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economia

Per il corpo di mille balene, ma quanto erano democratici i pirati? L’analisi sulla disuguaglianza

Il tema della disuguaglianza e della giustizia sociale è troppo importante per buttarla in caciara e proprio per questo l’esempio di una delle organizzazioni più efficienti della storia della criminalità è denso di spunti di riflessione.

Cominciamo con il condividere alcuni punti della costituzione della Royal Rover, una nave dei tempi d’oro della pirateria, vale a dire i primi trent’anni del diciottesimo secolo, quando per i sette mari scorrazzava Edward Teach, meglio noto come Barbanera.

– Ogni uomo ha diritto di voto per le decisioni più importanti e gli spetta la stessa razione di cibo
– Nessuna persona può giocare a dadi o a carte per soldi
– Le luci vanno spente alle otto di sera e tutti a nanna; se qualcuno vuole fare le ore piccole, se ne vada sul ponte all’aperto
A giudicare dai primi articoli, sembrerebbe una comunità di missionari invece che un covo di manigoldi e potenziali assassini.
Eppure questo era un testo piuttosto standard tra le migliaia di pirati di quel periodo.
Ma com’è che, dunque, i pirati, e lo vedremo anche nella distribuzione del bottino, erano una società così democratica?
A volte ci dimentichiamo di quanto siano importanti le istituzioni e il loro setting e, soprattutto, quanto la struttura degli incentivi determini il mondo in cui le istituzioni stesse vengono poi disegnate.
C’è un articolo pubblicato nel 2007 da Peter Leeson sul prestigioso Journal of Political Economy che affronta proprio la questione nel dettaglio.
Quando si guarda alla distribuzione del reddito tra corsari e bucanieri, i numeri possono sembrare sorprendenti.
Graficamente, ci viene in aiuto al curva di Lorenz che, nelle scienze sociali, è lo strumento principe per misurare la disuguaglianza nella distribuzione. Da essa deriva il calcolo dell’indicatori di Gini, un coefficiente tra 0 ed 1 che misura quanto disuguale sia la distribuzione di reddito (o di qualsivoglia risorsa) all’interno di una popolazione.
Per semplificare brutalmente, il coefficiente assume valore 1 (massima disuguaglianza) quando una sola persona ha il 100% del reddito.
E 0 quando tutti hanno la stessa quota.
Come si costruisce la curva di Lorenz?

 

Partiamo da qui.
Se sull’asse delle ascisse mettiamo la distribuzione in percentuale di una popolazione e sull’asse delle ordinate la proporzione cumulata dei redditi, la bisettrice 45° identifica la retta dell’uguaglianza perfetta.
Ogni punto infatti è tale che la x corrisponde alla y: quindi, il 10% delle persone possiede il 10% del reddito cumulato, il 50% la metà. E così via con perfetta corrispondenza tra percentuale di persone e percentuale di reddito rispettiva.
La curva di Lorenz misura appunto quanto reddito è posseduto da quale fetta della popolazione e tipicamente ogni distribuzione coinciderà con la retta della perfetta uguaglianza oppure giacerà al di sotto di essa, e sempre più lontano, quando c’è un certo livello di disuguaglianza.
Osserviamo i dati per la Royal Rover:

In base alla costituzione vigente tra i pirati, la distribuzione del bottino era molto egualitaria e questo infatti si traduce in una curva molto vicina alla retta dell’uguaglianza perfetta.
La cosa interessante è confrontare la distribuzione del reddito su una nave pirata con quella di alcune imbarcazioni della Marina britannica

Il confronto è impietoso: le curve per le due navi di Sua Maestà Active e Favourite mostrano chiaramente come il reddito fosse distribuito in modo molto più diseguale sulle navi della marina.
E non stupisce: capitani, ammiragli e ufficiali appartenevano all’aristocrazia mentre i marinai semplici, molto spesso, avevano origini assai più umili e un conseguente trattamento economico da miseria.
I dati presentati da Leeson ci dicono anche che, per usare termini molto di moda oggi, le navi pirata erano all’avanguardia sui temi della diversity e dell’inclusione: eterogeneità di etnia, pluralità di origini geografiche e sociali.
Ma era la società perfetta?
È più che opinabile.
La struttura sociale della Marina Britannica era molto diversa da quella della società pirata. E così erano gli incentivi.

Alla fine un indicatore empirico non va preso come oro colato, ma sempre letto nel suo contesto e, di nuovo, in relazione al setting istituzionale.
Le navi pirata erano organizzate in modo democratico e cooperativo perché la collaborazione e l’egualitarismo erano il modo migliore di ridurre alcuni incentivi nefasti, quali il comportamento predatorio del capitano, gli ammutinamenti e il caos delle rivolte.
Se hai a che fare con Spugna e una masnada di pendagli da forca che hanno poco da perdere, in veste di Capitan Uncino ti conviene andare di bastone, quando serve, ma anche di carota.
Per non parlare di quelli che in economia si chiamano problemi principal – agent, principale – agente.
Spesso le navi pirata erano proprietà di trafficanti senza scrupoli che, però, non si prendevano il rischio di andare per mare e affidavano la gestione a una ciurma di corsari.
Per ridurre i rischi dell’asimmetria informativa (se sono per mare, nessuno mi controlla se rubo, se mi porto via la nave come Jack Sparrow, se distribuisco più cibo di quello consentito) patti chiari e regolati aiutano a colmare la cosiddetta incompletezza dei contratti.
Vitaccia, comunque, quella dei pirati: i dati alla fine mostrano che morivano giovani, guadagnavano poco e andavano spesso incontro a morte violenta.
In un regime, tuttavia, di perfetta uguaglianza.
Yo ho ho, per la benda di Barbanera, sarà per il prossimo arrembaggio!