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finanza

Crescono ma non “scalano” le startup dell’industria 4.0

Stanno ripensando il manifatturiero con tecnologie, processi, competenze digitali. Si tratta di startup e imprese tradizionali riconvertite e della loro filiera: un mercato che in Italia vale 1,7 miliardi di euro, a cui va aggiunto un indotto di 300 milioni in progetti tradizionali di innovazione digitale. E la crescita è a doppia cifra percentuale, precisamente al 25%. A scattare la fotografia è l’osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, grazie all’analisi di 421 imprese manifatturiere.
Circa la metà propone soluzioni cloud e analytics, mentre l’altra metà si distribuisce tra Internet delle Cose, automazione avanzata e manifattura additiva. L’Italia ospita circa il 30% delle startup europee censite, ma con finanziamenti al di sotto della media continentale. E per il 2018 gli analisti del Politecnico stimano una crescita di almeno il 15%.
Siamo però lontani dai numeri dei mercati globali. Oltreoceano sono 245 le startup capaci di raccogliere finanziamenti complessivi per oltre 2 miliardi di dollari. «La quarta rivoluzione industriale è focalizzata soprattutto sulla trasformazione dei processi industriali e manifatturieri. L’artigiano per noi è sinonimo di una persona che lavora con mani e testa, puntando su prodotti unici e su misura e scommettendo sulla cura del dettaglio. In Italia registriamo un avvicinamento tra artigianato e industria», afferma Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 e dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.
Così il concetto stesso di artigiano muta verso la frammentazione dei servizi, arrivando a presidiare ambiti sempre più specifici con competenze molto verticali. «Nell’ottica dell’open innovation task circoscritti vengono affidati a specialisti che operano come artigiani 4.0. Perché oggi per realizzare processi di produzione si necessita di un ecosistema di servizi», precisa Miragliotta, che con la sua squadra sta ragionando proprio sull’artigianato 4.0 insieme al Comune di Milano.
Emerge la tendenza alla virtualizzazione delle operazioni, come evidenzia McKinsey. Le tecnologie di produzione digitale trasformano tutti gli anelli della catena del valore produttivo: ricerca, sviluppo, approvvigionamento, marketing, vendite e servizio. Con una connessione costante tra designer, manager, lavoratori e consumatori che modifica il panorama produttivo. «D’altronde l’industria 4.0 sta portando un’evoluzione del tessuto industriale delle città e sta ridefinendo il perimetro dell’artigiano, oggi inserito in piattaforme progettuali condivise», conclude Miragliotta.
C’è poi il trend della personalizzazione, con un riavvicinamento della produzione al consumo. Protocube, acquisita dal gruppo Reply, disegna, produce e vende anche gioielli fatti in argento stampati poi in 3D. Il team è composto da una quindicina di persone tra designer, ingegneri, architetti, professionisti con varie estrazioni e competenze. La chiave vincente sta nell’artigianato digitale, che consente di diversificare l’offerta.
E tra le eccellenze nostrane c’è Lanieri, startup che ha messo online il primo e-commerce italiano di abiti maschili su misura. L’idea è stata realizzata da due giovani ingegneri, grazie all’alleanza con uno storico lanificio del biellese. Tecnologia e produzioni sono italiane e il servizio oggi è adottato da 40 Paesi nel mondo.
Ci sono poi le startup dai servizi tecnologici: Springa è incubata al Polihub e ha raccolto col crowdfunding su Kickstarter poco più di un milione di dollari. I tre soci, tutti under trenta, hanno realizzato Goliath, macchina utensile portatile a controllo numerico: si tratta di un robot itinerante di dieci chili che taglia e incide su legno, alluminio e materiali plastici. Così la tecnologia ridisegna lo spazio e il tempo di lavoro. Garantendo un prodotto unico per un consumatore oggi più consapevole e connesso.