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cronaca

Disuguaglianza e istruzione: i figli e le figlie di operai e l’accesso all’università

Un errore da non fare quando si parla di gap di genere riguardo all’istruzione è slegare questo aspetto dal gradiente socioeconomico. La questione andrebbe sempre scorporata in due domande: esiste e a quanto ammonta, il gap di genere a seconda del gruppo socioeconomico di appartenenza? Quali sono le reali opportunità di studiare e seguire il proprio sogno nei contesti più svantaggiati?

L’ultimo rapporto di Almalaurea relativo ai laureati e alle laureate 2020 fa emergere un aspetto interessante: sembra che l’innalzamento dei livelli formativi interni alla famiglia sia da attribuire principalmente alle donne. “Le differenze di genere sul contesto culturale e socio-economico di provenienza – si legge – mettono in evidenza che, tra chi conclude gli studi universitari, le donne presentano una minore selezione basata sul contesto familiare di quanto succeda tra gli uomini; probabilmente ciò è dovuto al fatto che non solo proseguono gli studi dopo il diploma più degli uomini, ma anche che lo fanno provenendo da contesti familiari meno favoriti.”

Gli uomini laureati provengono da famiglie più favorite rispetto alle donne, e fra quelle dove i genitori non hanno potuto studiare, le donne intraprendono maggiormente gli studi rispetto ai loro fratelli. Appartiene alla classe elevata il 24,5% dei laureati 2020 rispetto al 21% delle laureate; il 23,4% delle laureate 2020 proviene da famiglie operaie, rispetto al 19% dei laureati. Per chiarezza: Almalaurea classifica come Classe del lavoro esecutivo gli operai, i subalterni e assimilati e gli impiegati esecutivi. Attenzione: non significa che le non esista un gap fra ragazze provenienti da contesti benestanti e non, ma che l’istruzione femminile è una spinta fortissima per il miglioramento delle condizioni socioeconomiche delle famiglie più svantaggiate.
Ricordiamo che oggi le laureate sono molte di più il 35% delle ragazze di 25-34 anni contro il 22,9% dei ragazzi della stessa età. Il 22,4% dei laureati e delle laureate del 2020 proviene da famiglie di imprenditori, dirigenti o liberi professionisti, il 31,6% appartiene alla “classe media impiegatizia”, il 22,5% alla “classe media autonoma” e il 21,9% – un laureato o laureata su cinque – alla classe del lavoro esecutivo.

Tale padre o madre, tale figlio o figlia

Altri dati curiosi: in un mondo che continuiamo a raccontare essere cambiato, pieno di opportunità innovative e di possibilità di viaggi e scelte radicali, a ben vedere la professione dei genitori ha ancora un ruolo principe nella scelta dei figli. Il 26,2% dei laureati che ha almeno un genitore libero professionista ha scelto un corso di studi che gli permetta di seguire le orme materne o paterne, contro il 12,3% di chi ha genitori operai, come è intuibile. Si registra un forte vantaggio dei laureati rispetto alle laureate in termini di ereditarietà del titolo. I maschi, figli di liberi professionisti sono quelli che più di tutti tendono a scegliere corsi di studio che permettono di ereditare il titolo dei genitori È interessante anche il tipo di titolo di studio “ereditato”: gli uomini ereditano il titolo negli ambiti disciplinari più frequentemente legati alle libere professioni e ciò avviene in particolare se il titolo è posseduto dal padre. Le donne, invece, ereditano soprattutto titoli in ambito STEM e senza che si rilevino particolari differenze tra padre e madre. Si evidenzia quindi che le donne “raccolgono il testimone” dal genitore proprio negli ambiti che in questi anni sono riconosciuti tra i più innovativi.

Viaggiano meno per studio, specie al sud

Chi proviene da famiglie più benestanti ha ancora più possibilità di studiare lontano da casa, in contesti d’eccellenza. Tra quanti provengono da famiglie con un più solido livello culturale è più elevata la quota di chi migra per ragioni di studio, definiti “mobili”, senza tra l’altro, rilevare differenze di genere significative, né in generale né a livello di singola ripartizione territoriale. Tra i laureati provenienti da famiglie con un background culturale meno favorito, invece, si evidenzia una quota di laureati mobili relativamente più elevata tra gli uomini (11,8%) rispetto alle donne (10,4%). Questo gap è ancora più evidente al sud: +3,7 punti percentuali di differenza sempre a favore degli uomini. In altre parole all’interno delle famiglie meno favorite sono soprattutto gli uomini a spostarsi. “Se la migrazione per studio rappresenta un’opportunità per i giovani, e se questa opportunità è colta soprattutto da chi ha già il vantaggio di un più solido contesto familiare, è evidente come il rischio derivante da questa dinamica sia l’allargamento delle differenze culturali e socio-economiche”.

Le differenze sociali partono alle scuole medie

I dati ci mostrano che serve fare un passo indietro. Il gap fra i giovani emerge già prima della scelta universitaria, come dimostra l’ultimo rapporto Almadiploma  Il titolo di studio dei genitori incide notevolmente sulla scelta della scuola superiore. Avere genitori con laureati aumenta di oltre due volte e mezzo la probabilità di iscriversi a un liceo rispetto a chi non ha i genitori diplomati. Tra le due dimensioni dell’origine familiare intercorre una stretta relazione: la presenza di genitori laureati si registra solo nel 6,6% dei casi fra i diplomati delle classi meno avvantaggiate, e raggiunge il 60,8% fra quelli della classe elevata (liberi professionisti, dirigenti e imprenditori).

Parleremo più distesamente di questo nella prossima puntata.