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Digitale, Italia in ritardo ma migliora la classifica dell’indice Desi 2021 (che però cambia per il Pnrr)

Una premessa: dal 2014 la Commissione europea monitora i progressi compiuti dagli Stati membri nel settore digitale e pubblica relazioni annuali sull’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI). Ne abbiamo parlato su Info Data  a più riprese discutendo anche sull’efficacia di questo super-indice per monitorare l’avanzamento dell’agenda digitale nei Paesi europei. Qui trovate la metodologia. Nel 2021 la Commissione ha adeguato il DESI affinché rispecchiasse le due principali iniziative politiche che avranno un impatto sulla trasformazione digitale nell’UE nel corso dei prossimi anni: il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la bussola per il decennio digitale.

Cosa vuole dire? Che gli indicatori sono ora strutturati in base ai quattro settori principali della bussola per il digitale, che sostituiscono la precedente struttura a cinque dimensioni. Undici degli indicatori DESI 2021 misurano gli obiettivi stabiliti nella bussola per il digitale. In pratica non c’è più l’uso dei servizi digitali che è sempre stato un tallone d’achille del nostro Paese.  In futuro, si legge nel report, il DESI sarà allineato ancora più rigorosamente alla bussola per il digitale per garantire che tutti gli obiettivi siano discussi nelle relazioni.

Ciò premesso, per l’edizione 2021 dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) l’Italia si colloca al 20/o posto fra i 27 Stati membri dell’Ue, dal 25/o dell’edizione precedente.

Cosa vuole dire?  Che l’Italia scala la classifica ma resta “significativamente in ritardo rispetto ad altri paesi dell’Ue in termini di capitale umano”, come si legge nel rapporto.

 Capitale umano.   L’Italia si colloca al al 25mo posto per capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell’Ue) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (31 % nell’Ue).  La percentuale di specialisti Tic in Italia è pari al 3,6 % dell’occupazione totale, ancora al di sotto della media Ue (4,3 %). Solo l’1,3 % dei laureati italiani sceglie discipline Tic, un dato ben al di sotto della media Ue, mentre la questione di genere è nella media.

Connettività. Con un punteggio complessivo pari a 42,4, l’Italia si colloca al 23º posto in termini di connettività tra gli Stati membri dell’Ue. Nel corso del 2020 l’Italia ha compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, con un aumento particolarmente significativo della diffusione dei servizi di connettività che offrono velocità di almeno 1 Gbps. Tuttavia il ritmo di dispiegamento della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità e del 5G e per incoraggiarne la diffusione  Il 3,6 % delle famiglie disponeva di una velocità di almeno 1 Gbps nel 2020: un notevole aumento rispetto al 2019 e una percentuale che pone l’Italia al di sopra della media Ue per questo indicatore. 

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Integrazione delle tecnologie digitali. L’Italia si colloca al 10º posto nell’UE per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali.  Di positivo c’è l’uso della  fatturazione elettronica e la percentuale di imprese che utilizzano servizi cloud che è aumentata notevolmente, raggiungendo il 38 % (rispetto al 15 % del 2018). Le prestazioni dell’Italia restano deboli in altre aree. L’uso dei big data è basso (sono utilizzati dal 9 % delle imprese italiane rispetto a una media UE del 14 %), come pure l’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18 % delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25 %). Anche la diffusione del commercio elettronico e l’uso delle TIC per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media Ue

Servizi pubblici digitali. L’Italia si colloca al 18º posto nell’UE per quanto riguarda i servizi pubblici digitali. Qui il bilancio non è positivo. La percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government è passata dal 30 % nel 2019 al 36 % nel 2020. Pur trattandosi di un notevole aumento, rimane ben al di sotto della media Ue del 64 %. L’Italia ottiene risultati migliori rispetto all’UE per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e i dati aperti. Tuttavia, si colloca al di sotto della media UE in termini di offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini e disponibilità di moduli precompilati .

In conclusione, l’Italia deve far fronte a notevoli carenze nelle competenze digitali di base e avanzate, che rischiano di tradursi nell’esclusione digitale di una parte significativa della popolazione e di limitare la capacità di innovazione delle imprese. La Strategia Nazionale per le Competenze Digitali rappresenta un risultato importante e un’opportunità per colmare questo divario” sottolinea il rapporto.

Per approfondire.

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