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Alluvioni e frane: la mappa dell’Italia in bilico

Nella mappa di Infodata sono rappresentati gli indicatori di rischio per frane e alluvioni relativi a territorio, popolazione, famiglie, edifici, imprese, beni culturali. La percentuale è riferita alla dimensione della superficie interessata. La categoria di rischi, invece è ordinata in una scale di riferimento (che sono diverse tra frane e idraulico). Le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia sono pari a 12.405 km2 (4,1% del territorio nazionale) , le aree a pericolosità media ammontano a 25.398 km2 (8,4%), quelle a pericolosità bassa (scenario massimo atteso) a 32.961 km2 (10,9%). Come si legge la mappa? Se per esempio scrivete Roma  scoprite che ha un rischio idraulico alto per il 7,6% della superficie. Ma questa corrisponde al 4,6% degli edifici e al 2,9% dei beni culturali. Lecco invece ha un rischio frane massimo per il 18,5% del territorio, ma in questo territorio ci vive lo 0,2% della popolazione ed è presente lo 0,1% delle imprese. I dati li trovate qui e anche le spiegazioni relative al tipo di rischio. 

Diamo una percentuale parziale, il 7,9 del territorio nazionale è come se fosse in bilico, a rischio frana. Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) e la piattaforma Idrogeo realizzato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)  e dalle Regioni e Province Autonome a maggio hanno fornito nuovi dati per misurare li rischio idrogeologico. I dati dell’inventario sono relativi a 620.783 fenomeni franosi che interessano un’area di circa 23.700 km quadrati e sono aggiornati tra il 2014 e il 2019.

Come Infodata ci siamo occupati di frane e dissesto idrogeologico da un paio di anni mappando grazie ai dati Ispra i rapporti e aggiornando ove possibili le mappe e i dati. Qui alcune analisi ad hoc.  Mentre se cliccate qui avete un quadro più completo su alcuni dei problemi del territorio italiano.

In Italia, oltre 6 milioni di abitanti risiedono in aree ad elevato e medio rischio di alluvioni mentre la popolazione a rischio frane, se si considerano le due classi a maggiore pericolosità (elevata e molto elevata), è pari a oltre 1,2 milioni di abitanti. (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

Dalla banca dati relativa al dissesto idrogeologico si vede come nel 2017 ci sono state 172 frane importanti che hanno causato in totale 5 vittime, 31 feriti e danni prevalentemente alla rete stradale, eventi distribuiti in particolare nelle regioni Abruzzo, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Nella storia delle alluvioni in Italia ci sono eventi che più di altri sono rimasti nella memoria comune, per aspetti diversi: l’alluvione del 1951 nel Polesine con le sue immagini di una terra che diventa un’immensa distesa d’acqua e le sue pesanti ripercussioni sociali ed economiche di lungo periodo; l’alluvione che colpì Firenze nel 1966 il cui impatto emotivo, suscitato dai danni provocati dall’alluvione al patrimonio artistico e culturale, fece scattare una mobilitazione generale; l’evento di Soverato del 2000, quando a seguito di un evento meteorico particolarmente intenso e alla rapidissima concentrazione dei deflussi, il torrente Beltrame, una fiumara che si origina dall’Aspromonte, si abbatté con la sua massa d’acqua e detriti su un campeggio, ubicato nell’area golenale del torrente, che ospitava persone quasi tutte disabili e relativi accompagnatori; le alluvioni del Tanaro nel 1994 e del Po nel 2000 con le migliaia di sfollati e le immagini di strade interrotte, ponti crollati, abitazioni e aziende sommerse. Nella memoria più recente si addensano altri eventi su aree i cui nomi si ripetono più spesso di altri, Capoterra, Messina, Genova, Le Cinque Terre, la Lunigiana, la Val di Vara, Massa Carrara. Infine si ricorda l’evento del 18-19 novembre 2013 che ha interessato Olbia, il territorio nord orientale e sud occidentale della Sardegna.