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Che fine hanno fatto i co.co.co? Sotto quota 300mila e costretti a pagare contributi più alti

 

Sotto quota 300mila, costretti a pagare contributi più alti e senza paracadute in caso di perdita del lavoro. È l’istantanea del popolo dei co.co.co che iniziano l’anno con due certezze: l’aumento dei contributi per gli iscritti in via esclusiva alla gestione separata, con l’aliquota da versare che arriva al 32,72%, e l’archiviazione a oggi dell’indennità Dis-Coll che aveva assicurato una copertura ai collaboratori “esclusivi” disoccupati con almeno tre mesi di contributi.

A oltre un anno dalla “stretta” prevista dal Codice dei contratti il numero di collaboratori è sceso al livello storico più basso: oggi se ne stimano circa 290mila. Nel 2016 le attivazioni sono state oltre il 15% in meno rispetto al 2015, percentuale che arriva addirittura oltre il 40% se confrontata con il 2014. Ma il gap risulta ancora più marcato se si allarga l’orizzonte fino al 2009: si è passati dalle 806mila attivazioni di otto anni fa alle 406mila degli ultimi 12 mesi.

Può essere però che dietro il calo del numero di collaboratori registrato nel 2016 ci sia una parte di lavoratori passati nell’area del lavoro dipendente, anche perché fino a dicembre dello scorso anno era possibile beneficiare dell’esonero contributivo per i datori di lavoro, con un taglio del 40% dei contributi per 24 mesi. Sanatoria che si potrà adottare anche nel 2017, ma solo per contratti di collaborazione esistenti dal 1°gennaio 2016.

Articolo sul Sole 24 Ore del 23 gennaio a pagina 7