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economia

Il mondo frena, l'Italia è vulnerabile. La crescita italiana negli ultimi due anni

Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato le stime preliminari del Pil. Nel quarto trimestre del 2015 il prodotto interno lordo espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010  e quindi corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1% nei confronti del quarto trimestre del 2014.
Nell’info ci siamo occupati di analizzare la crescita dal 2011 e a partire dal febbraio 2014 quando è entrato in carica il Governo Renzi. Abbiamo illustrato la dinamica trimestrale del Pil e poi ci siamo occupati della revisione al ribasso delle stime operata dall’Ocse.
 

 

Il confronto internazionale. Sempre nel quarto trimestre il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,2% negli Stati Uniti e in Francia e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento dell’1,9% nel Regno Unito, dell’1,8% negli Stati Uniti e dell’1,3% in Francia.

 

Quindi nel 2015 il PIL corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%. Il 2015 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al 2014 e la variazione annua del PIL calcolata sui dati trimestrali grezzi è pari a +0,7%. La variazione acquisita per il 2016 è pari a +0,2%

 

L’interim projection dell’Ocse di febbraio.  Il 18 febbraio l’Ocse ha rivisto al ribasso le sue stime per il Pil italiano per il 2016, prevedendo una crescita all’1%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto all’outlook di novembre. Confermata invece la stima di +1,4% per il 2017. Il forte taglio alle stime sull’Italia arriva in un contesto in peggioramento per l’intera economia mondiale.
Perché l’Ocse ha tagliato le stime di crescita dell’Italia? Per un effetto di “trascinamento” dal 2015 e per il calo della fiducia delle imprese. Lo ha spiegato a Radiocor Mauro Pisu, l’economista che guida il desk Italia nella sede parigina all’Ocse. Prima di tutto – spiega Pisu – «le stime preliminari della crescita del Pil del quarto trimestre 2015 sono inferiori a quello che noi e molti altri economisti avevano previsto». Questo «ha un effetto di trascinamento sul 2016», ovvero incide negativamente. In secondo luogo, «la fiducia delle imprese si è indebolita negli ultimi mesi, anche se la fiducia delle famiglie ha continuato a salire». Tuttavia la minore fiducia delle imprese «potrebbe comportare un’ulteriore rinvio degli investimenti o riflettersi in una ripresa lenta degli investimenti nei prossimi trimestri, oltre a rallentare la crescita dell’occupazione».