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politica

Pandemia, come sono cambiate le parole di Giuseppe Conte. Analisi semantica dei discorsi del premier

È il 30 gennaio 2020 quando l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiara il focolaio di COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. La risposta delle istituzioni politiche è immediata, introducendo una serie di severi provvedimenti che di lì a poco cambieranno profondamente il nostro stile di vita. L’11 marzo l’OMS, vista l’estensione del contagio a livello globale, dichiara lo stato di pandemia. Lo stesso giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con un d.P.C.m. impone misure di quarantena obbligatoria a tutto il territorio nazionale; l’Italia intera è “zona rossa”.

Nello spazio di 90 giorni, termini e professioni prima d’oggi scarsamente diffusi entrano in pieno nel nostro linguaggio quotidiano; “Epidemiologo”, “R0”, “lockdown” popolano i talk show, le pagine di giornali (cartacei ed online), i telegiornali ed affollano i social media.

Mentre i protagonisti della cronaca di questi eventi sono stati i numeri della pandemia (es. morti e contagi); meno attenzione si è fatta ai “dati”, termine che evoca già una maggiore cultura statistica (terreno già battuto da questa testata). Negli ultimi giorni si parla invece della gestione della comunicazione istituzionale, in questo caso il “come” è stata gestita la comunicazione prevale sul “cosa” è stato comunicato. Il peso assegnato alle parole ha un effetto immediato nel cambio della configurazione di scenari, nelle decisioni collettive e nei comportamenti dei singoli.

Per poter ricostruire la trama e l’ordito, ripulendo quanto comunicato fino ad ora da tutte le fake-news e derivati, a cui si ascrive la responsabilità di aver distorto oltremodo la comunicazione istituzionale, bisogna concentrarsi su una lettura critica della sequenza delle comunicazioni ufficiali che hanno condizionato gli ultimi 90 giorni della vita degli italiani.

L’adozione di quest’ottica ha condotto a una ricerca, coordinata dalle professoresse Maria Gabriella Grassia (Università degli Studi di Napoli Federico II) ed Emma Zavarrone (Università IULM di Milano), dedicata all’esplorazione dei discorsi pubblici del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L’analisi condotta si inserisce nel più vasto progetto Co.Me.T.A., che vede coinvolti un team di ricercatori delle rispettive università. L’obiettivo è di analizzare, attraverso l’uso di algoritmi di machine learning, la comunicazione istituzionale e dei media nella gestione della crisi scaturita dalla pandemia.

Il contenuto della comunicazione del Presidente Conte può essere diviso in due momenti: uno riferibile alla fase 1 dell’emergenza e un altro alla fase 2. Nella fase iniziale, il messaggio si è concentrato sempre sulle stesse cinque aree tematiche, afferenti ad aspetti politico/istituzionali, lavorativi/economici, sanitari, nuovi paradigmi sull’organizzazione sociale e ritorno alla normalità.

Nella seconda fase, invece, si assiste a una netta transizione sia nel contenuto sia nello stile della comunicazione adottato; le macro-tematiche cambiano e diventano essenzialmente due: politico-gestionale ed economico-finanziario. Entrambe portano ad assumere una maggiore centralità nei discorsi termini come “responsabilità”, “impatto” ma anche “opposizione” e “liquidità”.

I primi Comunicati Stampa diffusi dal Presidente della Camera hanno affrontato l’aspetto preventivo e rassicurativo data la evidente preoccupazione per le attività economiche e sui tempi presunti e necessari per un effettivo ritorno alla normalità; il grafico mette in evidenza chiaramente la contrapposizione tra le dimensioni “emergenza” e “protezione” che preludono un reale ritorno alla normalità, affrontata quest’ultima nel comunicato del 21 marzo.

È interessante notare l’uso elegante e calibrato dei termini “attività” e “servizi”: all’aumentare della lunghezza del periodo di restrizione il loro uso diventa più ricorrente. La galleria di immagini offre una visuale più completa dei termini utilizzati e delle tematiche delineate e permette di catturare la dimensione l’evoluzione delle tematiche in dimensione diacronica.

La dimensione degli aspetti istituzionali emerge sin dalle prime comunicazioni ufficiali, orientate a diffondere i provvedimenti messi in campo dal governo a sostegno dell’economia e, in particolare, alle azioni volte ad aiutare le imprese ad affrontare la crisi; nella seconda fase tale dimensione assume un tono pragmatico, concentrandosi sulle misure adottate per favorire la ripresa delle attività produttive e commerciali.

Le misure adottate in ottica di sanità pubblica e contenimento dei contagi rappresentano una dimensione costante ed evidenziata in entrambe le fasi analizzate; in particolare, i diversi comunicati si caratterizzano per affrontare in maniera trasversale il tema delle restrizioni anti-contagio e distanziamento sociale.

È qui presente un riferimento alle principali attività delle istituzioni che reggono la vita del nostro paese, compromesse dalle misure di restrizione anti-contagio; questo tema molto importante, che ha un forte impatto sulla quotidianità dei cittadini, mentre nella prima fase viene richiamato con toni esortativi nella seconda i discorsi si concentrano sul “ritorno alla normalità”.

In questa immagine si intercetta un discorso prevalentemente politico, nella prima fase questo si concentra in un gruppo di termini abbastanza definito intorno alle misure adottate dal governo, nella seconda è invece presente un richiamo all’Europa e agli strumenti messi in campo per affrontare la crisi.

Il lavoro è fonte di una costante attenzione, nella prima fase sono espliciti i riferimenti alle politiche da adottare per la tutela dei lavoratori in vista di una crisi economica e i rapporti con l’Europa; mentre nella successiva si fa strettamente riferimento alla stessa fase 2 e sono presenti molti richiami alle misure di protezione personale e distanziamento su luogo di lavoro.

Guardando all’evoluzione delle tematiche in dimensione diacronica si nota come i primi interventi del Presidente Conte vertano prevalentemente sulle misure politiche da adottare per l’organizzazione degli Organi Istituzionali predisposti ad affrontare la crisi sanitaria. Con il primo caso di contaminazione registrato in Italia il registro cambia e i discorsi si focalizzano sugli interventi di mantenimento del rischio di contagio. Quando il 4 marzo viene presa la decisione di sospendere le attività didattiche di ogni ordine e grado, il tema della garanzia all’istruzione entra a far parte delle tematiche trattate dal Premier, a cui si aggiunge quello della trasformazione delle nostre abitudini e la modifica delle attività quotidiane. Allo stesso tempo, viene introdotto anche il discorso sugli interventi da inserire nei decreti futuri, in particolare in riferimento alla tutela del tessuto economico.

Quando il 1 aprile si avviano i preparativi per l’uscita dalla prima fase dell’emergenza il tema della tutela del tessuto economico e del lavoro diviene sempre più predominante. Inizialmente affrontato con toni esortativi in riferimento all’Europa e alla tutela da parte delle istituzioni politiche, con l’avvicinarsi di maggio e della fase due diventano più centrali le modalità adottate per mantenere il distanziamento sociale ed evitare contagio sui posti di lavoro.

* Emma Zavarrone è prof.ssa associato in Statistica Sociale, dip. Studi Umanistici, Univ. Iulm, Delegata del Rettore per la Terza Missione