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Nel 2020 le persone over 60 sono più numerose dei bambini sotto i 5 anni

 

 

Nel 2020, per la prima volta nella storia, le persone di età pari o superiore a 60 anni sono state più numerose dei bambini sotto i 5 anni. Nella maggior parte dei paesi del mondo gli over 60 erano una persona su otto nel 2017, saranno una su sei entro il 2030 e una su cinque entro il 2050.
Ad agosto 2020 l’Assemblea Mondiale della Sanità (World Health Assembly) dell’Oms ha lanciato il Decennio dell’invecchiamento in salute 2020-2030 (Decade of Healthy Ageing 2020-2030)  all’interno del quale ci si propone di migliorare la vita delle persone anziane mettendo in campo politiche coordinate in quattro direzioni: cambiare il modo in cui pensiamo all’invecchiamento; sviluppare comunità in modi che promuovano le capacità di autonomia delle persone anziane; fornire assistenza integrata centrata sulla persona e servizi sanitari primari che rispondano alle loro esigenze; e fornire agli anziani che ne hanno bisogno l’accesso a un’assistenza di qualità a lungo termine.

Ma come li misuriamo questi altisonanti obiettivi? Parallelamente a questi desiderata, l’Oms ha lanciato un nuovo portale di dati che contiene non solo i dati a livello mondiale sullo stato di salute delle persone dai 60 anni in su (percentuale di sovrappeso e obesità, prevalenza di malattie croniche, di disabilità e via dicendo), ma anche con statistiche su quanti e quali paesi stanno portando avanti politiche a sostegno dell’invecchiamento (qui tutti gli indicatori) e quanti stanno misurando l’inclusione sociale dei propri anziani, primo passo per un invecchiamento in salute.
Spoiler: in Europa le cose non vanno male rispetto al resto dei continenti, ma nel complesso la strada da fare è ancora tanta. Per esempio solo 31 paesi su 53 europei hanno un piano nazionale per l’invecchiamento in salute e 40 su 53 hanno nel proprio sistema legislativo delle regolamentazioni contro la discriminazione legata all’età, per esempio sul luogo di lavoro. Infine solo 20 paesi europei raccolgono dati sullo stato di salute della popolazione anziana.

Come funziona il dataset. I dati non provengono solo dai database dell’OMS, ma anche da altre organizzazioni internazionali come UNDESA, ILO, la Banca mondiale e l’OCSE, nonché istituzioni accademiche come l’Institute for Health Metrics and Evaluation. Sono disaggregati per età, sesso e paese, e sono visualizzabili attraverso mappe, grafici e tabelle, il portale offre opzioni su misura per la visualizzazione e l’analisi dei dati.
Ed entro la fine del 2020, gli utenti del portale saranno in grado di creare profili nazionali come sfondo per condurre analisi situazionali e avviare dialoghi politici con le parti interessate.

Perché è importante misurare l’invecchiamento?

Entro la fine del decennio che si è appena aperto, si stima che un abitante del pianeta su tre (il 34%) avrà più di 60 anni. Entro il 2050, la popolazione mondiale di anziani sarà più che raddoppiata, raggiungendo i 2,1 miliardi, che significa che ci saranno più del doppio delle persone sopra i 60 anni rispetto ai bambini sotto i 5 anni. Entro il 2050, le persone di età pari o superiore a 60 anni saranno anche più numerose degli adolescenti e dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni.

È evidente che misurare l’invecchiamento sarà cruciale per decidere quale direzione far prendere alla nostra futura economia, come raccontavamo qualche settimana fa. Una persona di 60 anni in buona salute nel 2020 potrebbe aspettarsi di vivere, in media, altri 22 anni, ma le differenze sono marcate. Vi è una grande disuguaglianza nella longevità in base al raggruppamento sociale ed economico. Ad esempio, nei paesi OCSE un uomo che oggi ha 25 anni con un’istruzione universitaria può aspettarsi di vivere 7,5 anni in più rispetto al suo pari con un’istruzione minore. Per le donne, la differenza è di 4,6 anni.
Nel complesso le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini, tanto che si stima che tra il 2020 e il 2025, l’aspettativa di vita delle donne alla nascita supererà di 3 anni quella degli uomini.

 

La maggior parte delle persone anziane vive e vivrà nei paesi in via di sviluppo. Le proiezioni indicano che nel 2050 quasi l’80% della popolazione anziana nel mondo abiterà nei paesi meno sviluppati.
Già nel 2019, il 37% degli anziani viveva nell’Asia orientale e sudorientale, il 26% in Europa e Nord America, il 18% in Asia centrale e meridionale, l’8% in America Latina e nei Caraibi, il 5% nell’Africa subsahariana, il 4% nell’Africa settentrionale e occidentale e lo 0,7% in Oceania.