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La mappa regionale dei 3,7 milioni di atti notarili. Ecco cosa dicono i numeri

La figura del notaio per come viene concepita in Italia ha un’origine dalle radici piuttosto antiche e risale al periodo dell’Italia Longobarda, a cavallo tra il sesto ed il settimo secolo.

Sebbene già durante il regno di Carlo Magno l’importanza dei notai avesse già assunto un notevole spessore, fu solo a seguito della rivoluzione francese che nacque l’organizzazione del notariato moderno, edificando la forma del cosiddetto notariato latino.

A differenza di alcune parti del mondo (Nord America, Regno Unito e paesi scandinavi sono solo alcuni esempi), identificate come i paesi del common law, dove una figura del genere non è prevista e viene sostituita dai notary public, in Italia i notai rappresentano una categoria professionale che nel 2017 annovera un totale di poco inferiori ai cinquemila professionisti.

Nel biennio 2016-2017, il Consiglio Nazionale del Notariato, attraverso Notartel, ha condotto un’indagine per censire l’attività di settore secondo diversi punti di vista tra cui la provenienza geografica degli atti, tenendo come riferimento la regione in cui i notai hanno la propria sede.

Nell’infografica che segue sono riportati i valori degli atti notarili censiti e segmentati per regione, sia confrontati tra il 2017 ed il 2016, sia normalizzati dal punto di vista del numero di abitanti.
Nella mappa ogni regione è colorata con un gradiente che spazia dall’arancio al blu a seconda del valore, rispettivamente negativo o positivo, per la variazione percentuale avvenuta nel 2017.
Nell’istogramma – che riprende lo stesso schema cromatico – la lunghezza delle barre è relativa al numero di documenti registrati per ogni cento mila abitanti.

 

 

 

I poco meno di 3,7 milioni di atti registrati nel 2017 (in aumento del dello 0,06% rispetto ai 3.689.226 del 2016) sono chiaramente distribuiti per grande maggioranza nelle regioni più altamente popolate come Lombardia (835 mila) e Lazio (407 mila), anche se non mancano casi in cui, a fronte di una popolazione piuttosto numerosa, le registrazioni sono nettamente inferiori a realtà numericamente paragonabili.

Campania e Sicilia, entrambe sull’ordine di grandezza dei cinque milioni di abitanti come il Lazio, superano infatti di poco i duecento mila atti notarili (rispettivamente 246 mila e 206 mila), e sono precedute nei primi posti per volumi assoluti relativi al 2017 da Veneto (314 mila) ed Emilia Romagna (308 mila).

Di conseguenza, come emerge dall’istogramma, normalizzando i dati sulla base dei cento mila abitanti, si ottengono risultati piuttosto interessanti in cui, a prescindere dalla normalizzazione, la Lombardia risulta ancora prima assoluta, forte di 8332 atti registrati.

Al secondo posto, ribaltando completamente la propria posizione rispetto alla graduatoria assoluta, si trova la Valle d’Aosta (7492), seguita dal Trentino Alto Adige (6948), altra regione tra le meno popolose d’Italia, che a sua volta risale dal dodicesimo posto della graduatoria assoluta, inseguito a poca distanza da due “big” come Emilia Romagna (6937) e Lazio (6912), tutte prossime alla soglia dei 7000 atti per ogni cento mila persone.

Come anticipato, Campania (4226) e Sicilia (4085) figurano agli ultimi posti, facendo meglio solo del terzetto che chiude l’elenco costituito da Basilicata (3951), Molise (3916) e Calabria (3710).