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cronaca

Il Coronavirus è diventata una pandemia. Cosa vuole dire? La timeline interattiva

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che l’epidemia mondiale del Coronavirus è una pandemia. Il che significa che si sta diffondendo al di fuori delle misure di contenimento messe in atto in più paesi del mondo. “Pandemia non è una parola da usare alla leggera”, ha detto Tedros, durante un briefing a Ginevra, in Svizzera. “Tutti i paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia.” L’esempio tipico è la pandemia di influenza spagnola, tra il 1918 e il 1920, che uccise decine di milioni di persone in tutto il mondo.  A livello globale, quasi 120.000 persone sono ora confermate per aver contratto il nuovo coronavirus, con oltre 4.000 decessi

 

Qui sopra trovate dal 1920 al 2019 la timeline interattiva realizzata dall’Oms con le pandemie (e le epidemie influenzali). I dati sono stati raccolti dalla rete Centers for Disease Control and Prevention.

1918 (H1N1). La devastante pandemia di influenza del 1918  fu il primo e più forte campanello d’allarme sulla necessità di organizzare un sistema di sorveglianza globale dell’influenza. La rete mondiale di sorveglianza dell’influenza (GISN) dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è stata fondata nel 1952. Fu la pandemia più grave della storia recente. È stato causata da un virus H1N1 con geni di origine aviaria. Sebbene non vi sia consenso universale sul luogo di origine del virus, si è diffuso in tutto il mondo tra il 1918 e il 1919. Negli Stati Uniti, è stato identificato per la prima volta nel personale militare nella primavera del 1918. Si stima che circa 500 milioni di persone o un terzo della popolazione mondiale siano state infettate da questo virus. Il numero di morti è stato stimato in almeno 50 milioni in tutto il mondo con circa 675.000 negli Stati Uniti.

1947: pseudo pandemia (H1N1) Alla fine del 1946, un’epidemia di influenza si diffuse in estremo oriente, in Giappone e Corea, tra le truppe americane, e successivamente, nel 1947, ad altre basi militari negli USA dove fu isolato un ceppo virale che sembrò molto differente dal virus dell’influenza A, sotto il profilo antigenico, per cui fu chiamato: “Influenza A prime”. Si ritiene che questa epidemia possa essere considerata una pandemia lieve, perché si diffuse a livello globale, ma causò relativamente pochi morti. Si verificò il completo fallimento del vaccino nel proteggere un gran numero di militari americani vaccinati. Il vaccino conteneva un ceppo H1N1 che era risultato efficace nelle stagioni 1943–1944 e 1944–1945. Negli anni successivi, quando furono caratterizzati sia il virus del 1943, da cui era stato derivato il vaccino, che quello del 1947 si osservò che le sequenze di RNA virale erano marcatamente diverse in quanto a composizione.

1957 (virus H2N2). Nel febbraio del 1957, un nuovo virus influenzale A (H2N2) emerse in Asia orientale, innescando una pandemia (“influenza asiatica”). Questo virus H2N2 era composto da tre diversi geni di un virus H2N2 originato da un virus dell’influenza aviaria A, inclusi i geni di emoagglutinina H2 e neuraminidasi N2. Fu segnalato per la prima volta a Singapore nel febbraio del 1957, a Hong Kong nell’aprile del 1957 e nelle città costiere degli Stati Uniti nell’estate del 1957. Il numero stimato di decessi era di 1,1 milioni in tutto il mondo e 116.000 negli Stati Uniti.

1977: epidemia dell’Influenza Russa (H1N1)  Questa epidemia (pseudopandemia) si era diffusa nel maggio 1977 nel nord est della Cina, ma fu denominata “Russa”. Essa si diffuse rapidamente ma soprattutto o quasi unicamente tra i giovani con meno di 25 anni, con manifestazioni cliniche lievi, anche se tipicamente influenzali. Si ritiene che i giovani non fossero stati esposti al virus H1N1, che non aveva più circolato più dal 1957, quando erano diventati dominanti prima ceppi H2N2 e poi H3N2. In effetti, la caratterizzazione antigenica e molecolare ha dimostrato che questo virus era molto simile a quelli circolanti negli anni ’50.

1968 (virus H3N2). La pandemia del 1968 fu causata da un virus dell’influenza A (H3N2) costituito da due geni di un virus dell’influenza aviaria A, inclusa una nuova emoagglutinina H3, ma conteneva anche la neuraminidasi N2 del virus H2N2 del 1957. È stato notato per la prima volta negli Stati Uniti nel settembre 1968. Il numero stimato di decessi era di 1 milione in tutto il mondo e circa 100.000 negli Stati Uniti. La maggior parte dei decessi in eccesso riguardava persone di età pari o superiore a 65 anni. Il virus H3N2 continua a circolare in tutto il mondo come virus stagionale influenzale A. I

2009  (H1N1pdm09) Arriva un nuovo virus influenzale H1N1, causando la prima pandemia influenzale globale in 40 anniQuesto nuovo virus H1N1 conteneva una combinazione unica di geni influenzali non precedentemente identificati negli animali o nelle persone. Questo virus è stato designato come virus pdm09 dell’influenza A (H1N1) Il CDC ha stimato che 151.700-575.400 persone in tutto il mondo sono morte a causa dell’infezione da virus pdm09 (H1N1)

Focolai, epidemie e pandemie. Siamo arrivati al 2019. Tratto dall’articolo per 24+ di Cristina da Rold

2019  (MERS-CoV). Nel 2019 si sono registrati numerosi focolai di MERS-CoV nella penisola arabica, con oltre 200 casi confermati con decessi nel Qatar, Oman e in Arabia Saudita. Il 2019 non è stata un’eccezione: per fare un paragone numerico, dal 2012 al 31 ottobre 2019 solo in Arabia Saudita sono stati segnalati all’OMS 2.484 casidi infezione MERS-CoV confermati in laboratorio, di cui 857 decessi.

2019 (febbre gialla, febbre di lassa, vaiolo delle scimmie, listeriosi e altro)  Si sono registrati casi di febbre gialla in Mali, Nigeria, Brasile e Venezuela; di Dengue in Giamaica, Afghanistan, Pakistan, Sudan e in Spagna. Casi di Febbre di Lassa in Sierra Leone e Nigeria; di Polio indotta da vaccini in Pakistan, Myanmar, Ghana, Indonesia e Mozambico. Sempre in Sudan ci sono stati episodi di Rift Valley Fever e in Francia un caso di Zika. Un caso di vaiolo delle scimmie è stato registrato a Singapore, mentre in Congo è stata registrata un’epidemia di chikungunya da gennaio ad aprile che ha coinvolto 6.149 persone. In Spagna dal 7 luglio al 13 settembre, sono stati segnalati in totale 222 casi confermati di Listeriosi, con tre decessi. In Messico è stato registrato un focolaio di 20 casi di infezioni causate da Pseudomonas aeruginosa resistente agli antibiotici.

Tutto questo, senza citare Colera, Morbillo e Malaria, che ogni anno falciano i paesi più poveri, Africa in primis,. Il Colera merita un paragrafo a parte, dal momento che rappresenta la normalità in molti Paesi e una situazione drammatica in Yemen. Si stimano ogni anno da 1,3 a 4 milioni di casi di colera e da 21mila a 143mila morti in tutto il mondo. Riguardo al Morbillo, i dati parlano da sé: nel 2019 (dato OMS) si contano 429mila casi confermati per 142mila morti nel mondo per questa malattia nel 2018 (dato solido più recente).

2019 (ebola). 
La Repubblica Democratica del Congo è a tutt’oggi alle prese con la seconda più grande epidemia di Ebola al mondo. Da agosto 2018 al 21 gennaio 2020 si contano 3.416 casi (3.297 confermati e 119 probabili), inclusi 2.237 decessi, 1.136 sopravvissuti e pazienti ancora in cura. (È possibile monitorare in tempo reale la situazione con questa piattaforma interattiva ).

Il tasso di mortalità è infatti ancora altissimo, intorno al 65%, paragonabile a quello dell’epidemia del 2014-2016 in Africa occidentale quando non erano disponibili trattamenti terapeutici né un vaccino definitivo, nonostante circa 225mila persone siano state vaccinate con Ervebo (rVSV-ZEBOV-GP), un vaccino prodotto da Merck, testato in occasione dell’epidemia di ebola del 2014-2016 in Africa occidentale e approvato definitivamente quanto a qualità, efficacia e sicurezza (in termini tecnici si dice prequalificato) dall’OMS il 12 novembre 2019.

NoteNei 65 anni della sua esistenza, la rete Cdc è cresciuta fino a comprendere 143 centri nazionali per l’influenza riconosciuti dall’OMS, 6 centri dell’OMS, 4 laboratori regolatori e 13 laboratori di riferimento H5. La rete ha dimostrato la sua eccellenza in questi 65 anni, fornendo informazioni dettagliate sulla circolazione dei virus influenzali stagionali, nonché una risposta immediata alle pandemie influenzali del 1957, 1968 e 2009 e alle minacce causate dai virus dell’influenza animale e dalla trasmissione zoonotica di coronavirus.