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cronaca

Operatori sanitari, medici, infermieri e anziani: quante dosi di vaccino serviranno in Italia?

 

Entro la metà di gennaio 2021 saranno disponibili in Italia 1,8 milioni di dosi di vaccino, e a seguire, altre. Il documento ufficiale del Piano Vaccinale COVID-19 pubblicato dal Ministero, a pagina 6 di 13 conta fra le categorie prioritarie 1.404.037 operatori sanitari e sociosanitari, 570.287 soggetti tra personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani e 4.442.048 persone con più di 80 anni (questo dato però, attenzione, sono gli over 80 che vivono in Italia al 1 gennaio 2020, incluso chi vive nelle RSA). I 60 – 79 enni sarebbero circa 13.432.005 individui, mentre i pazienti cronici 7.403.578. I dati – si legge – provengono da ISTAT, Ministero della Salute, Regioni e Commissario Straordinario. In questi giorni il Ministero ha reso inoltre noto l’avviso pubblico per assumere con un contratto a tempo determinato fino a 3.000 medici e 12.000 infermieri e assistenti sanitari, per la somministrazione del vaccino nelle oltre 1.500 ormai note strutture a forma di fiore rosa su tutto il territorio nazionale.

Abbiamo controllato tentando anche noi qualche calcolo, chiaramente in termini di ordini di grandezza e con dati riferiti al 2019 e possiamo trovare online. È presto per esempio per conoscere quante persone ci sono per fascia di popolazione in Italia a fine 2020, specie alla luce della pandemia.

Iniziamo con anziani nelle RSA e operatori sanitari. Non è facile contare quanti anziani vivono nelle RSA in Italia, perché ci sono strutture pubbliche, altre private. Istat fornisce i dati al 2015 ed è attualmente in corso una nuova rilevazione . Sappiamo che al 31 dicembre 2015 i presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari attivi In Italia erano 12.828 per complessivamente di 390.689 posti letto.

Gli operatori sanitari in Italia nel 2018 (questi gli ultimi dati che abbiamo trovato) sarebbero: 187.179 medici specialisti e 53.109 Medici di Medicina Generale, 49.552 odontoiatri, 16.807 ostetriche, 346.949 infermieri. A questi si aggiungerebbero circa 300.000 OSS più un numero di operatori di RSA e altre strutture per anziani che difficilmente riesce a calcolare con precisione, anche perché molti sono stati assunti in emergenza, altri sono assunti a tempo determinato.

Stando a questi dati, per il primissimo round di vaccini saremmo quindi nell’ordine di 1,4 milioni di persone.

Poi nell’ordine ci sarebbero gli over 65 partendo dai più anziani, a cui vanno tolti quelli già vaccinati nelle RSA. Stando ai dati Istat, al 1 gennaio 2020 (stessa fonte usata nel piano vaccini) gli over 80 erano 4.442.048 persone, i 75-79 enni 2.659.735, i 70-74 enni 3.347.095, i 65-69 enni 3.498.076 persone. Un totale di  circa 13,5 milioni di italiani, tolti i circa 400 mila delle RSA.
Insomma, si tratterebbe con questa strategia di vaccinare, andando con ordine, intanto 20 milioni di italiani, una persona su tre. A questo numero però vanno tolti tutti coloro che hanno già avuto il virus, ma noi non sappiamo calcolare quante sono le persone appartenenti alle sopra citate categorie a rischio fra gli 1,7 milioni di persone che hanno già avuto la malattia (al netto dei 64 mila deceduti).Per chi ha meno di 65 anni ma ha almeno una malattia cronica la stima è più complessa. Possediamo i dati del Sistema di Sorveglianza PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità fra i 18-65 enni nel periodo 2015-18: 2.3 milioni di 18-49 enni con patologie croniche e 3,4 milioni di 50-64 enni. Un totale di 5,7 milioni di persone circa (quindi sembrerebbe meno di quanto scritto nel piano vaccinale), includendo cardiopatie, tumori, diabete, malattie respiratorie croniche, ictus e ischemia, malattie epatiche e insufficienza renale.

E se vaccinassimo prima i lavoratori e le lavoratrici? Ci troveremmo di fronte al problema enorme di riuscire a fare una stima corretta di quante siano queste persone, considerando anche chi ha uno dei cosiddetti “lavori atipici”.

E se invece vaccinassimo prima i ragazzi? I minorenni in Italia sono 9.542.000, i 18-25 enni 4.772.000 (dato Istat al 1 gennaio 2020). Tutto ciò detto, sempre posto che non è per nulla detto che gran parte della popolazione voglia vaccinarsi, anche fra il personale medico. Un sondaggio condotto a fine ottobre dall’American Nurses Association (associazione infermieri statunitensi) riporta che solo un terzo dei 13.000 infermieri intervistati ha dichiarato che si sarebbe fatto vaccinare volontariamente; un altro terzo che non l’avrebbe fatto e l’ultimo terzo degli infermieri ha affermato di non essere sicuro. Certo, era fine ottobre, prima degli annunci delle grandi compagnie farmaceutiche. Magari le cose sono cambiate.