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cronaca

Famiglia, scuola e lavoro. Il senso della vita secondo la statistica

Eurostat e Istat. ovvero i due istituti deputati a tenere conto di quello che facciamo in modo più o meno esplicito, hanno provato a sintetizzare le tappe attraverso cui si snoda la nostra vita. L’immaginario è quello tardo-borghese: scuola, lavoro, famiglia, figli e poi vecchiaia. Nulla di particolarmente articolato, quindi con alcune zone di passaggio in evidenza come ad esempio l’ingresso nel mondo degli adulti con l’abbandono della casa dei genitori e l’inizio del lavoro, il matrimonio, la nascita dei figli, la pensione e il classico spaccato delle differenze tra le donne e gli uomini.

Come vediamo dal grafico interattivo realizzato da Eurostat e Istat in media nell’Ue nel 2016 le donne lasciano la casa dei genitori due anni prima degli uomini (all’età di 25 anni le donne e di 27 gli uomini). Si sposano anche prima  degli uomini (in quasi tutti gli Stati membri), con uno scarto di più di 3 anni al primo matrimonio in Bulgaria, Grecia e Romania, mentre risulta inferiore ai 2 anni in Irlanda, Lituania, Portogallo e Regno Unito. Un’altra differenza significativa tra le donne e gli uomini è la speranza di vita. In tutti gli Stati membri, le donne vivono più degli uomini: nel 2015 nell’Ue la media è di 83,3 anni per le donne e di 77,9 anni per gli uomini, con un divario di 5 anni e mezzo. Tra gli Stati membri, la differenza tra le donne e gli uomini varia dai 10-11 anni in Lettonia e Lituania a poco meno di 4 anni in Danimarca, Irlanda, Cipro, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.

Tuttavia, iniziano a lavorare dopo gli uomini (28 anni contro 25) e vanno in pensione (sempre in media) all’incirca a 57 anni. Come gli uomini. Fondamentalmente, se fissiamo a lungo questa infografica, ci accorgiamo di due grandi verità. Un terzo della nostra vita la passiamo studiando, più di un terzo lavoriamo e gli ultimi vent’anni siamo in pensione. Contando che l’età della pensione si allunga questo rapporto tenerà ad allargarsi al centro. Si lavorerà di più. Agli estremi c’è come sempre tutto il resto.