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Cosa misura il technological index e perché l’Europa del Nord è sempre più avanti

La traduzione letterale è prontezza tecnologica. Nei fatti, questo subindicatore che va a comporre l’indice di competitività delle regioni europee misura la diffusione e la velocità delle connessioni Internet e la propensione di famiglie e imprese ad effettuare compravendite on line.

Per elaborare l’indice si tiene infatti conto della percentuale di famiglie con accesso alla rete, di quelle raggiunte dalla banda larga e di quelle che fanno acquisti online. Quindi si guarda alle imprese: quante acquistino e ricevano ordini grazie a Internet e quante possano contare sulla banda larga. Infine si guarda agli indici di competitività elaborati, su base nazionale, dal World Economic Forum rispetto alla disponibilità delle nuove tecnologie e alla capacità delle imprese di assorbirle.

L’aggiornamento dell’indice al 2019 dice, come si vede dalla mappa che mostra in arancione le zone al di sotto della media europea di 65,1, che la situazione è decisamente migliore nei Paesi del Nord Europa. La regione olanedese di Groningen è l’unica a raggiungere quota 100. Ma, più in generale, sono Olanda e Danimarca a monopolizzare le prime dieci posizioni della classifica. In fondo alla quale si trovano Romania, Bulgaria e Grecia.

Le regioni italiane si trovano tutte al di sotto della media europea, anche se le distanze variano e di molto. La provincia autonoma di Trento, prima italiana della classifica, si trova circa 15 punti sotto la media continentale mentre la Calabria, ultima realtà d’Italia, deve recuperarne 40 per riuscire a virare al blu su una mappa che racconta di come la technological readiness sia appannaggio delle regioni del Nord Europa.

Ultimi commenti
  • Luciano Tornese |

    Mi permetto, con tutto il rispetto verso questa tragica realtà, di far osservare quanto segue:

    1) – Le donne di tutto il mondo, capaci d’intendere e volere e maggiorenni, proprio perché tali, non sono bambine ma esseri umani adulti, di sesso speculare a quello maschile;
    2) – I loro corrispettivi uomini, sono anch’essi a loro volta esseri umani adulti, capaci d’intendere e volere, di sesso speculare a quello femminile;
    3) – Non si sa perché le donne vittime di tali delitti, allorché soccombono per mano degli assassini maschi, diventano d’incanto ‘femmine’ e dunque vittime del particolare reato denominato ‘femminicidio’;
    4) – Le predette, da sempre, sono aduse ad intrecciare libere relazioni amorose con i predetti, perlopiù finalizzate al reciproco soddisfacimento sessuale o sentimentale, di solito consapevoli dei dolori oltre che delle gioie che tali relazioni comportano. In non pochi casi, pienamente consenzienti, accettano di convivere, stabilmente o occasionalmente, con individui di tutte le risme, compresi quelli violenti per vocazione e/o professione; e non di rado se ne compiacciono;
    5) – Quasi sempre tali relazioni, anche le più morbose, torbide, perverse, trasgressive e violente iniziano e si concludono in modo asettico e indolore per tutti, senza clamore e con reciproca o meno soddisfazione di entrambi;  tutte le strade e le case pullulano di ‘ex’ di qualcuno, felici e contenti, maschi o femmine che siano;
    6) – Poiché ENTRAMBI i suddetti esemplari di esseri umani sono notoriamente dotati di carica emotiva, passionale, sessuale, erotica e spesso aggressiva fino alla violenza (ovviamente con modalità diverse dovute alle peculiarità fisiologiche e psicologiche di genere), può succedere quel che è sempre successo fin dalla notte dei tempi: che quello fisicamente più forte prevalga su quello fisicamente più debole;
    7) – In questa eterna contrapposizione a base di amore e odio, data per scontata la condanna dello stalking ai danni del cosiddetto ‘sesso debole’, accade altresì che l’esemplare femmina usi armi tipiche del genere di appartenenza, non meno deleterie di quelle maschili, benché inadatte a spargere sangue nell’immediato: atteggiamenti provocanti e provocatori, piccoli e grandi ricatti, subdola mercificazione del proprio corpo, stalking psicologico più o meno palese a mezzo di comportamenti capricciosi o irridenti nei confronti del proprio partner, che sia coniuge o compagno, stabile o casuale;
    8) – Se si dà per acquisito che gli omicidi e i maltrattamenti (intesi nella loro generalità) purtroppo esistono e sono sempre esistiti, è anche scientificamente e storicamente provato che per poterli compiere è necessario usare violenza nei confronti della vittima;
    9) – Vittime (femmine) e carnefici (maschi) sono così riconosciuti solo alla luce dell’esito di una vicenda passionale finita tragicamente. Nessuno, cioè, può affermare che siano tali per vocazione o costituzione naturale. Non si nasce né vittima né carnefice, ma lo si diventa per vari motivi, non ultimi quelli legati alla vita di coppia;
    10) – Poiché  l’Uomo è nato libero, qualsiasi legame – matrimoniale o di qualunque altro tipo – è, antropologicamente parlando, innaturale e di conseguenza può produrre frustrazione in entrambi i soggetti. Tali frustrazioni possono essere gestite brillantemente ovvero esplodere in concomitanza con eventi sfavorevoli che la vita ha in serbo per ogni essere umano;
    11) – In conseguenza del precedente assunto, la propensione al tradimento (che per l’uomo-gallo è motivo di orgoglio e per la donna-chioccia, invece, di riprovazione) è comunque paritaria perché ubbidisce in entrambi ad istinti naturali altrimenti sopiti o repressi dalle comuni convenzioni;
    12) – Gli uomini-maschi che uccidono le donne-femmine sono e rimangono assassini, e non c’è spiegazione o giustificazione che tenga; al pari delle donne-femmine uccise dagli uomini-maschi, che sono e rimangono vittime, e non c’è colpa o concorso di colpa tale da renderle meritevoli di una fine del genere.

    ERGO…

    … Ciascuno, uomo o donna, maschio o femmina, dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie azioni, senza dimenticare che l’uccisione di un essere umano di sesso femminile da parte di un altro di sesso maschile (femminicidio), è un omicidio; l’uccisione (spesso come mandante, data l’inferiorità fisica) di un essere umano di sesso maschile da parte di un altro di sesso femminile (maschicidio) – per quanto meno frequente – è un omicidio; l’uccisione di un bambino per mano della propria madre o del proprio padre è un omicidio; l’uccisione di un neonato è un omicidio; l’uccisione di un vecchio è un omicidio… La realtà ci mostra che gli assassini non sono ‘Alieni’, ma esseri umani. Tutti. Tranne coloro che lo fanno per professione (criminali, mafiosi ecc.), assassini e assassinati fanno parte della medesima razza. Gli Orchi e le Belle Addormentate, i Lupi Cattivi e i Cappuccetti Rossi appartengono alle favole, non al mondo della Realtà.

  • Luciano Tornese |

    Mi permetto, con tutto il rispetto verso questa tragica realtà, di far osservare quanto segue:

    1) – Le donne di tutto il mondo, capaci d’intendere e volere e maggiorenni, proprio perché tali, non sono bambine ma esseri umani adulti, di sesso speculare a quello maschile;
    2) – I loro corrispettivi uomini, sono anch’essi a loro volta esseri umani adulti, capaci d’intendere e volere, di sesso speculare a quello femminile;
    3) – Non si sa perché le donne vittime di tali delitti, allorché soccombono per mano degli assassini maschi, diventano d’incanto ‘femmine’ e dunque vittime del particolare reato denominato ‘femminicidio’;
    4) – Le predette, da sempre, sono aduse ad intrecciare libere relazioni amorose con i predetti, perlopiù finalizzate al reciproco soddisfacimento sessuale o sentimentale, di solito consapevoli dei dolori oltre che delle gioie che tali relazioni comportano. In non pochi casi, pienamente consenzienti, accettano di convivere, stabilmente o occasionalmente, con individui di tutte le risme, compresi quelli violenti per vocazione e/o professione; e non di rado se ne compiacciono;
    5) – Quasi sempre tali relazioni, anche le più morbose, torbide, perverse, trasgressive e violente iniziano e si concludono in modo asettico e indolore per tutti, senza clamore e con reciproca o meno soddisfazione di entrambi;  tutte le strade e le case pullulano di ‘ex’ di qualcuno, felici e contenti, maschi o femmine che siano;
    6) – Poiché ENTRAMBI i suddetti esemplari di esseri umani sono notoriamente dotati di carica emotiva, passionale, sessuale, erotica e spesso aggressiva fino alla violenza (ovviamente con modalità diverse dovute alle peculiarità fisiologiche e psicologiche di genere), può succedere quel che è sempre successo fin dalla notte dei tempi: che quello fisicamente più forte prevalga su quello fisicamente più debole;
    7) – In questa eterna contrapposizione a base di amore e odio, data per scontata la condanna dello stalking ai danni del cosiddetto ‘sesso debole’, accade altresì che l’esemplare femmina usi armi tipiche del genere di appartenenza, non meno deleterie di quelle maschili, benché inadatte a spargere sangue nell’immediato: atteggiamenti provocanti e provocatori, piccoli e grandi ricatti, subdola mercificazione del proprio corpo, stalking psicologico più o meno palese a mezzo di comportamenti capricciosi o irridenti nei confronti del proprio partner, che sia coniuge o compagno, stabile o casuale;
    8) – Se si dà per acquisito che gli omicidi e i maltrattamenti (intesi nella loro generalità) purtroppo esistono e sono sempre esistiti, è anche scientificamente e storicamente provato che per poterli compiere è necessario usare violenza nei confronti della vittima;
    9) – Vittime (femmine) e carnefici (maschi) sono così riconosciuti solo alla luce dell’esito di una vicenda passionale finita tragicamente. Nessuno, cioè, può affermare che siano tali per vocazione o costituzione naturale. Non si nasce né vittima né carnefice, ma lo si diventa per vari motivi, non ultimi quelli legati alla vita di coppia;
    10) – Poiché  l’Uomo è nato libero, qualsiasi legame – matrimoniale o di qualunque altro tipo – è, antropologicamente parlando, innaturale e di conseguenza può produrre frustrazione in entrambi i soggetti. Tali frustrazioni possono essere gestite brillantemente ovvero esplodere in concomitanza con eventi sfavorevoli che la vita ha in serbo per ogni essere umano;
    11) – In conseguenza del precedente assunto, la propensione al tradimento (che per l’uomo-gallo è motivo di orgoglio e per la donna-chioccia, invece, di riprovazione) è comunque paritaria perché ubbidisce in entrambi ad istinti naturali altrimenti sopiti o repressi dalle comuni convenzioni;
    12) – Gli uomini-maschi che uccidono le donne-femmine sono e rimangono assassini, e non c’è spiegazione o giustificazione che tenga; al pari delle donne-femmine uccise dagli uomini-maschi, che sono e rimangono vittime, e non c’è colpa o concorso di colpa tale da renderle meritevoli di una fine del genere.

    ERGO…

    … Ciascuno, uomo o donna, maschio o femmina, dovrebbe assumersi la responsabilità delle proprie azioni, senza dimenticare che l’uccisione di un essere umano di sesso femminile da parte di un altro di sesso maschile (femminicidio), è un omicidio; l’uccisione (spesso come mandante, data l’inferiorità fisica) di un essere umano di sesso maschile da parte di un altro di sesso femminile (maschicidio) – per quanto meno frequente – è un omicidio; l’uccisione di un bambino per mano della propria madre o del proprio padre è un omicidio; l’uccisione di un neonato è un omicidio; l’uccisione di un vecchio è un omicidio… La realtà ci mostra che gli assassini non sono ‘Alieni’, ma esseri umani. Tutti. Tranne coloro che lo fanno per professione (criminali, mafiosi ecc.), assassini e assassinati fanno parte della medesima razza. Gli Orchi e le Belle Addormentate, i Lupi Cattivi e i Cappuccetti Rossi appartengono alle favole, non al mondo della Realtà.

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