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economia

A Roma un bambino su quattro vive in aree abusive

Grazie alla mappa dettagliata delle aree occupate da edilizia popolare a Roma elaborata dall’OsservatorioCasaRoma, Save the Children è riuscito a ricostruire parzialmente la panoramica del fenomeno: a Roma la quota di minori è più alta fuori dal raccordo e sarebbero almeno 15.800 i bambini con meno di 14 anni che vivrebbero in affitto nei quartieri a forte concentrazione popolare. Un bambino romano su quattro invece, 88.900 ragazzi, vive in aree di origine abusiva.

Come raccontavamo nella scorsa puntata, si chiamano periferie ‘demix’ le aree urbane dove mancano una o più variabili fondamentali per considerare l’area “funzionale” in termini di servizi urbani: attività culturali, sociali, sportive, infrastrutturali e di riqualificazione urbana.
In altre parole: quartieri dormitorio. A Milano 4 bambini su 10 (68 mila) vivono in aree che non attraggono flussi pendolari, mentre a Roma a vivere in questo modo sono 7 ragazzi su 10 con meno di 14 anni.

Lo ha evidenziato Giulio Cederna di Save The Children, in occasione del convegno “Disuguaglianze di salute: politiche sanitarie e non sanitarie”  che si è tenuto all’Istituto superiore di sanità il 30 maggio 2019. L’intervento aveva un titolo molto chiaro: “Philip Dick aveva ragione. Gli universi paralleli dell’infanzia in Italia. Si perché accanto a un’Italia che cresce in termini di tasso di iscrizione all’Università, di esperienze all’estero, ce ne è una che continua a rimanere indietro, anche all’interno dello stesso comune. Le conseguenze, in termini di istruzione sono rilevanti: la carenza di strumenti culturali e di reti sociali riduce anche la possibilità di trovare un lavoro stabile e ben retribuito in futuro. Ed è molto più probabile che accada nelle famiglie già deprivate dal punto di vista educativo. A Roma il 75% dei ragazzi con i genitori senza diploma non ottengono essi stessi il diploma, contro una media Ocse del 42%.

Questo fatto non vale certamente solo per Roma. Nel comune di Palermo, a seconda del quartiere la percentuale di persone dai 15 ai 52 anni che non ha conseguito il diploma varia dal 2% al 23%. Il comune di Napoli è diviso in due parti, se lo osserviamo con gli occhiali della vulnerabilità dell’infanzia. Quartieri come Scampia, Piscignola, Miano,Mercato, Pendino, San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, San Pietro a Patierno, presentano un indicatore di vulnerabilità sociale e materiale da 111 a 121, contro quartieri intorno a 90.

A maggio 2019 Openpolis  ha proposto un’analisi specifica della povertà educativa nella Capitale, confrontando i livelli di istruzione raggiunti in tre quartieri: il secondo (più centrale, zona Parioli/Nomentano), il sesto (la periferia est, fra cui Tor Vergata e Tor Bella Monaca) e il decimo (la zona che da Malafede arriva a Ostia e a Castel Porziano). I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Non sono quartieri scelti a caso: il VI e il X municipio sono quelli con le maggiori criticità potenziali. A fronte di un reddito medio che nel comune è pari a circa 25mila euro (dato 2011), si passa ai 17 mila del VI municipio ai 23 mila del X.
Inutile dirlo: più ci si allontana dal centro, più è bassa la percentuale di adulti diplomati. Nel II municipio l’area con meno adulti diplomati è comunque 5 punti superiore alla media: dove va peggio ai Parioli il 77% degli adulti è diplomato, contro il 72% medio di Roma Capitale), mentre nelle aree del quartiere più istruite si arriva al 90% dei diplomati. Nel frattempo nel X municipio ci sono zone dove sei adulti su dieci sono diplomati. Nel VI municipio, la periferia est di Roma, che è anche quella con più minori, la situazione è più negativa: la zona con più adulti diplomati è comunque al di sotto della media comunale. Ci sono zone con meno della metà della popolazione diplomata, mentre nelle strade dove va meglio in termini educativi, non più di 7 adulti su 10 hanno il diploma.