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economia

In Italia gli anziani più longevi d’Europa ma in salute sono i peggiori

Proviamo a metterla così. In Italia, la speranza di vita a 65 anni (18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne nel 2015) è più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media Ue, ma dopo i 75 anni gli anziani in Italia vivono in condizioni di salute peggiore. E’ quanto emerge dai numeri di Istat relativi al 2015. Come viene ricordato, i  progressi della sopravvivenza e la contestuale riduzione della fecondità in Italia hanno rivoluzionato la struttura demografica della popolazione, posizionando il nostro paese tra i primi al mondo per invecchiamento della popolazione. In ambito europeo l’Italia ha il più elevato indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione in età non attiva e la popolazione in età attiva) , con una quota molto bassa di giovani e una quota di anziani tra le più elevate Nella graduatoria europea il nostro Paese si collocai al terzo posto dopo Francia e Spagna.

In termini di qualità degli anni che restano da vivere, ovvero in buona salute e senza limitazioni, l’Italia è ai livelli più bassi, sia rispetto alla media dei paesi europei (Ue 28), sia rispetto agli altri grandi paesi europei, soprattutto per le donne. Nel 2015, in Italia, un uomo di 65 anni si può attendere di vivere ancora 13,7 anni in buona salute, mentre il suo coetaneo del Regno Unito ancora 16,1 anni e in media nell’Ue 14,4 anni. Per le donne italiane di 65 anni la speranza di vita in buona salute è pari a 14,3 anni contro i 19,3 delle coetanee francesi e una media europea di 15,8 anni. Per la speranza di vita senza limitazioni a 65 anni si stimano 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne a fronte rispettivamente di 11,4 e 12,3 anni in Germania e di una media europea di 9,4 anni per entrambi i sessi.

Per approfondire il tema noi di Info Data ci siamo occupati di spacchettare il dato visualizzando per maschi e femmine e per titolo di studio. Nel grafico interattivo viene quindi mostrata l’aspettativa di vita generale, quella a 65 anni e quella a 75.

 

Le disuguaglianze tra gli anziani in base ad indicatori di status socio-economico (livello d’istruzione e quinti di reddito familiare) sono nette. E non è una novità.  Analizzando secondo il titolo di studio il principale indicatore di salute, la speranza di vita, emergono differenze di oltre 2 anni di vita media per gli uomini e 1,3 per le donne: un anziano laureato può aspettarsi di vivere ancora 20 anni, mentre il suo coetaneo che ha solo la licenza elementare 17,8 anni. Per le donne le differenze sono meno marcate: rispettivamente 22,9 e 21,6 anni. Rispetto alla presenza di cronicità, la quota di multicronici con basso titolo di studio è più alta del 60% rispetto a quella che si osserva tra i multicronici più istruiti, così come tra chi riferisce almeno una malattia cronica grave (+52%) (Prospetto 5).

Ultimi commenti
  • Emanuela Alessia Colonna |

    Con me lo Stato si è “attaccato al tram”, non solo ho fatto ottenere ai miei la giustissima invalidità ( con tutti gli arretrati non malaccio); ma mio padre è morto solo di recente a 97 anni e mia madre che è di 12 anni più giovane la seguo molto ma molto bene e avendo 40 anni ho tanta energia ancora 🙂
    Bastardi politici, maledetti mafiosi voi e i vostri “compari del Vaticano”.

  • Emanuela Alessia Colonna |

    Con me lo Stato si è “attaccato al tram”, non solo ho fatto ottenere ai miei la giustissima invalidità ( con tutti gli arretrati non malaccio); ma mio padre è morto solo di recente a 97 anni e mia madre che è di 12 anni più giovane la seguo molto ma molto bene e avendo 40 anni ho tanta energia ancora 🙂
    Bastardi politici, maledetti mafiosi voi e i vostri “compari del Vaticano”.

  • Alessandro4290 |

    Ha poca importanza la qualità della vita, visto che quel che conta è solo la SPERANZA DI VITA, alla quale i nostri governanti si attaccano per mandare in pensione i lavoratori il più tardi possibile, e chi se ne frega del ricambio generazionale nella PA che darebbe sicuramente un’incremento demografico non indifferente.
    Ma non sarà che per compensare la nostra presunta maggiore longevità, si tende a fornire cure non proprio all’altezza? Un anziano in meno è una pensione in meno e/o al massimo una reversibilità (che ha costi ridotti).
    Quindi un bel risparmio per lo stato che, SI AUGURA UNA RADICALE RIDUZIONE DELLE PENSIONI PIU’ ALTE, e non vede l’ora di diminuire la spesa.

  • Alessandro4290 |

    Ha poca importanza la qualità della vita, visto che quel che conta è solo la SPERANZA DI VITA, alla quale i nostri governanti si attaccano per mandare in pensione i lavoratori il più tardi possibile, e chi se ne frega del ricambio generazionale nella PA che darebbe sicuramente un’incremento demografico non indifferente.
    Ma non sarà che per compensare la nostra presunta maggiore longevità, si tende a fornire cure non proprio all’altezza? Un anziano in meno è una pensione in meno e/o al massimo una reversibilità (che ha costi ridotti).
    Quindi un bel risparmio per lo stato che, SI AUGURA UNA RADICALE RIDUZIONE DELLE PENSIONI PIU’ ALTE, e non vede l’ora di diminuire la spesa.

  • Sergio |

    E ti credo….sono andati in pensione forse nemmeno a 50 anni…non hanno mai avuto cXXXi per la testa. Saremo noi a morire prima di stress dovendo lavorare fino a 80 anni. Hanno spolpato letteralmente l’Italia

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