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politica

Come si misura il costo della guerra? Le spese militari e il caso Italia

Il prezzo della guerra normalmente viene misurato con le vite umane che essa provoca ma difficilmente si sente parlare di quanto costi la guerra o, più in generale, di quanto costi mantenere complessivamente il sistema militare di un paese nella sua interezza.

Il SIPRI Military Expenditure Database è una fonte dati che ha come obiettivo quello di raccogliere le spese militari sostenute negli anni dalle varie nazioni nel mondo normalizzandone le valute mediante l’utilizzo del dollaro americano come unità di misura rapportata ai giorni odierni.

Nel computo complessivo dei costi vengono considerate tutte le spese e le attività che orbitano attorno agli apparati militari che spaziano dalle forze armate ai ministeri della difesa e relative agenzie governative impegnate nei progetti di difesa, senza trascurare le forze para-militari e quelle aerospaziali.

Nell’infografica che segue sono rappresentati vari aspetti delle spese militari con tre visualizzazioni diverse legate tra di loro dall’highlight che si attiva passando il cursore su una nazione per poterla identificare più facilmente negli altri due grafici.
Nella prima, per ogni nazione è raffigurato un carro armato tanto più grande quanto è grande il volume di spesa complessivo dal 1965 ad oggi e che viene colorato con un gradiente divergente che parte dal blu e diventa tanto più rosso a seconda dell’incidenza delle spese sostenute dal 2007 rispetto all’inizio del periodo esaminato.
Nella seconda invece, ogni paese è contraddistinto – mediante la stessa palette cromatica blu-rosso – dalla percentuale della spesa pubblica dedicata al fronte militare nel 2017.
Con l’ultimo grafico (scatter plot) viene infine riepilogata la distribuzione dei paesi ponendo enfasi principalmente sugli aspetti più recenti come la spesa negli ultimi dieci anni (su scala logaritmica vista gli svariati ordini di grandezza di differenza) e l’incidenza sulle tasche dei governi, che vengono poi relazionati alle misure prese in esame nel primo grafico con la medesima logica per assegnazione di colore e dimensione dei marker.

Senza troppe sorprese, gli Stati Uniti, dall’alto degli oltre sedicimila miliardi di dollari “odierni” spesi dal 1965 ad oggi sono nettamente primi per distacco anche sulla Cina che figura in seconda posizione con poco meno di 2120 miliardi, seguita poi in ordine da Francia (1848), Regno Unito (1738), Germania (1550) e Giappone (1463).

Sorvolando sui valori assoluti, è interessante notare come la percentuale della spesa sostenuta negli ultimi dieci anni abbia inciso in maniera nettamente diversa in determinate zone del globo.
Se la maggior parte dell’Europa, così come il nord America, presenta un’incidenza al di sotto del 50% evidenziata dai toni di blu e azzurro, la tendenza è decisamente opposta in quasi tutta l’Asia e nel versante orientale europeo.

Ci sono infatti casi particolarmente significativi, sia considerando i volumi elevati di paesi come la Cina in cui dal 2007 sono stati spesi ben 1710 miliardi di dollari (sui 2118 totali) per una percentuale pari all’80,7%, sia prendendo in esame nazioni particolarmente afflitte da guerre nell’ultimo periodo come accade nelle regione centrali dell’Africa, considerando poi che ci sono anche degli outlier come il Kosovo che, per ovvii motivi, ha speso il 100% negli ultimi dieci anni a seguito dell’auto-proclamazione di indipendenza nei confronti della Serbia avvenuta nel 2008.

Continuando a guardare la distribuzione geografica per le varie misure prese in esame dallo studio, emerge un altro dettaglio interessante se si considera quanto incida la spesa militare sul totale delle spese dei singoli governi.

Appare infatti evidente che se da un lato, quasi tutto il pianeta è accomunato (tonalità di blu più o meno intense nella mappa) da una propensione a contenere l’impatto di questi costi al di sotto del 15%, dall’altro ci sono circa una decina di paesi in cui l’incidenza delle spese militari è decisamente superiore, come accade in Sudan ed Arabia Saudita dove la percentuale è addirittura superiore al 30% (rispettivamente pari al 30,9 e 30,4) affiancati poi da Oman (26,3%) e Bielorussia (25,3%) ampiamente sopra il 20%.

Complessivamente, in questo scenario di numeri sul fronte militare, dal canto suo l’Italia si posiziona all’ottavo posto per quanto riguarda la spesa totale avendo sostenuto costi pari a 983 miliardi di dollari dal 1965 ad oggi, dei quali 371 negli ultimi dieci anni (37,8%), mentre è posizionata nella parte bassa della graduatoria in termini di impatto sulla spesa pubblica con un impatto di poco superiore al 3%.