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politica

Di cosa si nutriva la Bestia di Salvini? Ecco cosa dicono ottomila post dal 2015 a oggi

Oramai è abbastanza addomesticata, specie dopo le dimissioni del suo ideatore Luca Morisi. Ma per anni la Bestia, così è stata chiamata la macchina propagandistica del leader della Lega Matteo Salvini, ha funzionato grazie ai sentimenti negativi degli utenti dei social network. O almeno questo sostiene Pierluigi Vitale, docente di Information design all’Università di Salerno e social media analyst, che ha esaminato 8.183 dei circa 9.500 post pubblicati sul profilo Instagram del già ministro dell’Interno dal 2015 ad oggi.

La scelta di concentrarsi sulla piattaforma acquistata nel 2012 da Facebook nasce dal fatto che «è un territorio abbastanza inesplorato. La mia curiosità scientifica riguardava il tentativo di capire come si muove la propaganda sulle immagini». Il punto è che, per poter essere analizzate sotto il profilo statistico, queste immagini vanno tradotte in parole e numeri. È qui che è venuta in soccorso l’intelligenza artificiale che i prodotti del colosso guidato da Mark Zuckerberg utilizza per descrivere le immagini alle persone non vedenti.

Tradotte le immagini in parole, aggiunte le didascalie dei post, Vitale ha svolto un’analisi testuale associando a ciascuna immagine una di quelle che la psicologia definisce come emozioni di base. Sia quelle positive, come gioia, fiducia, attesa e sorpresa, che quelle negative, ovvero tristezza, paura, rabbia e disgusto. Il risultato è che i post in cui Salvini esprimeva emozioni che rientrano in questo secondo gruppo sono quelle che hanno generato il maggior numero di commenti e di like. O meglio, trattandosi di Instagram, di cuoricini. Il dettaglio si trova in questo grafico:

Un passo successivo nell’analisi è stato quello di analizzare, oltre alle emozioni espresse, anche il contenuto delle immagini. Vitale ne ha identificati cinque. I selfie, ovvero le foto con Salvini in primo piano, gli humans, in cui il leader leghista è ritratto insieme a sodali e sostenitori, la categoria food, con riferimento ai tanti contenuti a tema gastronomico dell’ex ministero del governo Conte I, e space, ovvero i paesaggi. Quindi i meme, quella modalità comunicativa propria della rete che unisce immagini e parole allo scopo di prendere in giro qualcuno. Incrociando questa suddivisione tematica dei contenuti con quella relativa alle emozioni si ottiene questo risultato:

Una mappa di calore in cui un colore più scuro indica una percentuale maggiore. Non stupisce, in questo senso, che l’emozione più presente sia la fiducia. Del resto, una persona che si candida a guidare un Paese quantomeno questo deve ispirare nei propri sostenitori. Semmai è interessante notare che per quanto riguarda i meme, che sulla carta dovrebbero essere la forma di comunicazione più scanzonata, il secondo sentimento più presente sia la paura.

Si badi bene: il sentimento è quello espresso dal post di Salvini, non c’entrano gli utenti. I quali, semmai, alla paura reagiscono con tanti like e commenti. Il motivo lo si capisce grazie all’ultima analisi, quella relativa ai temi dei quali il segretario leghista parla attraverso i meme.

Più una linea è spessa, più frequentemente il tema ritorna nei meme salviniani. E la linea più spessa è quella che porta all’omicidio. Del resto spesso il leader leghista commenta sui social fatti di cronaca, specie quando coinvolgono persone straniere. Con un’incidenza minore ci sono anche temi come la malattia e la disabilità. «Tematiche», sottolinea Vitale, «non molto comuni nel linguaggio politico».

Resta una domanda: cambia il tono tra il Salvini ministro e quello di leader dell’opposizione? «Non ho trovato grandi differenze», spiega il ricercatore dell’Università di Salerno. Del resto, se l’obiettivo è la propaganda, che si governi o ci si opponga il punto è tirare acqua al mulino del proprio partito. Ed è appunto quello che per anni ha fatto la Bestia salviniana.