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politica

Sei uno studenti fuorisede? Ecco in quanti non festeggeranno il Natale in famiglia

Diciamolo subito, così da evitare equivoci: Infodata non è negazionista. Da mesi ribadiamo che è importante evitare assembramenti, indossare le mascherine, lavarsi spesso le mani. Lo ricordiamo sperando di evitare una parte delle critiche che il titolo di questo pezzo certamente attirerà. Allo stesso modo, per quanto sia spiacevole non poter passare il Natale con i propri cari, è infinitamente meglio che passarlo in un reparto di terapia intensiva.

Detto questo, qui a bottega si tenta sempre di provare ad utilizzare i numeri per raccontare la realtà. E di fronte al Dpcm natalizio presentato ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che impedisce di lasciare il proprio comune a Natale, non si poteva certo abbandonare la linea. L’obiettivo, dunque, quello di misurare il numero di italiani che vive in un comune diverso da quello in cui ha la residenza. I fuorisede, in altre parole.

Il problema è che nessuno li censisce. Nè, del resto, si potrebbe fare. Un italiano può andare a vivere nell’angolo d’Italia che preferisce, senza bisogno di comunicarlo a chicchessia. Istat ha provato a misurare il fenomeno, pubblicando quella che ha definito una statistica sperimentale. Sì, anche gli statistici fanno esperimenti. Nello specifico, per misurare la popolazione insistente.

Ovvero il numero di persone che insiste, per dirlo meglio si trova, su un determinato territorio. Il guaio è che il calcolo veniva effettuato sottraendo al totale dei residenti il numero di quelli che lavorano fuori comune e aggiungendo il numero dei pendolari. Ovvero di chi risiede in un altro comune ma lavora in quello del quale si sta calcolando la popolazione insistente. La stessa Istat, qui l’inghippo, definisce questa come popolazione insistente diurna, nel senso che non c’è modo di sapere se i pendolari siano tali davvero oppure siano persone che si sono trasferite senza spostare la residenza.

Come fare, quindi? Fortuna vuole che nel medesimo dataset, Istat abbia inserito anche i dati relativi agli studenti fuorisede. Calcolando cioè per ogni città universitaria d’Italia il numero di iscritti residenti in altro comune. E dividendo il numero per quartili, che permettono così di capire quanto sia grande l’area entro la quale risiede il 25% degli studenti e quanto sia grande quella in cui ha la residenza il 75% degli studenti. Il risultato è rappresentato in questa mappa:

La raccomandazione è quella di utilizzare il filtro che si trova nella parte bassa della mappa (in alto a sinistra per chi legge da desk) così da isolare una singola realtà universitaria. Il cerchio giallo indica l’area entro la quale risiede il 25% degli studenti che vive più vicino alla sede dell’ateneo. Quello azzurro aumenta invece la percentuale al 75%.

Ovviamente, più grandi sono i cerchi, soprattutto il secondo, più l’università è in grado di attirare studenti da fuori. E quindi, potenzialmente, più è alto il numero di studenti che non potrà trascorrere il Natale con i propri cari. Beninteso, questi dati fanno riferimento al 2017 e non tengono conto del fatto che il 2020 ha visto un aumento delle immatricolazioni nelle università del Sud. Le quali, in generale, sono meno attrattive rispetto a quelle del Nord. E nemmeno del fatto che, grazie alla didattica a distanza, molti studenti sono rimasti a casa invece di ritornare nelle città universitarie. Ma questi sono i limiti cui si va incontro quando si prova a misurare un fenomeno come quello delle persone che risiedono fuori dal comune di residenza che, per definizione, è impossibile da misurare con certezza.