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economia

I numeri delle città che si “mangiano” la campagna. La mappa europea dell’urbanizzazione

Una volta qui era tutta campagna: lo dicono i numeri. Nello specifico, quelli raccolti dalla European Environment Agency. Secondo la quale il 46% dei 639mila ettari di terreno urbanizzato tra il 2006 ed il 2012 era in precedenza utilizzato per le coltivazioni. A cui si aggiunge un 26,7% originariamente destinato al palco. E che invece oggi fanno parte di una città o sono stati sostituiti da una strada.

La EEA è un’agenzia dell’Unione europea che, tra gli altri compiti, si è occupata di portare avanti il progetto Corine. Una sigla che sta per “coordination of information on the environment” e dà il nome ad un progetto che dal 1985 raccoglie dati su diverse tematiche di natura ambientale. Tra questi c’è appunto il consumo di suolo, con misurazioni iniziate nel 1990. Di recente, l’EEA ha reso noti i dati relativi al periodo di rilevazioni compreso tra il 2006 ed il 2012, i più recenti a disposizione. Numeri che Infodata ha utilizzato per costruire questa infografica:

 

La mappa consente un raffronto percentuale tra le diverse nazioni europee. Ovvero permette di capire, ad esempio, che l’Irlanda è quella che in percentuale ha consumato più aree a pascolo sul totale del suolo urbanizzato. Nello specifico, più di 2mila ettari, pari all’85% di tutto il territorio consumato tra il 2006 ed il 2012 nel Paese. Spostando il filtro sulle aree coltivate, si vede come sia questa la tipologia che ha maggiormente dovuto cedere il passo a case e strade.

In Liechtenstein il 100% del suolo antropizzato era utilizzato in precedenza per ospitare delle coltivazioni, in Danimarca l’88%, in Slovacchia il 78,3. E l’Italia? Siamo al 76,3%, per una superficie complessiva di oltre 26mila ettari. Questo significa che, ogni quattro metri quadrati di territorio urbanizzato in Italia tra il 2006 ed il 2012, in precedenza tre erano utilizzati per la coltivazione.

Se si prendono in considerazione le foreste, sempre attraverso il filtro presente sulla mappa, si vede come queste siano state la principale fonte di suolo”consumabile” in Scandinavia. Ma anche in Slovenia. Per capire invece meglio come siano andate le cose nel singolo Paese, magari confrontandolo con un altro, si può guardare alla seconda parte dell’infografica.

Qui viene infatti rappresentato l’intero suolo consumato tra il 2006 ed il 2012, suddiviso a seconda di quello che era prima dell’arrivo delle ruspe. Per l’Italia, visualizzata sul lato sinistro, si conferma come la quota maggiore di terreno urbanizzato fosse in origine destinato alle coltivazioni. Altra fetta significativa, anche se di gran lunga meno importante, riguarda le aree a pascolo: nel periodo considerato ne sono stati consumati oltre 5mila ettari l’anno. Quindi foreste, poco meno del 4%, e aree verdi, più del 3%.

Sul lato destro viene visualizzata la Francia. Oltre le Alpi la situazione cambia: se infatti le aree coltivate si confermano come quelle maggiormente sacrificate in nome dell’urbanizzazione, l’incidenza sul totale è maggiore. Si tratta infatti del 43% di suolo consumato nel periodo considerato, percentuale di poco superiore a quella di aree a pascolo trasformate in città. Utilizzando i filtri al di sopra dei grafici è possibile selezionare altri Paesi e scoprire come sono andate le cose nel resto d’Europa.

Articolo uscito a maggio 2017