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Europa, ecco la mappa dell’alta tecnologia. Come si misura l’hi-tech?

Se per curiosità ci interessa capire dove è più diffusa l’alta tecnologia in Europa, i livelli cui ricorrere sono due, e cioè per per intensità o per gruppi. Ognuno ci racconta una storia diversa: da un lato scopriamo dove si trovano le regioni in cui il lavoro ad alta tecnologia rappresenta una parte più – o meno – ampia di tutti i posti esistenti. Dall’altro invece troviamo i nuclei che raccolgono un gran numero di lavoratori high tech totali.

La differenza, per esempio, è quella che passa fra l’area di Madrid e il sud-est dell’Irlanda. In entrambe l’istituto europeo di statistica ha stimato che poco meno una lavoratore ogni dieci è impiegato in un settore high tech, ma fra le due passa una differenza non proprio piccolissima di circa 100mila occupati nel campo. Questo, s’intende, esprime una differenza non solo in quanto conta l’alta tecnologia in una zona o nell’altra ma anche nella popolazione complessiva che in quelle regioni vive.

Se ci addentriamo nel continente alla ricerca delle aree a maggiore densità di high tech, dobbiamo dirigerci in primo luogo verso il Regno Unito. Le due singole regioni con la percentuale maggiore di occupati nel campo si trovano infatti qui, in aree rispettivamente all’interno di Londra e poco fuori da essa. A poca distanza vengono poi la già citata Irlanda sud-orientale, e ancora regioni che fanno parte di Danimarca, Slovacchia, Finlandia e Repubblica Ceca.

Fra le nazioni più popolose, zone con larghe fette di lavoratori nell’alta tecnologia includono la regione di Madrid, mentre parti di Francia, Germania e Italia sono più in basso: dal 9-11% del totale degli occupati passiamo al 6-7 di Roma, Berlino e Parigi.

Quest’ultima area però è talmente popolosa che anche con una percentuale meno elevata finisce comunque per ospitare il singolo gruppo più ampio di occupati high tech d’Europa, con una media che negli ultimi anni si è aggirata appena sotto le 380mila persone in tutto. Tanto per fare un confronto con l’Italia, benché la percentuale maggiore sul totale sia a Roma il più ampio gruppo di alta tecnologia italiano si trova invece a Milano, e di persone ne conto poco più di 200mila. In molte aree dei paesi scandinavi troviamo un’ampia densità di questo genere di occupazione, ma si tratta di zone meno popolate nel complesso, e quanto a numeri assoluti naturalmente anche i totali non possono che essere più piccoli.

In generale le capitali di ciascuna nazione tendono a far parte delle regioni dove il lavoro high tech è più comune, e questo è anche il caso dell’Italia, ma come in molte regole troviamo anche qualche piccola eccezione.

Parlare di lavoro in campi ad alta tecnologia, in sé, aiuta solo fino a un certo punto per capire esattamente di cosa stiamo parlando. La distinzione fra impieghi “normali” e altri a elevata intensità di capitale umano o tecnologia non è sempre ovvia, e a volte può trattarsi più di gradazioni che non di una separazione netta fra un’attività e l’altra. Conviene allora ricordare in che modo Eurostat ha calcolato questi numeri.

Sul proprio sito l’agenzia statistica spiega intanto che per trovare l’high tech sono stati identificati alcuni settori produttivi specifici, e in particolare quelli dove si tende a spendere di più per ricerca e sviluppo. In secondo luogo il lavoro ad alta tecnologia viene riconosciuto a seconda del tipo di prodotti che presenta al mercato, mentre un ulteriore criterio riguarda i brevetti posseduti dalle imprese: alcuni gruppi di essi rappresentano un altro indizio per rintracciare l’high tech che ci interessa.

Va anche ricordato che l’approccio per settori, usato per compiere le stime, può in alcuni sopravvalutare i risultati proprio nelle capitali: esso infatti conta anche il numero di laureati, che spesso in queste aree è maggiore per la presenza di un’ampia parte della burocrazia pubblica. Secondo la definizione in senso stretto può comunque trattarsi di lavoro a elevata intensità di conoscenza, ma meglio tenere a mente la distinzione se poi essa finisce per contrastare troppo con il senso comune.

In alcuni casi, soprattutto quando parliamo di regioni molto piccole, il lavoro di stima non è riuscito a produrre risultati affidabili a sufficienza: quand’è successo questo – come in Molise o Valle d’Aosta – i relativi numeri non sono stati considerati nell’analisi.

A conti fatti, il lavoro ad alta tecnologia può poi essere ricondotto nelle due grandi categorie di manifattura e servizi. Per capire cosa separa Londra da Milano, Madrid da Berlino, la distinzione è fondamentale. Per esempio in generale la percentuale di occupati nell’high tech è in qualche misura maggiore nel Regno Unito che in Francia, Spagna, Germania o Italia. Ma a variare molto sono proprio i campi in cui queste persone si trovano a essere impiegate: nel paese anglosassone il peso dei servizi appare molto più rilevante che in tutti gli altri, mentre la forza della manifattura tedesca – e probabilmente l’origine della sua elevata produttività – si vede chiaramente dalle tante aree in cui il numero di occupati high tech nell’industria è elevato.

Anche se dai dati Eurostat non è possibile stabilirlo direttamente, in base alle aree coinvolte non sembra proprio assurdo ipotizzare che una parte significativa dei servizi high tech nel Regno Unito riguardino il settore finanziario. Esso, dopo tutto, produce una fetta tutt’altro che piccola del reddito nazionale – almeno finché non cominceranno a dispiegarsi davvero gli effetti della Brexit.

Persino restando all’interno dello stesso settore troviamo differenze non da poco, ma questa volta di genere. Già di suo l’Italia è una delle nazioni in cui le donne hanno meno spesso un lavoro: nel 2017 circa la metà delle 15-64enni non ha un impiego, contro una media dell’area euro oltre dieci punti inferiore.

Non sorprende allora che anche nell’high tech gli equilibri siano spostati verso gli uomini, e tra l’altro in maniera ancora più forte. In ciascuna delle regioni analizzate i primi rappresentano una fetta molto più ampia del totale degli occupati in alta tecnologia rispetto alle seconde.

Al netto della diversa fetta di occupati in alta tecnologia nelle regioni, la distanza maggiore fra questo genere di occupazione maschile e femminile appare in Liguria, seguita a una certa distanza da Toscana, Lazio e Sicilia. In Campania, viceversa, il divario risulta minore.