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politica

L’Italia è al 42simo posto nella classifica della corruzione. Ed è andata molto meglio dello scorso anno

La notizia positiva è che dal 2012, quando Transparency International ha iniziato a compilare il suo Corruption Perception Index, ad oggi la situazione del nostro paese è migliorata. L’Italia, infatti, è passata da un punteggio di 42 punti su 100 di dieci anni fa ai 56 punti ottenuti nell’edizione appena pubblicata, relativa al 2021. Non solo: nell’ultimo anno il nostro paese ha conquistato tre punti, sufficienti per un balzo in avanti di dieci posizioni in classifica. Dopodiché, ci sono 43 nazioni messe meglio della nostra. Tra le quali, giusto per citarne qualcuna, le Seychelles, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar Capo Verde.

Il miglioramento in questa classifica, guidato da Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia, «è il risultato della crescente attenzione dedicata al problema della corruzione nell’ultimo decennio», si legge in un comunicato diffuso da Transparency International, «e fa ben sperare per la ripresa economica del Paese dopo la crisi generata dalla pandemia». Una fase che richiederà «a massima attenzione alla prevenzione dei rischi di corruzione, affinché gli impegni presi per la digitalizzazione, l’innovazione, la transizione ecologica, la sanità e le infrastrutture possano trovare piena realizzazione».

L’indice, che viene elaborato ogni anno da Transparency, misura il livello di corruzione percepita nel settore pubblico. Ed è calcolato a partire da 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad esperti provenienti dal mondo del business. Il punteggio, come accennato, è espresso in una scala che va da 0 a 100, con un punteggio tanto più alto quanto minore è la corruzione percepita.

«La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità», sottolinea Iole Anna Savini, presidentessa di Transparency International Italia. Mentre il direttore Giovanni Colombo punta l’attenzione su alcune tematiche che il nostro paese deve affrontare: «tra le questioni più rilevanti c’è il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021. Siamo inoltre ancora in attesa della pubblicazione del registro dei titolari effettivi e ci auguriamo che il processo legislativo per la regolamentazione del lobbying sia portato a termine nel migliore dei modi».

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