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tecnologia

Startup, più intelligenza artificiale in medicina, ospedali e medici


Se non quando sicuramente dove. Quella dell’intelligenza artificiale è la bolla più solida degli ultimi dieci anni. Larga nelle promesse come è avvenuto per i Big data ma solidissima nelle applicazioni. Tanto che per chi investe in startup (in chiave speculativa) o chi lavora nei laboratori per innovare le aziende tradizionali il dossier su machine learning, software predittivi e algoritmi di intelligenza artificiale è stato aperto da almeno dodici mesi. Una conferma arriva dal denaro che sta in qualche investendo tutti i “piccoli”. Secondo Cb Insight solo nel terzo trimestre di quest’anno 140 startup che usano nei loro prodotti algorimti di intelligenza artificiale hanno raccolto la cifra record di poco meno di un miliardo di dollari. Dal 2012 la retta che segna la crescita di operazioni e volumi continua a inclinarsi verso l’alto. E quest’anno sempre Cb Insight prevede che la raccolta potrebbe chiudere sopra i quattro miliardi di dollari.
Indovinare in quale settore vedremo le prime convincenti applicazioni di Ia (artificial intelligence) non è facile. Dentro questa “scatola” c’è un po’ di tutto. Dagli algoritmi che riscrivono la Divina Commedia ai software per il riconoscimento di oggetti, dalle tecniche anti-bufala promesse da Mark Zuckerberg agli strumenti per individuare le frodi nel campo assicurativo. Sappiamo di progetti in fase avanzate nella sicurezza informatica, nella sanità, nella pubblicità e nella finanza. Ma per ora, ad esclusione degli assistenti virtuali nei nostri smartphone, è difficile avere una percezione più chiara.
Non resta quindi che sfogliare le più importanti operazioni finanziare degli ultimi mesi. La londinese Gett (meglio nota come GetTaxi) a maggio dell’anno scorso a siglato una partnership strategica con Volkswagen del valore di 300 millioni di dollari. I loro algoritmi predittivi – simili a quelli studiati da Uber – hanno generato una raccolta che ha raggiunto il mezzo miliardo di dollari. Un round di investimento record (180 milioni di dollari) negli ultimi tre mesi è invece andato a StackPath che opera nei servizi di cybersicurezza on demand. Da segnalare anche i finanziamenti a Stem che sviluppa una piattaforma software per risparmiare energia e a Indigo Agricolture che usa il machine learning per rendere più efficiente la raccolta di grano. Entrambe le startup in una botta sola hanno raccolto ciascuna 100 milioni.
Se si uniscono i puntini, se si segue il flusso di denaro, non emerge un settore su tutti. Se invece si guarda alle applicazioni il disegno cambia. Le startup dell’e-health, recentemente premiate anche in Italia nel corso del premio Marzotto e del Premio nazionale dell’innovazione,potrebbero candidarsi a dare forma alle prime applicazioni “disruptive” legate al mercato dell’Ia. Sgombriamo il campo dal pensiero automatico che un robot sostituirà un medico. Neppure, Watson, il supercomputer dell’Ibm, aspira a tanto. Quello che sta invece accadendo è che queste tecnologie possono aiutare a organizzare gli studi scientifici per renderli meglio consultabili dagli scienziati. Possono ridurre i tempi delle scoperta di nuovi medicinali. Possono fornire assistenti virtuali per i pazienti negli ospedali. Possono diagnosticare disturbi analizzando immagini generate dalla risonanza magnetica o dai raggi X.
Si calcolo che proprio in quest’ultima branca si concentri il numero maggiore di investimenti. Le reti neurali applicate al riconoscimento di oggetti hanno subito un progresso straordinario anche grazie all’introduzione di hardware dotato di acceleratori (Nvidia) che ha elevato esponenzialmente la potenza di calcolo dei computer. Questi sistemi possono così analizzare un numero straordinariamente alto di immagini e segnalare in tempo reale anomalie isolando errori statisti o malfunzionamenti della macchine. Un secondo filone è quello legato alle startup che usano il machine learning per la ricerca farmaceutica di nuovi principi attivi. La piattaforma Duma (www.twoxar.com) è stata finanziata da Andreessen Horowitz; Khosla Ventures che è il venture capital più attivo nel campo dell’intelligenza artificiale ha investito in Atomwisen nota anche in Italia, per le sue ricerche legate a Ebola. Nel portafoglio di Khosla venture c’è anche Ginger.io, Lumiata, IZebra Medical Vision e Bay Labs. Tra tanti piccoli il colosso che si sta muovendo con decisione in questo campo è Ibm. Big Blue un paio di settimane fa ha annunciato che tasformerà Watson in una fabbrica di servizi di intelligenza artificiale per le aziende. Nel mirino c’è tutto il settore della sanità. Con un progetto tra Ibm, Humanitas University e Istituto Humanitas, Watson diventerà un vero e proprio tutor per gli studenti, con lo scopo di «introdurre in corsia le tecnologie cognitive a supporto dell’insegnamento e della ricerca nel settore medico», ma anche per potenziare la formazione degli aspiranti medici. L’apprendimento automantico potrebbe trovare proprio nella medicina la sua killer application.