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Ecco i batteri che resistono agli antibiotici

Infezioni della pelle, piccoli interventi chirurgici, il parto: oggi circostanze tutto sommato di routine. Domani, l’allarme del commissario europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis, «situazioni potenzialmente mortali». Il motivo? La sempre crescente resistenza agli antibiotici da parte dei batteri che infettano i cittadini europei.

I numeri alla base dell’affermazione dell’ex ministro della Sanità lituano, di professione cardiologo, sono quelli elaborati dall’Ecdc. Ovvero lo European center for disease control, agenzia europea che si occupa di tematiche legate alla salute. Utilizzando i dati contenuti all’interno di un rapporto intitolato “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe 2016”, Infodata ha costruito questa infografica:

Intanto, la mappa. I Paesi colorati di verde sono quelli in cui la resistenza è meno elevata. Al contrario, a mano a mano che il colore vira al giallo e quindi al rosso, la capacità dei batteri di sopravvivere agli antibiotici aumenta. I due filtri a destra della mappa consentono di selezionare il batterio e il farmaco che si vogliono analizzare. I filtri modificano anche la parte bassa dell’infografica, dove viene mostrato l’andamento della resistenza nel corso degli ultimi quattro anni. La linea rappresenta la percentuale di casi esaminati in cui i batteri sono sopravvissuti alla terapia antibiotica, le dimensioni dei punti la quantità di test effettuati. In entrambi i casi, la tonalità tende allo scuro quanto maggiore è il valore corrispondente. Infine, le bandiere sul lato destro dell’infografica consentono di scegliere il Paese rispetto al quale visualizzare i valori all’interno del grafico.

Di default viene visualizzata la situazione relativa all’Escherichia coli, batterio responsabile di infezioni del sangue e delle vie urinarie. In questo caso, la mappa mostra la resistenza registrata rispetto al fluorochinolone. Subito dopo Cipro, la situazione peggiore è quella che si registra in Italia: nel 43% dei quasi 6mila test effettuati lo scorso anno è stata rilevata una resistenza dei batteri al trattamento antibiotico. Una percentuale media rispetto a quella Europa, pari al 21%. Va però ancora peggio per l’ampicillina: per questo antibiotico due pazienti su tre sono stati infettati da batteri capaci di resistere alla terapia. L’Italia, come si vede dalla mappa, è però in buona compagnia. E lo stesso Ecdc conferma, in una nota, che «le percentuali più alte di resistenza da parte dell’Escherichia coli si registrano nell’Europa meridionale ed orientale».

Per quanto riguarda invece lo Klebsiella pneumoniae, responsabile di polmoniti ed infezioni del tratto urinario, i dati parlano di una stabilizzazione dei casi di resistenza a livello continentale. Per quanto ci siano alcune nazioni in cui il fenomeno sia in crescita. Tra questi anche l’Italia: i casi di resistenza al fluorochinolone sono aumentati di oltre due punti percentuali tra il 2015 al 2016. La situazione peggiore, però, è quella che si registra in Portogallo. Qui, nello stesso periodo, la quota di batteri che sopravvivono all’antibiotico è aumentata di oltre sei punti percentuali.

La percentuale di casi in cui lo Staffilococco aureo, batterio capace di infettare diverse parti dell’organismo umano, ha resistito agli antibiotici sono in calo a livello europeo. Tendenza simile a quella italiana, anche se nel nostro Paese una terapia su tre a base di meticillina fallisce, mentre la media continentale è di una su otto. E lo stesso vale per l’Acinetobacter, batterio che trova un habitat ideale anche sulle comuni spugne da cucina. Sebbene in Italia nell’80% dei pazienti testati i ricercatori abbiano trovato batteri resistenti ai fluorochinolone.

«Anche se stiamo cominciando a vedere alcuni lievi progressi, dobbiamo tenere alta la vigilanza e lavorare per ridurre i livelli di resistenza agli antibiotici», spiega il direttore dell’Ecdc Andrea Ammon. A livello continentale, infatti, ci sono «episodi significativi di aumento della resistenza da parte dell’Escherichia coli e dell’Acinetobacter. Una situazione preoccupante, perché per i pazienti infetti da questo tipo di batteri le soluzioni terapeutiche sono davvero limitate». Bene, ma come si fa? Le strategie sono due: «utilizzo responsabile dei farmaci e prevenzione».