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tecnologia

Da Bayonetta a Zelda: le quote rosa nei videogiochi

Senza troppi giri di parole, la fan base di videogiocatori del passato è sempre stata per la grandissima maggioranza maschile, come probabilmente è ancora oggi. Secondo l’ultimo sondaggio di Aesvi giocano sia maschi che femmine (56% contro 54%), diciamo che non ci sono barriere di genere. I giocatori si concentrano nelle fasce tra 15-24 anni e tra 45 e 64 anni. In termini demografici in Italia pesano più “gli anziani” dei “giovani” e giocano in modo diverso. Gli ultra-quarantenni prefersicono il pc (13%) a telefonino (9%) e console (5%). I giovani invece stanno su mobile (48%) poi pc e poi console. Solo negli ultimi due anni abbiamo assistito a un vero e proprio boom di protagoniste (personaggi giocabili) femminili. Nel passato però il giocatore era prevalente maschio/adolescente. Questa differenza di genere radicata nel passato, specialmente dal punto di vista del marketing, ha fatto sì che gran parte dei titoli commercializzati avesse come protagonisti dei personaggi maschili, relegando le figure femminili a ruoli comprimari, spesso presentate nei panni delle principesse da salvare a seguito di avventure inimmaginabili.

Ne deriva conseguentemente che sia molto più difficile ricordarsi di quali siano state le componenti della controparte femminile che hanno fatto la storia dei videogiochi, a differenza invece di icone intramontabili come ad esempio Mario, l’idraulico più famoso del mondo, diventato immortale grazie agli svariati titoli della saga Nintendo a lui dedicata.

Proprio per questo motivo, qua ad Infodata ci siamo detti di rendere onore a tutti i personaggi femminili apparsi nell’universo dei videogames basandoci sui dati pubblicati su data.world.

A seguire, categorizzate nell’istogramma in base alla loro serie di appartenenza che funge anche da filtro, le donne/ragazze dei videogiochi sono rappresentate con cerchi rossi che, se cliccati, vanno a recuperare le informazioni del personaggio di turno (ricordiamoci che stiamo scavando in una nicchia, quindi a volte l’immagine della vostra beniamina potrebbe non essere disponibile).

 

Stando al dataset esaminato, il brand che conta più apparizioni femminili è Tekken, il picchiaduro 3D prodotto prodotto dalla Namco a partire dal 1994, originariamente pensato per il mercato arcade da sala giochi e poi trasposto su Playstation come prima piattaforma domestica.

Delle dieci rappresentanti complessive, già tre erano presenti nel primo capitolo della saga: le sorelle Anna e Nina Williams dal difficile rapporto familiare si uniscono infatti a Michelle Chang anche se quest’ultima è uscita dalla serie canonica di Tekken subito dopo la pubblicazione del secondo episodio.

Seguono a quota nove altri due pilastri delle collezioni videoludiche di molti appassionati, anche se di concezione diametralmente opposta: Street Fighter e Final Fantasy.

Considerato probabilmente come IL picchiaduro per eccellenza, nella saga di Street Fighter, tolto il primissimo episodio in cui non era consentita la scelta di un lottatore visto che si poteva vestire i panni del solo Ryu, anche negli iniziali capitoli successivi la rappresentanza femminile è sempre stata un po’ più ridotta alla rispetto alla concorrenza, tant’è che in Street Fighter II l’unica donna disponibile era l’agilissima cinese Chun-Li a cui poi si è aggiunta anche la britannica Cammy quando il parco personaggi è stato esteso a sedici in Super Street Fighter II.

Dal canto suo, il carattere di gioco di ruolo (di impostazione giapponese) espresso dalla saga di Final Fantasy ha dato modo agli sviluppatori di proporre una moltitudine di eroi e comparse nelle storie sviluppate da Square Enix.

Sebbene i primi capitoli siano arrivati sul mercato a fine degli anni ’80, tra le figure di spicco rimaste nei cuori degli appassionati non possono mancare due personaggi femminili chiave per il successo del settimo episodio, forse il più iconico di tutta la serie.

Aerieth Gainborough e Tifa Lockhart sono infatti le due compagne di avventure di Cloud Strife insieme al quale tentano di salvare il mondo dal male, destreggiandosi tra intrighi sentimentali (che non mancano mai) e destini più o meno crudeli, come nel caso della morte di Aerieth per mano di Sephiroth che è uno dei momenti più struggenti nella storia dei videogiochi.

Scorrendo la lista delle saghe più rappresentate dal punto di vista femminile, compaiono molti picchiaduro che si prestano molto bene all’immedesimazione diretta potendo scegliere con quale personaggio affrontare la cavalcata verso il trionfo totale.

Tra i tanti possiamo citarne alcuni come SoulCalibur (8), il violentissimo Moratl Kombat (6), senza dimenticare Dead or Alive (5) o il più fumettoso Darkstalkers (3) di cui Morrigan è l’esponente massima anche al di fuori del mero videogaming vista la sua popolarità anche dal punto di vista del cosplaying, ossia il travestimento a tema dedicato ai personaggi di fumetti, videogiochi, cartoni animati o film.

Se invece si volesse cercare qualche titolo incentrato unicamente su una protagonista femminile, forse le alternative veramente notevoli sono due, di cui una conosciuta prevalentemente dalla nicchia dei videogiocatori di primo pelo, mentre l’altra è decisamente più riconoscibile anche ai non addetti ai lavori.

Nel primo caso, stiamo parlando della saga di Metroid in cui la cacciatrice di taglie Samus Aran parte per la battaglia contro gli ominimi Metroid sul pianeta Zebes e che poi sarà impegnata in altre avventure, arrivando ad un totale di quindici titoli tra prequel, sequel, spin-off ed addirittura una versione pinball.

Relativamente all’esempio più noto invece, il brand di Tomb Rider, anche fuori dall’ambito videoludico, ha sicuramente raggiunto un target di persone maggiore se non fosse altro per la trasposizione cinematografica datata 2001 in cui Lara Croft venne interpretata da Angelina Jolie, garantendo così l’esposizione mediatica che i produttori speravano di ottenere dopo il successo del videogioco nato cinque anni prima.

A dispetto di un’accoglienza al botteghino piuttosto tiepida, i primi episodi del videogioco furono un successo mondiale che di fatto stabilirono una sorta di standard per il genere action-adventure a cui si abbinava una forte componente platform amplificata dalla possibilità di esplorare un ambiente 3D particolarmente esteso per l’epoca.