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Le scorte di gas europee sono scese al di sotto del 50% il 12 gennaio. Non era mai successo

Le scorte di gas europee sono scese al di sotto del 50% il 12 gennaio. Non era mai successo. È la prima volta che la soglia della metà delle risorse è stata raggiunta così presto. Nel 2017 era successo il 19 gennaio. Solitamente le riserve scendono sotto il 50% solo verso metà febbraio e, quando gli inverni miti lo permettono, si arriva anche al mese di marzo.

I dati sono del gruppo industriale Gas Infrastructure Europe che pubblica i dati sui livelli di stoccaggio giornaliero del carburante presso le strutture dei suoi membri.

Numeri significativi, soprattutto considerando quanto il buon tempo sia stato alleato dell’Europa. Senza un clima così insolito il timore era quello di raggiungere il 50% già alle soglie di Capodanno. Le temperature fuori stagione hanno aiutato a ridurre i consumi evitando tale scenario, placando il panico dei mercati europei. Durante i primi giorni dell’anno il clima quasi primaverile delle principali città europee ha aiutato. La temperatura media nel periodo di capodanno nell’Europa nord-occidentale era di quasi 9 gradi sopra la media degli ultimi 30 anni.

Le scorte di gas europee sono minimi storici e nemmeno le importazioni di gas metano liquido al di fuori dalla tratta russa hanno migliorato sensibilmente la situazione. Al primo febbraio la percentuale si assesta al 38%. Sempre il 2017 era stato l’altro anno critico per l’Europa. Allora le scorte erano comunque superiori al 40%. Guardando al trend l’Europa ha consumato molto più gas di quanto non ne sia riuscita a importare, con le uniche variazioni positive tra il 31 dicembre e il 2 gennaio.

Nell’area del Regno Unito la percentuale di scorte è scesa molto più rapidamente rispetto alle altre nazioni europee, analizzando i dati a partire dal primo giorno dell’anno. Le scorte iniziali e il trend positivo ha però fatto crescere la percentuale al 73% del primo febbraio. Italia e Spagna sembrano al momento in una situazione più tranquilla rispetto alle altre grandi nazioni del continente, come Francia e Germania. Le riserve italiane sono al 48%.

 

 

 Molto più critica la situazione francese, che al primo febbraio ha raggiunto il preoccupante livello del 34%, mentre la Germania si attesta al 35%. Le temperature delle prossime settimane potrebbero mettere particolarmente in crisi queste nazioni fino all’arrivo della primavera, anche considerando una possibile escalation nelle tensioni tra Russia e Ucraina.

Un problema di breve termine che riguarderà anche il prossimo inverno. Per l’Europa sarà fondamentale ritornare a livelli di approvvigionamento pre-covid per coprire la stagione invernale 2022/2023. In caso contrario la stessa crisi che stiamo vivendo oggi busserà alle porte del nuovo anno, con prevedibili conseguenze per tutti in termini di caro bollette.