate per ISEE idoneo a ricevere il servizio. In Trentino Alto Adige, Marche e Abruzzo siamo sopra la metà delle domande accolte. Va precisato che una domanda può non essere accolta anche per mancanza di requisiti non solo per assenza di possibilità di offrire un servizio.

Borse di Studio

Infine, mediamente la metà degli studenti che ne ha fatto richiesta ha beneficiato di una borsa di studio, che significa oltre all’esenzione dalle tasse, per la quale si segue un iter differente e la riduzione avviene automaticamente, ricevere dei contributi aggiuntivi per le spese legate all’università, e che sono diverse da regione a regione. Anche qui la percentuale di beneficiari effettivi varia sensibilmente da regione a regione, con picchi dell’85% in piccole regioni come Basilicata, Valle d’Aosta e Liguria e il 57% di Lazio e Friuli-Venezia Giulia e il 46% del Veneto.

Le periferie restano indietro

Ai ragazzi e le ragazze che vivono nelle periferie e che provengono dalle famiglie con ISEE inferiore ai 30 mila euro, non è sufficiente non pagare le tasse universitarie per poter frequentare con agio l’università. Gli affitti specie nelle grandi città sono ancora molto alti, e negli ultimi anni sempre più orientati al business degli affitti brevi per le vacanze, molto più redditizi rispetto ad affittare a studenti universitari. Inoltre, se il trasporto pubblico per raggiungere il luogo di studio richiede oltre due ore a tratta, non è possibile fare la vita da pendolari per frequentare tutto, specie quando il corso di laurea richiede attività laboratoriale.

Abbiamo indubbiamente un sistema che cerca di essere inclusivo, ma c’è ancora molta periferia che resta indietro, come mostra il Rapporto sul Territorio 2020 di Istat: nell’ultimo decennio, l’aumento dei laureati è stato maggiore nelle grandi città e minimo nei centri rurali. Tra il 34% dei 30-34 enni residenti nelle grandi città è laureato; contro il 24% di chi vive nelle cittadine e nei sobborghi e il 22,5% di chi abita nelle aree rurali.