Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
finanza

Le startup italiane dell’e-commerce cercano di avere anche loro un Black Friday

Fra una settimana esatta, il 24 novembre, ricorre il Black Friday, l’appuntamento con gli acquisti online a prezzi scontati. La corsa al ribasso per attrarre consumatori in cerca di occasioni contagia tutti: retailer grandi e meno grandi, circuiti di carte di credito e relativi partner commerciali, marketplace specializzati, piccoli operatori di qualsiasi settore. E i numeri del Black Friday rendono bene l’idea della portata del fenomeno: solo negli Stati Uniti, e solo online, lo scorso anno sono stati spesi oltre 3,3 miliardi di dollari (+21,6% sul 2015). L’Italia fa la sua parte. Secondo le stime di Netcomm-Politecnico di Milano, dal 24 al 27 novembre (giornata del Cyber Monday) gli acquisti via Web e da mobile sfioreranno nel complesso gli 800 milioni di euro, trainati dalla richiesta di gadget tecnologici, abbigliamento e prodotti lifestyle. Le cifre mosse dall’e-commerce nostrano sono del resto rilevanti: quest’anno gli italiani spenderanno online circa 23,6 miliardi di euro (in salita del 17% rispetto al 2016), equamente divisi fra prodotti e servizi (4 miliardi solo per i dispositivi elettronici). Lo stato di grazia dello shopping online arricchisce solo Amazon e i grandi operatori oppure ne beneficiano anche attori complementari come le startup? Roberto Liscia, presidente di Netcomm, spiega come le nuove imprese innovative debbano necessariamente utilizzare «la strada del digitale per competere con successo nei prossimi anni. L’online offre la possibilità ai prodotti di nicchia di trovare il giusto sbocco e di creare una relazione puntuale e interattiva con l’utente. Il fashion, il food e il design sono le categorie merceologiche che intercettano nicchie di utenti su scala globale e sono quelle ad avere le maggiori potenzialità di sviluppo anche per gli operatori minori».
Una realtà che il suo spazio vitale l’ha trovato è Martha’s Cottage, startup siracusana nata nel 2014 scommettendo sul filone degli accessori e dell’oggettistica per matrimoni. Da subito profittevole e capace di raccogliere in due round di finanziamento (al primo hanno contribuito Investimento Capital B!, Withfounders e alcuni investitori privati) circa 800mila euro, nel 2016 ha chiuso l’esercizio con 600mila euro di ricavi e lo scorso agosto ha superato il tetto del milione di euro di fatturato, servendo oltre 18mila clienti e portando al 15% la quota di entrate delle vendite all’estero (Francia, Germania e Spagna). Per scalare un settore, quello del wedding, che su scala globale vale nell’ordine dei 20 miliardi di dollari, la ricetta di Salvatore Cobuzio, founder e ceo della società, è quella di «presidiare un mercato ancora inesplorato, con margini di sviluppo ampissimi. Non siamo nati con l’idea di essere una startup – spiega al Sole24ore Cobuzio – ma abbiamo soddisfatto un’esigenza di domanda. Quasi tutti i settori ormai sono digitali e anche noi, così come fece Amazon quando iniziò a vendere libri o Zalando con le scarpe, abbiamo intercettato la trasformazione di un business tradizionale come quello della vendita di prodotti per il matrimonio. Attraverso il canale online possiamo raggiungere potenzialmente tutti i Paesi dell’Occidente e non temiamo i giganti dell’e-commerce perché, oltre ad essere molto verticali, non siamo solo un sito di e-commerce. Siamo degli influencer».
L’interesse di venture capital, multinazionali e grandi investitori per le startup dello shopping online, su scala internazionale, è tornato nel frattempo sui livelli del 2015 dopo diversi trimestri di declino. Solo nei primi nove mesi dell’anno in corso, infatti, la raccolta ha sfiorato i 13 miliardi di dollari grazie alle operazioni a nove zeri che hanno interessato unicorni come la cinese Koubei (equity da 1,1 miliardi), l’indonesiana Tokopedia (round serie F da 1,1 miliardi), l’indiana Flipkart (che ha rastrellato nel 2017 oltre quattro miliardi in cinque tornate di finanziamento) e la statunitense Fanatics (in cui Softbak Group ha investito nel terzo trimestre più di un miliardo). A fine anno i deal potrebbero sfiorare nel complesso quota mille arrivando alla soglia dei 20 miliardi di dollari.