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finanza

Startup, pochi nuovi investimenti (-38%). Il 2017 è un anno di transizione

Pochi nuovi investimenti e molti follow on, per un mercato che a livello di fondi totali raccolti è rimasto stabile. Descrive così il X Rapporto Venture capital Monitor (VeM) il settore italiano del venture capital nel 2017. Secondo lo studio – realizzato dall’Osservatorio VeM della LIUC Business School, insieme ad Aifi e EOS Investment management – l’anno appena trascorso ha registrato una contrazione delle attività di investimento nel segmento early stage. Nel 2017 i nuovi deal sono, infatti, diminuiti del 38%, passando dalle 92 operazioni del 2016, a 57. Più o meno stabile invece l’ammontare totale degli investimenti, pari a 207,8 milioni (contro i 220 del 2016), per un totale di 78 deal. Il motivo di questa diminuzione è, secondo lo studio, fisiologico e legato all’esaurirsi delle dotazioni finanziarie di molti operatori che proprio quest’anno hanno dovuto dedicarsi al fundrasing. Un’altra ragione è legata all’attività di follow on: i round di finanziamento successivi al primo.
Secondo il report nel 2017 questo tipo di operazioni sono state 21 (contro le 10 del 2016), pari a un investimento di 43,1 milioni, in crescita rispetto ai 30 del 2016. Si tratta di un segno positivo, secondo Anna Gervasoni che presiede il comitato scientifico VeM, visto che «tale attività serve per permettere alla società di fare il salto affermandosi nel proprio mercato di riferimento». In diminuzione rispetto all’anno precedente anche il numero degli operatori attivi (quelli che hanno cioè fatto almeno un’operazione). Nel 2017 sono stati 69, in diminuzione del 16% rispetto al 2016. Tra questi il 21% (pari a 11 deal) sono stranieri, provenienti da Usa, Uk, Spagna e Svizzera. Più in generale, ad animare il mercato italiano sono stati nel 45% dei casi operatori Vc, mentre il restante 55% dei deal fa capo a business angel (a cui il rapporto attribuisce 20 operazioni), operatori strutturati di angel investing e fondi di seed capital. Sempre sul fronte dell’origination, il report 2017 conferma la prevalenza di iniziative imprenditoriali private (96%). Mentre diminuisce il peso degli spin-off universitari, passati dal 10% del 2016 al 4% del 2017. Lo studio si concentra anche sulla tipologia delle operazioni distinguendo tra quelle seed capital e quelle startup. Le prime, dicono i dati, hanno raccolto un investimento medio di 0,5 milioni per l’acquisizione di quote del 22,5%. Mentre nelle operazioni di startup, l’ammontare medio è stato di 3,4 milioni per rilevare una quota media di partecipazione del 33%.
Come per gli anni passati la Lombardia è la regione con il maggior numero di operazioni (37%). Seguono il Lazio (23%) e l’Emilia Romagna (9%). Dal punto di vista settoriale, l’Ict continua ad attrarre la quota maggiore di investimenti (39%), ma nel 2017 aumentano anche il terziario avanzato (16%) e i servizi finanziari (12%) grazie al fintech.
Secondo Innocenzo Cipoletta, presidente di Aifi, quello emerso dal report 2017 «è un quadro destinato a migliorare nel 2018 visto che sono già stati avviati importanti progetti. Tra le attività che daranno slancio al venture capital c’è, per esempio, la piattaforma ITAtech realizzata da Cdp e Fei per supportare i processi di trasferimento tecnologico».