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tecnologia

Perché Google e Facebook vogliono diventare anche operatori di tlc?


Verrebbe da chiosare che gli Over-the-top (Ott) si sono stancati di stare over the top, cioè di dover dipendere dall’infrastruttura: se la possono comprare. Il confronto-scontro tra big di internet e telecom sembra ormai avere un vincitore. Del resto che Google, Facebook, Microsoft si fossero stancati dal dover dipendere dagli operatori di tlc era già chiaro da tempo.
Per accorgersi bastava leggere le cronache dei Mobile world congress con i padroni del tubo (carrier) da una parte e i produttori di servizi e applicazioni dall’altra.
Con i primi, gli Ott, che negli anni hanno visto ingigantirsi i propri volumi di dati e di affari offrendo servizi sempre più innovativi e più “pesanti” in termini di traffico. Non hanno a proprio carico i costi relativi alla trasmissione ed alla gestione della rete (come per la tv tradizionale via digitale terrestre e via digitale satellitare), si possono rivolgere a un mercato globale con spese di gestione e organici ridottissimi.
Mentre i secondi, gli operatori sempre meno centrali e sempre più schiacciati contro il muro, con margini ridotti all’osso e senza una visione di crescita capace di sollevarsi al di sopra delle offerte commerciali di traffico internet.
Basti considerare solo ai servizi offerti dalle tre piattaforme tecnologiche citate, e cioè Google, Facebook e Microsoft. Il primo offre il motore di ricerca più potente e popolare del mondo, Gmail, Google Docs, Google Maps e decine di altre servizi. Microsoft offre il suo motore Bing, Office 365 e soprattutto uno dei più imponenti servizi di cloud computing per le imprese (Azure cloud services) . Facebook ha semplicemente da gestire un social network che intrattiene qualcosa come 1,7 miliardi di persone. Più Facebook Messenger, WhatsApp e Instagram. La mole di dati che devono gestire solo questi tre giganti non ha precedenti nella storia della tecnologia.
Non è la prima volta che Google, Facebook, come del resto Microsoft, investono in infrastrutture per sostenere la domanda crescente dei loro servizi nel mondo. Solo a scandagliare i fondali marini si scopre che Pacific Light Cable Network è solo il cavo in fibra ottica più veloce della storia per connettere via internet Hong Kong e Los Angeles. Ma non l’unico. Facebook e Microsoft a maggio dell’anno scorso hanno annunciato la posa di altro un cavo sottomarino, Marea, di 6.600 chilometri. La metà di quello che unirà la Cina e gli Stati Uniti. Si prevede sia completato tra un anno nell’ottobre 2017.
Non si tratta di casi singoli. Secondo Telegeography (si veda infografica sopra), società di ricerca e di consulenza che ha realizzato ad oggi una delle mappe più esaustive dei cavi internet sottomarini (https://www.telegeography.com/telecom-maps/submarine-cable-map/index.html), più di due terzi dei dati digitali in movimento attraverso l’Atlantico viaggia su reti gestite da Ott e quindi su cavi privati. Del resto perché “affittare” fibra da chi si occupa della manutenzione del “tubo” quando hai le risorse economiche per avere la tua infrastruttura?
Questa domanda aleggia come un mantra strano ad ogni Mobile world congress. Durante quell’appuntamento annuale operatori delle tlc e giganti del web si possono guardare dritti negli occhi. Due anni fa chi si ricorda chi pronunciò queste parole?: «Tutti meritano di essere connessi… La connessione è un diritto umano… Vogliamo offrire internet a cinque miliardi di persone al mondo che al momento non hanno accesso alla rete». Era lui, Mark Zuckerberg, che chiedeva per la prima volta aiuto agli operatori di tlc per il suo progetto Internet.org. La reazione da parte dei carrier in sala non fu delle più entusiastiche, per usare un eufemismo. «Zuckerberg è come il ragazzo che viene alla tua festa e beve il tuo champagne, bacia le tue ragazze e non porta nulla», aveva dichiarato al Wall Street Journal Denis O’Brien, presidente del gruppo Digicel che raccoglie 33 provider dal Sud America ai Caraibi.
L’anno dopo a poche stanze di distanza, mentre da Deutsche Telekom a Telefonica, da Vodafone a Orange, le grandi telco del nostro continente chiedevano all’Unione europea regole uguali ai servizi di messaggistica e chiamate vocali Over the top, come WhatsApp, Sundar Pichai il ceo di Google annunciava il suo progetto, più volte ipotizzato dai media statunitensi, di diventare un operatore mobile virtuale e cioè fornitore di connettività wireless. La notizia non fu presa bene. Eppure, l’espansione della grandi piattaforme nel mondo delle tlc sembra difficilmente arginabile.
L’ultimo indizio è di pochi giorni fa. Secondo il Washington Post, Facebook sarebbe pronta a diventare un vero e proprio internet provider. Sarebbe in corso una trattativa con il governo e gli operatori telefonici statunitensi per offrire accesso gratuito a internet attraverso il suo servizio ‘Free Basics’, una costola di Internet.org. Il programma sarebbe rivolto alle persone meno abbienti del paese e alle aree rurali degli Usa ed è stato già testato nei Paesi in via di sviluppo. Buona fortuna.