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tecnologia

Auto elettrica, le conseguenze del gap dell’Europa

Contributo a cura della società di consulenza Prometeia

Il processo di sviluppo della tecnologia elettrica per l’alimentazione dei veicoli ha ricevuto negli ultimi anni una spinta esogena molto forte, impressa dell’attenzione crescente alle tematiche ambientali e alla riduzione delle emissioni che ha interessato il settore auto, in particolare in Europa, dopo lo scoppio del Dieselgate.

Gli stringenti obiettivi di riduzione delle emissioni definiti dalla regolamentazione Ue sono tali da imporre un rapido incremento della quota di vetture elettriche e ibride, che secondo le stime dovrebbe salire attorno al 30-40% dell’immatricolato complessivo nel 2030.

Sull’auto elettrica l’Europa però parte in svantaggio: il gap con i grandi player globali è, a oggi, molto ampioI numeri confermano ancora una volta il dominio cinese: con oltre 1 milione di EV immatricolati nel 2018 la Cina alimenta oltre la metà delle vendite globali. Seguono, a grande distanza, gli Stati Uniti. L’Europa, con poco più di 380 mila auto elettriche vendute nel 2018, si colloca al terzo posto.

Pur frutto di crescite esponenziali, gli attuali volumi di auto elettriche sui mercati europei rappresentano ancora quote piuttosto marginali dell’immatricolato complessivoLa situazione si presenta comunque eterogenea tra paesi. Fa rilevante eccezione la Norvegia, dove la penetrazione della e-mobility (49% nel 2018) è stata favorita da una forte politica di incentivi ed esenzioni per gli utilizzatori. Tra gli altri, le quote più significative si rilevano negli altri paesi scandinavi e in Olanda. L’Italia si colloca al 19° posto, con una quota di elettrico sull’immatricolato 2018 pari ad appena lo 0.5%.

Un importante fattore abilitante per accompagnare lo sviluppo dell’industria automobilistica in direzione degli Electric Vehicles è quello degli investimenti nelle infrastrutture di ricarica. Nell’ultimo decennio la crescita dei punti pubblici di ricarica elettrica (PEV) in Europa è stata esponenziale, passando da circa 400 nel 2010 agli oltre 128 mila stimati nel 2019. La diffusione sul territorio è, tuttavia, ancora generalmente molto scarsa. Saranno pertanto necessari significativi investimenti su questo fronte per supportare la transizione alle nuove alimentazioni.