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finanza

Come sta andando la Brexit? Come leggere i numeri del crollo dell’import-export con l’Ue

Il 12 marzo sono sono stati pubblicati dall’Ons (Office for National Statistics) i dati  sulla bilancia commerciale della Gran Bretagna che ha mostrato un calo record delle esportazioni e delle importazioni da e verso l’Unione europea. In base ai dati di gennaio il Regno Unito ha registrato un crollo record del 40,7% delle esportazioni verso l’Unione Europea e un calo del 29% delle importazioni.  Qui sotto la grafica realizzata da Statista.

E’ uno dei primissimi segnali dell’impatto della Brexit che si concluderà il 31 dicembre. Tuttavia, come sostengono gli esperti, è ancora presto per fare i conti.  I segni meno erano attesi ma inferiori a quanto previsto dagli autotrasportatori che per primi hanno denunciato i ritardi legati alle nuove regole e ai nuovi sistemi di controllo. Nell'”equazione” vanno considerato anche i controlli sanitari legati al Covid-19 che non hanno aiutato (non solo in Uk). Inoltre,  a novembre e dicembre l’ONS riferisce di aver registrato una “crescita  delle importazioni e delle esportazioni di merci in preparazione per la fine del periodo di transizione dell’uscita dall’Ue“. Si tratta di un fenomeno che è stato osservato anche nel periodo che precede le due precedenti scadenze per la Brexit nel 2019.  L’Ons tuttavia dichiara che ci sono segnali di miglioramento e il numero di aziende che ha dichiarato di avere problemi ad esportare o importare è in calo.

Se quindi è vero che questi primi messi possono considerarsi anomali per stimare l’impatto della Brexit sul commercio sono stati presentati scenari meno rassicuranti: Suren Thiru, capo economista presso le Camere di commercio britanniche, ha dichiarato: “Le difficoltà pratiche incontrate dalle imprese sul campo vanno ben oltre i semplici problemi iniziali e con l’interruzione dei flussi commerciali Regno Unito-UE persistenti, il commercio è probabilmente un freno alla crescita economica del Regno Unito nel primo trimestre del 2021 “.

Nel 2019 le esportazioni del Regno Unito verso i 27 stati membri sono state di 294 miliardi di sterline mentre le importazioni in Uk dall’Ue sono state di 374 miliardi di sterline.

 

Abbiamo dato un’occhiata ai numeri pubblicati dalla UK House of Commons Library, facendo riferimento ai dati del 2019 per quel che riguarda l’import/export tra Regno Unito ed Unione Europea, declinato per i singoli stati appartenenti alla EU.

A livello globale, l’Unione Europea rappresenta il maggior partner commerciale, costituendo circa il 47% del volume di affari UK, risultando il compratore del 42,6% dell’export e produttore di quasi il 52% dell’import del Regno Unito.

Nei grafici che seguono, per ogni nazione sono rappresentate le percentuali di import ed export sul totale del sistema UK, colorate rispettivamente di blu e rosso, a cui poi si abbina una mappa che per ogni stato rappresenta la differenza in punti percentuali tra queste due metriche, colorando di conseguenza il territorio corrispondente secondo un gradiente che spazia dal blu scuro per le realtà caratterizzate da una componente maggior di import, al rosso intenso di quelle più inclini all’export.

Osservando i numeri, emerge che i tre paesi più “legati” al Regno Unito sono Germania, Olanda e Francia.

In particolare, la Germania figura in prima posizione sia per quello che riguarda l’import da parte dell’UK sia per quanto concerne la ricezione dell’export del paese, stabilizzandosi su percentuali rispettivamente pari al 20,9% e 18,9% del totale, consolidando il primato che vede comunque anche gli altri due paesi menzionati in doppia cifra su entrambe le metriche (Olanda 13,8% più 14,2%; Francia 12,1% più 13,7%).

Tra le altre nazioni, c’è solo un solo un altro caso con valore superiore al 10% per una delle due misure, vale a dire l’Irlanda, che con il 13,6% relativo all’export proveniente dal Regno Unito si colloca in quarta posizione per la classifica dedicata, staccando nettamente l’Italia al quinto posto (6,9%), ma soprattutto risulta essere il paese con la maggiore differenza (espressa in punti percentuali) tra le due grandezze.

Il valore assoluto di 5,6 punti che separa il 13,6% (export UK) dall’8% (import UK) – caratterizzato dal segno meno in virtù della “tendenza export – è infatti nettamente il dato più alto tra tutti i ventisette paesi, a prescindere dalla propensione verso l’una o l’altra direzione dello scambio.

Se quindi dal “lato rosso” troviamo l’Irlanda come rappresentante massima del disavanzo a favore dell’export proveniente dal Regno Unito, dall’altro, vale a dire “quello blu”, troviamo la Germania con un saldo di due punti percentuali, valore di poco superiore alle differenze registrate nelle nazioni che seguono, come Spagna (1,8) e Lussemburgo (1,6).

Come anticipato parzialmente in precedenza, nel 2019 l’Italia è risultata essere il quito paese per quanto riguarda l’export britannico (6,9% del totale), classificandosi poi al settimo posto sul fronte della produzione di ciò che è stato importato in UK (6,8%), collocandosi così all’interno del gruppo di paesi principalmente allineati sull’equilibrio tra i due versi degli scambi.