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economia

“Dati aprendi”, aiutaci a monitorare quelli che dovrebbero essere open data ma non lo sono

«L’utente riconosce ed accetta che l’uso di questo sito è a suo esclusivo rischio e pericolo». Dovrebbe essere lo strumento per permettere agli italiani di monitorare l’andamento del Pnrr, lo strumento di rilancio del paese dopo la pandemia, eppure c’è scritto così nella sezione termini e condizioni di ItaliaDomani.

Si tratta però solo dell’ultimo caso in un paese che ha qualche difficoltà, per usare un eufemismo, con l’apertura dei dati. Lo si è visto, in maniera lampante, durante la pandemia, con InfoData che ha cercato di contribuire raccogliendo e rendendo disponibili i dati sull’andamento del contagio.

Tra chi si occupa di open data, poi, celebre è il caso dei codici di avviamento postale, che Poste Italiane cede solo a pagamento. Lo fa trattandosi di un’azienda di diritto privato per la quale i dati relativi ai Cap rappresentano un asset. Si tratta però pur sempre di una realtà controllata a maggioranza dal ministero dell’Economia, in parte direttamente, in parte attraverso Cassa Depositi e Prestiti. E insomma, una riflessione sul tema varrebbe la pena di farla, come scrive Maurizio Napolitano, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler che si occupa di tecnologie geospaziali e beni comuni digitali.

Il senso di questo pezzo è che InfoData ha deciso di lanciare una sorta di censimento dei dati aprendi, una brutta locuzione che utilizza il gerundio come facevano gli antichi romani. Per i quali «Carthago delenda» era la città di Cartagine che doveva essere distrutta e «data aperiendi» i dati che dovevano essere aperti. Ammesso e non concesso che all’epoca si avesse un concetto di dati paragonabile a quello odierno.

La redazione lancia dunque questo form, invitando i lettori a segnalare i dati aprendi. Noi ci impegnamo a verificare, segnalare e monitorarne l’apertura.