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economia

Seleziona il tuo Comune e scopri come si sta espandendo l’impronta dell’Uomo

 

Era già successo nel 2019, e anche nel 2020: Roma si conferma come la città con il maggior incremento netto di suolo consumato. Lo mostrano gli ultimi numeri compilati nel rapporto del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente (SNPA), secondo cui a livello comunale nel 2020 sono stati consumati 123 ettari di suolo in più che nel 2019.

Si è trattato in particolare di cantieri per le nuove urbanizzazioni, mentre i cambiamenti hanno riguardato soprattutto le aree interstiziali della città e quelle a ridotto del raccordo anulare, causate dall’espansione di aree residenziali e allo stesso tempo da cantieri creati in zone destinate a insediamenti produttivi.

 

“Dopo Roma”, si legge, “tra i comuni che hanno consumato più suolo nel 2020 troviamo Troia (in provincia di Foggia), con 66 ettari in più dovuti all’installazione di impianti fotovoltaici a terra, e Ravenna, con 64 ettari persi nell’ultimo anno. La causa di questo aumento è qui imputabile all’aumento di superfici occupate da cantieri, prevalentemente per futuri usi residenziali e commerciali e a nuove superfici per la logistica”.

 

Altri comuni che hanno registrato un importante aumento del consumo di suolo sono stati Trecate, in provincia di Novara, dovuti all’edificazione di un nuovo grande polo di logistica. Se guardiamo ai primi tre comuni per regione, quanto a consumo di suolo, spesso ne emergono di piccoli e medi per i quali la maggior parte del totale si deve a un unico intervento di copertura del territorio. fra i primi dieci comuni con incremento maggiore negli ultimi 12 mesi troviamo tre comuni sardi, Porto Torres (Sassari), Uta e Assemini (Cagliari) rispettivamente con 39, 39 e 33 ettari. Tra i primi dieci anche Vicenza (+37), Catania (+34) e Brindisi (+33). Tra le città con più di 100 mila abitanti, oltre le già citate Roma, Ravenna, Vicenza, Catania sono da segnalare Foggia (+34 ettari) e i comuni di Bari, Sassari e Novara che, nell’ultimo anno, hanno sfiorato quota 20 ettari.

 

Tra i capoluoghi, oltre a Roma e Bari, anche Firenze ha visto una crescita significativa delle superfici coperte (+16 ettari), e così anche L’Aquila (+14 ettari) e Torino (+13 ettari). Trieste, Campobasso e Cagliari appaiono invece sostanzialmente stabili. Troviamo poi anche un numero di comuni in cui il segno è stato opposto e la copertura artificiale del suolo si è ridotta: località come Nerviano (Milano), Polverigi (Ancona) e Romentino (Novara) dove il consumo di suolo è calato rispettivamente di 17, 11 e 8 ettari. A livello nazionale, quasi tutti i processi di questo genere sono dovuti al ripristino di cantieri.

La visualizzazione che segue consente di cercare la propria città e verificare come è variato il consumo di suolo dal 2006, primo anno per cui SNPA mette a disposizione dati, e l’ultimo, il 2020.

I primi 20 comuni per consumo di suolo, rispetto alla propria superficie, si trovano spesso in Campania e Lombardia, con percentuali che spesso superano anche il 65% del totale. Capoluoghi di provincia altamente coperti sono, per esempio, Torino (65%), Napoli (63%), Milano (58%) e Pescara (51%).

In valori assoluti il massimo arriva da Roma, “che ha superato i 30.000 ettari di suolo a copertura artificiale, Milano (più di 10.500 ettari), Torino (quasi 8.500 ettari), Napoli (7.400 ettari), Venezia (7.200 ettari), Ravenna, Palermo, Genova, Verona, Parma, Taranto, Catania, Ferrara, Perugia, Bari, Reggio nell’Emilia, Bologna, Brindisi, Padova, Modena, Firenze, Latina e Sassari (con valori compresi tra i 4.000 e i 7.000 ettari)”.

Uno degli elementi che è possibile mettere in relazione al consumo di suolo è la demografia, per cercare di capire se l’edificazione va di pari passi o meno con la variazione nel numero di abitanti. Una metrica usata in questo senso si chiama “consumo marginale di suolo”, ed è il rapporto fra suolo consumato netto e variazione della popolazione. Elaborato anche a livello comunale, esso arriva al valore maggiore di 48.150 metri quadri per abitante nel comune di Uta (Cagliari), che nel 2020 ha consumato circa 38 ettari per 8 nuovi abitanti. Oltre 2.800 comuni, d’altra parte, hanno valori negativi perché il suolo edificato è cresciuto nonostante un calo nel numero di abitanti.

 

Limitando l’analisi ai comuni nei quali la popolazione è cresciuta, il picco più elevato di consumo marginale di suolo si registra nella fascia di popolazione compresa tra i 20.000 e i 50.000 abitanti, valori sotto la media nazionale solamente per i piccoli comuni (meno di 5.000 abitanti) e per i grandissimi comuni (più di 100.000 abitanti). Complessivamente, il maggior contributo al consumo di suolo tra il 2019 e il 2020 è dato dai comuni con popolazione compresa tra i 10.000 e i 20.000 abitanti”.