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politica

Democracy Index 2020, il 70% dei Paesi accusa un declino a causa delle restrizioni di libertà

La pandemia ha avuto un impatto negativo sulla democrazia e sulla libertà di informazione in ogni Paese. Secondo il “Democracy Index 2020” dell’Economist Intelligence Unit che è stato pubblicato a inizio febbraio, quasi il 70% dei paesi analizzati ha accusato un calo del punteggio complessivo. L’indicatore elaborato dall’Economist Intelligence Unit misura lo stato della democrazia in circa 167 Paesi. Ventitre paesi nel mondo sono stati classificati come “democrazie complete“, inclusi tutti i paesi scandinavi, diverse nazioni dell’Europa, nonché Canada, Nuova Zelanda, Australia, Uruguay, Mauritius, Costa Rica, Corea del Sud e Cile . Il Giappone e Taiwan si sono uniti al gruppo delle democrazie a pieno titolo. L’Italia si trova nella posizione 29esima, nella categoria definita “flawed democracy” che può essere tradotta “democrazia con difetti”.

Le restrizioni imposte dal lockdown e la libertà. Il motivo di questo declino quasi generalizzato è legato alle restrizioni alla libertà imposte dal lockdown. In base ai dati raccolti l’anno scarso a calare di più è il punteggio globale medio delle libertà civili  che ha toccato il livello peggiore da quando l’indice è stato elaborato per la prima volta nel 2006. Ma quello che è accaduto nelle democrazie più deboli e negli Stati autoritari è stato un uso pretestuoso delle limitazioni della libertà per il virus per combattere e reprimere con ancora più forza gli oppositori. Per il 2021, secondo l’Economist, le cose potrebbero peggiorare ulteriormente. Attualmente solo l’8,4% della popolazione vive in democrazie complete. Più di un terzo della popolazione mondiale vive sotto un regime autoritario.

 

Cosa misure il Democracy Index. Si tratta di una media ponderata basata sulle risposte a 60 domande, ognuna delle quali ha due o tre alternative risposte permesse. Molte delle risposte sono “valutate da esperti”; il report non indica il tipo di esperti, né il loro numero, né se gli esperti sono impiegati dal The Economist o ad esempio studiosi indipendenti, né la nazionalità degli esperti. Alcune risposte sono fornite dall’esame dell’opinione pubblica emergente da sondaggi nei rispettivi paesi. “Nel caso di paesi per i quali manchi un sondaggio, questo viene ricavato da paesi simili e la valutazione degli esperti viene usata per chiarire i punti oscuri.

Per ciascuno dei 60 quesiti, gli esperti assegnano una valutazione di 1 (corrispondente alla risposta “sì”) o 0 (“no”), oppure, in alcuni casi è ammesso anche lo 0,5 (per risposte non nette). Oltre alla valutazione degli esperti, si tengono in considerazione sondaggi nazionali o regionali certificati e parametri come la partecipazione elettorale. Ogni macro categoria, alla fine, riceve un punteggio da zero a dieci e in base alla media dei voti ottenuta si stila la classifica. I risultati dell’indice vengono poi utilizzati per posizionare i Paesi in uno dei 4 tipi di regime democratico: “democrazia piena” (punteggio superiore a 8), “democrazia imperfetta” (tra 6 e 8), “regime ibrido” (tra 4 e 6) e “regime autoritario” (4 punti o inferiore).

Dagli indici delle cinque categorie, tutti mostrati nel report, viene poi calcolata la media che fornisce il democracy index della nazione. Infine questo decide la classificazione della nazione in questo modo:

  1. Democrazie complete (punteggio di 8-10): sono nazioni dove le libertà civili e politiche di base non solo sono rispettate, ma anche rinforzate da una cultura politica che contribuisce alla prosperità dei principi democratici. Queste nazioni hanno un valido sistema di pesi e contrappesi di governo, una magistratura indipendente le cui decisioni vengono imposte, governi che funzionano in maniera adeguata e media che sono diversificati e indipendenti. Queste nazioni hanno problemi limitati nell’ingranaggio democratico;
  2. Democrazie imperfette (punteggio da 6 a 7.99): sono nazioni dove le elezioni sono libere e le libertà civili di base sono rispettate, ma possono avere dei problemi (ad esempio violazione della libertà d’informazione). Nondimeno, queste nazioni hanno delle significative falle in altri aspetti democratici, inclusi una cultura politica sottosviluppata, bassi livelli di partecipazione nella vita politica, e problemi nel funzionamento del governo.
  3. Regimi ibridi (punteggio da 4 a 5.99): sono nazioni dove avvengono puntualmente significative irregolarità nelle elezioni che non sono quindi libere. Queste nazioni comunemente hanno governi che mettono pressione all’opposizione, una magistratura non indipendente e una corruzione estesa, pressione sui media, debole principio di legalità e falle più pronunciate delle democrazie imperfette nel campo della cultura politica sottosviluppata, bassi livelli di partecipazione politica e problemi nel funzionamento del governo.
  4. Regimi autoritari (punteggio inferiore a 4): sono nazioni dove il pluralismo politico è assente o è estremamente limitato. Queste nazioni sono spesso dittature assolute, possono avere qualche istituzione convenzionale propria di una democrazia ma di scarsa rilevanza; le violazioni e gli abusi sulle libertà civili sono all’ordine del giorno, le elezioni (se ci sono) non sono assolutamente libere, i media sono spesso controllati dallo Stato o da gruppi associati al regime, la magistratura non è indipendente, la censura è onnipresente e sopprime ogni critica che interessi il governo.