Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
finanza

Agritech, raccolta record: 1,6 miliardi ma in Italia non c'è boom


Secondo i professionisti del settore, è solo una «questione di tempo». Le startup italiane dell’agricoltura, branca di nicchia rispetto ai canoni di informatica e scienze della vita, potrebbero esplodere nell’arco di pochi anni sulla scia di quanto già successo all’estero. I numeri globali? AgFunder, piattaforma online di investimenti in tecnologie agricole, ha registrato 1,8 miliardi di dollari in finanziamenti venture capital in startup agri-tech nel primo semestre 2016 con un totale di 307 operazioni e 425 investitori. Un calo del 20% rispetto al 2015, bilanciato comunque dal buono stato di salute degli investimenti raccolti in fase di consolidamento: i round Series B sono aumentati del 50% nelle dinamica anno su anno, grazie alla spinta di startup da settori chiave come e-commerce del food (556 milioni di dollari raccolti, oltre un terzo del totale) e l’agricoltura di precisione, veicolata da droni e sistemi di telerilevamento (333 milioni di dollari, poco più della metà dei 661 milioni raccolti nell’arco dell’intero 2015).
Le operazioni si concentrano però in hub enormi come gli Stati Uniti o le frontiere più in espansione di e-commerce e agricoltura di precisione, dall’India al Giappone.
Se si restringe il campo sulla sola Italia, il bilancio è molto più modesto: sulle oltre 6.500 startup registrate dal Ministero dello sviluppo economico, solo 31 rientrano nella categoria “agricoltura-pesca”. Un gap incolmabile in valori assoluti. Ma lo scarto si fa meno evidente se si tengono i considerazione le neo-imprese di settori complementari come industria, servizi e tecnologie di controllo qualità. Non a caso, tra i bacini privilegiati per i casi di successo.
Qualche esempio? Horta, nato come spinoff dell’Università Cattolica nel 2008, si occupa di servizi di “sartoria agricola” con una piattaforma di sistemi di supporto alle decisioni per la gestione intelligente delle colture. I ricavi nel 2016 viaggiano sui 2 milioni di euro, con prospettive di crescita su clienti già corteggiati come produttori di vino e cereali. Xnext (si legga l’articolo sotto) ha raccolto quasi 3 milioni di euro e già centrato il break even con un milione di fatturato grazie a una tecnologia a raggi X che rileva corpi contaminanti nel processo di food manufacturing. Penelope ha collaborato con Cisco per ValueGo, piattaforma che sfrutta l’nternet of things (internet delle cose) per tracciare e profilare i prodotti in tutte le fasi della loro realizzazione.
Certo: poco più che noccioline, rispetto a raccolte stellari come i 159 milioni di dollari del commercio online di prodotti di qualità di Thrive Market (Stati Uniti) o gli addirittura i 246,7 milioni di dollari dell’indiana Big Basket, sempre attiva nel retail online di frutta e verdura.
Sara Roversi, fondatrice dell’organizzazione di settore Future Food Institute, è convinta che le startup potranno «maturare presto» , anche in risposta all’interesse mostrato da banche e gruppi corporate come Unicredit (si legga l’articolo sotto) e Bayer: il gigante tedesco della farmaceutica premierà oggi le imprese vincitrici di Startups4Life, un concorso per le iniziative migliori nell’ambito dell’agricoltura sostenibile. «Questione di generazioni. Qualche anno fa si parlava di agricoltura di precisione e proteine alternative come concetti distanti e oggi sono una realtà. Col tempo il fenomeno si allargherà anche in Italia e si potrà gestire meglio il business» dice Roversi.
I settori più in espansione? L’analisi di AgFunder citata sopra dà già un’idea sulle tecnologie con più margine di crescita tra le startup: Big Data per prevedere eventi e migliorare la gestione dei campi, sensoristica per un controllo più accurato dei terreni e un business in stabilizzazione come i droni. Gli investimenti in startup della robotica si sono fermati a “soli” 132 milioni di dollari nella prima metà del 2016, secondo lo stesso «clima di attesa» che si respira in Italia: il mercato agricolo non è ancora pronto, ma la crescita potrebbe accelerare nei prossimi anni. «I settori che vediamo in più in ascesa sono proprio grandi dati, tutto quello che riguarda sensoristica e dispositivi connessi e droni – conferma Roversi – Per non parlare del mondo della valorizzazione del waste, i rifiuti. Qui non se ne parla ancora, ma all’estero è già caldissimo».

Articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 18 novembre 2016