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politica

Gli italiani, lo studio e la dispersione scolastica. Come si misura l’istruzione?

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Un problema tradizionale enorme della comunicazione istituzionale – scientifica e non – è che il più delle volte si rivolge a un pubblico che crede molto più omogeneo di quello che realmente è. In periodi di “pace” non ce ne rendiamo molto conto, ma in momenti caldi come quello che viviamo da 20 mesi, dove non solo si chiede di ragionare in termini probabilistici, ma si chiede alle persone di cambiare le proprie abitudini per fare prevenzione (se non precauzione!), il pasticciaccio emerge con prepotenza.

 

4 italiani su 10 dai 25 ai 64 non hanno il diploma

Il 4,6% degli italiani residenti con più di 9 anni è analfabeta  , cioè – da definizione Unesco – una persona che non sa né leggere né scrivere, capendolo, un brano semplice in rapporto con la sua vita giornaliera. Con punte del  7% in Calabria e del 6,7% in Basilicata. I laureati – anche solo triennali – sono il 14%, una crescita del 3% rispetto al 2011, mentre i dottori di ricerca hanno visto un incremento del 40% in appena 8 anni. In generale solo il 50% degli italiani con più di 9 anni ha almeno un diploma professionale, cioè l’altra metà ha solamente la terza media. Per essere più precisi, 4 italiani su 10 dai 25 ai 64 non posseggono un diploma.

“Eh ma gli anziani”. No: la dispersione scolastica oggi è ancora elevata, come mostra un report MIUR  . Dei circa 1.710.004 alunni frequentanti all’inizio dell’anno scolastico 2015-16 una delle classi della scuola media, 10.591 hanno interrotto la frequenza scolastica senza valida motivazione prima di giugno: più di un ragazzo su 200, e solo uno su 3 si è iscritto nuovamente alla scuola secondaria di I grado l’anno successivo. C’è infine chi abbandona da un anno all’altro, e questi ragazzi sono ancora di più di quelli che lo fanno prima della fine. Sono oggi lo 0,73% degli iscritti alle scuole medie, cioè 8.242 ragazzini, per la maggior parte del Meridione. Il Sud infatti ha riportato una percentuale di abbandono complessivo dell’1% (con l’1,2% nelle isole e lo 0,9% al Sud) contro lo 0,6% del Nord Est. Tra le singole regioni spiccano in negativo la Sicilia con l’1,3%, Calabria, Campania e Lazio con l’1%.

Non significa – attenzione – che questi ultimi non siano in grado di comprendere ciò che leggono. Ogni persona ha la sua storia, soprattutto ognuno dopo il termine degli studi ha avuto il proprio percorso di vita e di formazione, e avere una laurea non significa essere di sicuro più in grado di distinguere una buona fonte da una che non lo è. Ma da qualche parte bisogna iniziare a misurare i fenomeni, e il titolo di studio ci fornisce un primo abbozzo di gradiente sociale.
…segue