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economia

Agenda digitale: dove nascono più siti c’è più ricchezza

Più crescono i siti registrati in un territorio, più si alza il reddito. Maggiore è lo stipendio medio mensile, maggiore è la presenza digitale. Esiste insomma una correlazione positiva tra questi due fenomeni. Per rappresentarla, Infodata si è affidata da un lato a Registro.it, l’anagrafe dei siti registrati con il dominio italiano. In particolare è stato utilizzato un indicatore definito tasso di penetrazione, che indica il numero di domini .it registrati in un determinato territorio ogni 10mila abitanti. I dati fanno riferimento ad uno studio aggiornato al mese di settembre 2018. Dall’altro si è fatto riferimento al ministero dell’Economia, che pubblica in formato open data le informazioni relative al reddito dichiarato dagli italiani. Qui i dati riguardano le dichiarazioni presentate nel 2017 su redditi dell’anno precedente. In entrambi i casi, i valori hanno dimensioni provinciali. E la relazione che emerge è questa:

 

 

I punti che tendono all’azzurro sono quelli nei quali il tasso di penetrazione dei domini .it supera il valore medio nazionale pari a 303,66. Quelli che tendono all’arancione, invece, sono quelli che presentano un valore inferiore.

 

Come si può vedere, esiste una correlazione tra i due fenomeni. Il che, ovviamente, non implica un rapporto di causa effetto. Non basta, in altre parole, cominciare a registrare siti .it per arricchire un territorio. È interessante, però, notare come una forte presenza digitale e un reddito medio più alto si accompagnino.

 

Il caso emblematico è rappresentato da Milano, che si conferma capitale italiana del reddito medio, pari nel 2016 a 26.467 euro, così come della presenza digitale. Qui il tasso di penetrazione è pari a 528,1 siti .it ogni 10mila abitanti. All’estremo opposto ecco Crotone, con un reddito medio che supera di poco i 13mila euro. E un numero di 129,3 siti ogni 10mila residenti. Si tratta del secondo peggiore dato dopo quello di Enna, dove i domini .it sono 128,3 ogni 10mila abitanti.

 

Detto degli estremi, è interessante analizzare anche i casi di alcuni outliers. Ovvero di punti che si discostano dalla tendenza generale. Uno scostamento, va detto, che si registra in entrambe le direzioni. Nel senso che ci sono realtà dove a fronte di una penetrazione digitale ben superiore alla media, i redditi non seguono un’analoga tendenza. Si tratta di Rimini e Ascoli Piceno, dove i siti registrati sono rispettivamente 425 e 418 ogni 10mila abitanti. Mentre il reddito non riesce a superare i 18mila euro. Sul piano strettamente reddituale, queste due province sono ai livelli di quella di Rovigo, dove però i domini registrati sono appena 256 ogni 10mila residenti.

 

Situazione opposta a Monza, che con 23.501 euro di reddito medio rappresenta la terza provincia più ricca d’Italia. Qui i siti registrati sono 270 ogni 10mila abitanti. Appena due in meno di quelli censiti in provincia di Teramo, dove però il reddito medio annuo non riesce a superare i 16mila euro. Estremi opposti, quelli di Rimini e Ascoli da una parte e di Monza dall’altra, che ricordano però come il rapporto che esiste tra redditi e penetrazione digitale sia una mera correlazione.