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politica

Dati, sondaggi e studi accademici: i numeri della comunità di gay e lesbiche e l’anomalia italiana

Il disegno di legge Zan è una proposta legislativa il cui obbiettivo è prevenire e contrastare discriminazione e violenza fondati su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità. È un tipo di norma presente nella maggior parte delle nazioni europee, ma non ancora in Italia. Per il codice penale oggi è reato commettere violenza o istigare a commetterla per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Una delle novità principali della legge Zan consiste in una estensione di questa misura anche alle discriminazioni basate appunto su genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità.

Rispetto alle altre principali nazioni sviluppate europee l’Italia si trova in una posizione piuttosto particolare non solo a livello legislativo, ma anche per quanto riguarda il modo in cui le persone percepiscono e si rapportano con queste minoranze. Diversi studi accademici mostrano infatti che gli italiani tendono a esprimere sentimenti di poca tolleranza verso la diversità molto più spesso che altrove – quanto meno fra paesi a noi simili.

Una di queste analisi si trova raccolta per esempio nell’ultimo European Social Survey, uno dei principali e più ampi strumenti di indagine che ci consente di capire come la pensano gli europei su tanti temi politici, economici e sociali. L’ultima edizione dello studio contiene dati aggiornati al 2018, e come per gli anni precedenti include un campione rappresentativo della popolazione di ogni nazione analizzata.

Una delle domande che i ricercatori hanno posto a decine di migliaia di cittadini del continente riguarda proprio la loro percezione delle persone gay o lesbiche. E più precisamente se, a loro avviso, queste persone dovrebbero essere libere di vivere come desiderano.

La risposta al quesito fa emergere enormi differenze da una parte all’altra dell’Europa. In linea generale le nazioni dell’Europa occidentale mostrano un altissimo livello di accordo con questa idea: si dice contrario o molto contrario meno del 5% di irlandesi, inglesi, olandesi o norvegesi, con francesi e tedeschi soltanto qualche punto sopra.

L’Italia però fa in qualche misura eccezione, e nel nostro paese a ritenere che gay e lesbiche non debbano vivere come vogliono è il 14% delle persone, un numero più vicino a quello di nazioni come Repubblica Ceca o Slovenia che al resto degli altri paesi europei occidentali. Andando verso oriente i numeri salgono ancora, e in luoghi come Ungheria o ancora più in Serbia troviamo oltre un terzo della popolazione che esprime un basso livello di tolleranza verso queste minoranze.

Questi risultati per l’Italia non sembrano essere frutto di un caso, né di un’eccezione che emerge da un singolo studio come pure potrebbe succedere. Al contrario, suggerisce un numero crescente di studi, sono coerenti con un livello generale di tolleranza verso le minoranze piuttosto basso, quanto meno se confrontato al resto delle nazioni occidentali.

Se per esempio guardiamo alle domande relative all’immigrazione – quesiti come “gli immigrati rendono il proprio paese un posto migliore o peggiore dove vivere?” –, gli italiani fanno di nuovo registrare risposte lontane dal resto dell’Europa occidentale e invece più simile a quelle di chi vive in nazioni dell’est.

L’istituto Pew Research, un altro centro di ricerca che si occupa di studiare la percezione delle persone su diversi temi, ha trovato anch’esso evidenza di un minor livello di tolleranza espresso dagli italiani – quanto ad accettazione dell’omosessualità – rispetto al resto degli abitanti dell’Europa occidentale. In uno studio del 2018, poi, ricercatori e ricercatrici hanno sintetizzato in un indice numerico le opinioni contrarie a immigrati, minoranze religiose e sociali, trovando in effetti che proprio l’Italia presentava i valori maggiori fra tutte le nazioni dell’Europa occidentale. Una persona su quattro ha dichiarato che non sarebbe disposta ad accettare un ebreo come membro della propria famiglia, e il 43% non vorrebbe una persona di religione musulmana.

Un Eurobarometro condotto nel 2019 ha suggerito qualcosa di simile, con il 27% di italiani e italiane in disaccordo con l’affermazione: “le persone gay, lesbiche e bisessuali dovrebbero avere gli stessi diritti di quelle omosessuali“. Ancora una volta i valori più elevati dell’Europa occidentale.

Quelle riportate nell’articolo, è importante ricordarlo, sono il risultato di una media statistica dei risultati delle interviste. Sono numeri interessanti per farsi un’idea generale di come la pensano le persone nelle varie nazioni – di cosa li unisce e cosa li divide –, ma questo è l’unico senso in cui una generalizzazione del genere può essere utile. Com’è naturale poi ogni singolo individuo la pensa a modo suo, a prescindere da dov’è nato o nata.

Al di là di questi studi, un altro indizio importante di come gli italiani si pongono verso le persone gay, lesbiche o transessuali viene di nuovo dal mondo legislativo. L’Italia è stata a lungo l’ultima fra le principali nazioni sviluppate ad adottare una legge sulle unioni civili, mentre resta ancora oggi priva di una norma che renda possibile il matrimonio vero e proprio fra persone dello stesso sesso – cosa che in buona parte del continente è ormai possibile e persino scontata da molti anni.