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politica

La fatidica linea rossa di chi cresce meno del suo potenziale 

 

L’infografica “Le politiche di bilancio nei paesi UE”, realizzata in occasione della pubblicazione del Focus n. 1 “Una panoramica delle strategie di finanza pubblica nei Documenti programmatici di bilancio 2019 dei paesi dell’area dell’euro”, illustra il quadro delle strategie di finanza pubblica che i paesi dell’area dell’euro hanno presentato lo scorso ottobre e sulla base dei quali la Commissione europea ha pubblicato il 21 novembre le sue valutazioni sui programmi di bilancio dei paesi dell’area dell’euro. Per l’Italia viene illustrata la strategia di finanza pubblica frutto dell’accordo raggiunto con la Commissione europea a dicembre. Si può visualizzare la mappa Stato per Stato oppure la graduatoria dei vari Stati in ordine crescente o decrescente del valore della variabile scelta per ogni anno e per ogni fonte o documento.

 Dove portano le strategie di bilancio dei diciannove paesi dell’Eurozona in questo 2019 di crescita incerta? Ce lo racconta, con la sua consueta forza visualizzante, l’infografica recentemente realizzata dall’Upb e messa in rete con il focus sui diversi documenti di finanza pubblica presentati a fine 2018 alla Commissione europea. Nel loro insieme le stime indicano un leggero rafforzamento della fase ciclica, visto che due terzi dei paesi quest’anno registrerebbero un output gap più favorevole di quello dell’anno scorso. Pur migliorando, solo l’Italia e la Grecia resterebbero ancora con un differenziale negativo tra livello del Pil potenziale e quello reale. Che cosa significa è presto detto: l’insieme delle riforme messe in campo negli ultimi anni ci hanno fatto fare passi avanti (nel 2014 l’output gap era al 5%) ma continuiamo ad avere una economia che cresce meno di quello che potrebbe. Mentre tutti gli altri paesi con istogramma azzurro dell’output gap hanno economie che crescono più del potenziale e senza creare inflazione.

In queste condizioni difficili, da penultimi in classifica, siamo costretti anche quest’anno a correre ai primi posti dello score dell’avanzo primario (cambiando casella nell’infografica si scopre che sarà pari a 1,6 per cento di Pil, maggiore della media dei paesi dell’area dell’euro, pari all’1%, e circa tre volte la media dei paesi che nel 2017 non avevano raggiunto l’obiettivo di medio termine (OMT), pari a 0,5% del Pil). Ma essere virtuosi sul saldo tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito, purtroppo, non basterà, visto che il deficit nominale al 2% voluto dal governo (altra casella della grafica) ci riporta nella parte bassa della classifica. Il superdebito quest’anno assorbirà una spesa per interessi pari al 3,6% del Pil, uno sforzo, questo sì da primato, che purtroppo, con la prospettiva di una non crescita non servirà neppure a migliorare il fatidico rapporto debito/Pil. La previsione è che cali dal 131,7 al 130,7% con un Pil in crescita dell’1% (contro l’1,9% dell’eurozona). Ma questi erano i numeri delle previsioni di novembre-dicembre. Oggi tutti i revisori ci dicono che il Pil dell’Italia quest’anno viaggerà attorno allo zero. Ne consegue che servirà una correzione per evitare un extradeficit e che il debito/Pil molto probabilmente non scenderà. E la linea dell’output gap? Resterà in rosso anche l’anno venturo, continuiamo a crescere meno di quanto potremmo