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cronaca

L’Italia è pronta per le lezioni online? Al Sud e nei piccoli comuni c’è un problema

Il decreto legge approvato lunedì 6 aprile dal consiglio dei ministri ha reso obbligatorie le lezioni on line. Ma il Paese è pronto per la didattica a distanza? Se è vero infatti che il governo ha stanziato 85 milioni di euro per acquisire i device e formare il personale, rimane aperto il problema del digital divide. Infodata ha provato a riassumerlo in questa infografica:

I dati sono aggiornati al 2019 e vengono dall’ultima indagine Istat sugli Aspetti della vita quotidiana. La mappa mostra la percentuale di famiglie che sono connesse alla rete: si va da un 82,3% nella provincia autonoma di Trento al 67,3% della Calabria. Più in generale, scendendo da Nord verso Sud la percentuale di nuclei famigliari connessi si riduce. La media nazionale è pari al 76,1%.

Il grafico a barre nella parte bassa dell’infografica mostra invece la percentuale di famiglie connesse in base alla dimensione del comune di residenza. Come si può notare, sono i residenti dei comuni più piccoli ad essere penalizzati. Ma non è tutto. Seguire in diretta le lezioni on line richiede anche una connessione di un buon livello, che eviti in buona sostanza che salti l’audio o si blocchi il video. E, se possibile, senza un limite di Giga scaricabili come avviene per i contratti mobile, superato il quale i costi di connessione aumentano (anche se alcune compagnie telefoniche hanno previsto offerte ad hoc durante il lockdown).

Per questo si è scelto di rappresentare anche la percentuale di famiglie che abbiano una connessione a banda larga fissa, un dato visualizzabile con il filtro che si trova sotto la mappa (o in alto a sinistra nell’infografica per chi legge da desk). In questo modo le percentuali si riducono: la quota più alta si registra nel Lazio, dove poco meno di due famiglie su tre (62,2%) sono dotate di questo tipo di collegamento alla rete. In Calabria e Basilicata non si va oltre il 41,1%. Anche in questo caso, sono i residenti nei comuni più piccoli quelli maggiormente penalizzati.

I tre quadrati sul lato sinistro dell’infografica fanno invece riferimento alla percentuale di utilizzo di Internet per classe di età. Nello specifico si è scelto di rappresentare, oltre al dato medio del 70,4%, anche i numeri relativi a chi ancora frequenta la scuola. E se il 94,1% dei teenager utilizza la rete e quindi non dovrebbe avere difficoltà a seguire le lezioni on line, per lo meno dal punto di vista logistico, questo vale solo per il 75% di bambini e ragazzi tra i 6 e i 14 anni. Uno su quattro, dunque, potrebbe aver bisogno dell’aiuto di mamma e papà per andare virtualmente a scuola. Un impegno in più per quei genitori che, da remoto o meno, continuano a lavorare anche durante la pandemia.

Ultimi commenti
  • Leonardo |

    Quando si lavora o si studia da casa è importante, nella propria attività, alternare i compiti, per esempio non fare per due ore di fila compilazioni di moduli o stesure di documenti. Alternare con una telefonata con un collega, piuttosto che meeting virtuali, o pause programmate. In altro linguaggio, attività di back e front. Questo è utile per la produttività e la concentrazione. Stare da “soli” non è come stare in ufficio. Si è più produttivi, in molti casi, ma dal punto di vista energetico richiede molto sforzo, in questo periodo siamo comunque costretti a fare di necessità virtù… Un piccolo consiglio: non pensare che per gli altri sia meglio o più facile che a che fare con il modo in cui siamo soliti pensare. Se ci capita spesso di fare pensieri tipo “capitano sempre tutte a me”, “sempre agli altri le fortune”, ” a me non ne va mai bene una!”, questo è il momento di invertire la rotta, buono smart studyng a tutti 🙂

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